Di Firenze ci sarebbe da parlare fino a stancarsi, perchè Firenze è il mio punto debole, la mia città.
In breve si può raccontare così:
-la prima volta: con la scuola. La professoressa era quella giusta, quella che avrebbe riso con noi dei nostri deliri adolescenziali e degli amori nati-cresciuti-finiti nell’arco della vacanza. Io e la sindrome di Stendhal, non per niente detta sindrome di Firenze, davanti a la Primavera del Botticelli.
-la seconda volta: il capodanno dello stesso anno, insieme ad un’amica. Modi inusuali per conoscere persone, colazioni che da sole mi son costate come un’intera vacanza, pigne intere di poesie scritte fitte, fitte e tutta la disperazione per il mio amore impossibile.
– la terza: casa-Milano-Firenze e ritorno in un giorno di settembre con un compagno di università. Sempre in preda ai soliti deliri decido di partire, ma ovviamente manco di un soffio l’autobus delle 5.30 a.m. per la stazione. Autostop fino al treno, che riesco a prendere giusto in tempo, cosa che invece non riesce al mio compagno di viaggio.
Nota divertente: come siamo riusciti ad incontrarci sul lungarno alla fine della giornata, senza cellulari, ma con solo monete da usare nella cabina più vicina, non lo so, ma il bicchiere di vino nell’osteria preferita e il viaggio di ritorno in compagnia li ricordo con estremo piacere.
-la quarta volta: con l’amore impossibile. Io e lui. I dettegli non ve li racconto.
-la quinta volta: un altro capodanno, sempre con lui, l’amore impossibile, e altri amici, ad ammazzare il tempo fino alla mezzanotte, un’ora di sonno sul sedile dell’auto e poi via in campagna.
E con il weekend appena trascorso siamo a sei: l’amore è un altro e poi ci sono loro, figlio n.1,2 e 3.
La conclusione è che qualche bacio a Firenze ci scappa sempre e che se siete arrivati fino a qui vi meritate la ricetta.
PICI CON LA NANA IN SALAMOIA DOLCE
Ingredienti (dosi per 4/5 persone)
400 g di pici- 1 petto d’anatra- 1 costa di sedano- 1 carota- 1 cipolla piccola dorata- qualche cucchiaio di salsa di pomodoro- rosmarino- pepe rosa macinato (o verde)- 1/2 bicchiere di vino bianco secco- 1 cucchiaino di miele d’acacia.
Per la salamoia: 1l acqua- 25 g sale- 25 g miele di acacia- rosmarino.
Preparazione
Il giorno precedente preparate la salamoia, sciogliendovi il sale, il miele e il rosmarino, pulite il petto d’anatra e mettetelo in una terrina con la salamoia, facendo in modo che la carne sia completamente coperta d’acqua. Questo processo, fa sì che la carne assorba il sale e gli aromi lentamente e che la carne diventi più tenera.
Riponete in frigorifero per 12 ore, coperto da una pellicola.
Togliete la carne dalla salamoia, asciugatela con della carta da cucina, fatela a striscioline e poi cubetti. Preparate una dadolata molto piccola con le verdure, fatela soffriggere in un tegame, meglio se di rame, insieme al rosmarino, aggiungete la carne, fatela rosolare e poi sfumate col vino. Pepate, allungate con acqua calda e lasciate cuocere per circa un’ora, bagnando all’occorrenza. A cottura quasi terminata, aggiungete la salsa già pronta e un cucchiaino di miele.
Quando dovete passare i pici nel tegame, aggiungete un mescolo di acqua di cottuta e fate rapprendere il sugo insieme alla pasta.
3 comments
Ai lov iu.
E’ bellissimo questo post e i ricordi sono palpabili.
I pici poi sono ottimi (..ma ci credi che io non ho mai assaggiato l’anatra in vita mia?) 🙂
E allora è arrivato il momento!Poi con questo metodo-la salamoia intendo- l’anatra risulta più facile al palato.Per qualcuno è già stato stabilito che questo piatto rientrerà tra le portate natalizie 🙂
[…] Firenze e tutte le sue declinazioni abbiamo già avuto modo di […]