On air: “Brand New Shoes- She & Him”Mi piace ritornare e lasciare che i ritmi mantengano la lentezza acquistata, non rincorrere il tempo, assimilare, masticare i respiri, insabbiare le cattive abitudini, essere io e basta, egoisticamente sola, ancora per un po’.
Varcare la soglia di casa e abbandonarmi a un disordine naturale, rincorrendo le stanze per ritrovare gli oggetti lasciati qui e là prima di partire, per accarezzare un ricordo e conservarlo più a lungo.Questo fine settimana è stato tutt’altro che lento: una corsa contro il tempo, a macinare chilometri lungo tutta la penisola per raggiungere un’amica e il suo matrimonio, apparentemente contro il volere del fato e delle coincidenze (a questo proposito, si ringraziano tutti i macchinisti e gli addetti ai lavori di Malpensa e SEA, che hanno reso la mia giornata di venerdì un’apocalisse), un viaggio fatto di continue soste e sonni interrotti, che però aveva il sapore dei vent’anni e delle scelte prese di petto.Ritornare e godersi la lentezza di uno sguardo al giardino, ai rami di gelso che si son fatti troppo lunghi e ti pettinano i capelli quando cammini sul sentiero, alle verdure da raccogliere e al congelatore, unico amico che offre qualche avanzo, conservato per i momenti complessi, proprio come questo.
Questo abbinamento è nato quasi per caso, passando sotto i rami pendenti del gelso che incornicia la strada di casa, guardando ossessivamente al frigorifero, facendo apri e chiudi con lo sportello, come se aprirlo mi facesse trovare magicamente una soluzione.
All’asprezza delle more di gelso ho abbinato il finale dolce del vin cotto di Cantina Quistello, regalo che conservo gelosamente per le mie paste fresche fatte in casa, dall’incontro a Golosaria dello scorso novembre, perchè nulla come la pasta fresca ti fa sentire davvero a casa.
- farina tipo 00 400 g
- semola rimacinata di grano duro 100 g
- uova 5
- formaggio di fossa grattugiato 200 g
- ricotta vaccina 250 g
- pepe nero
- noce moscata
- sale
- burro
- timo
- more di gelso q.b.
- vin cotto q.b.
- In una spianatoia mettete le farine a fontana, rompetevi le uova, un pizzico di sale e impastate fino a quando non otterrete una palla omogenea e liscia. Lasciatela riposare in frigorifero per 30 minuti coperta da pellicola.
- Nel frattempo in una ciotola amalgamate la ricotta, sale, pepe, noce moscata e il formaggio di fossa grattato. Mescolate fino ad ottenere un composto morbido, ma non liquido che si possa lavorare con le mani.
- Stendete la sfoglia dello spessore più fine, tagliatela in strisce rettangolari di 5 cm di lato e riponetevi piccoli quantitativi del composto ben distaccati l'uno dall'altro. Vaporizzate con uno spruzzino i bordi della sfoglia.
- Mettete l'altra sfoglia sopra e pressate, cercando di eliminare eventuali bolle d'aria e iniziate a tagliare i ravioli con una rotella tagliapasta.
- Fate bollire l'acqua con il sale, buttate i ravioli e, una volta pronti e scolati con una schiumarola, metteteli in un tegame in cui avrete fatto sciogliere il burro col timo.
- Saltate i ravioli, unite le more di gelso e impiattate.
- Spolverate ancora con il pecorino grattato e guarnite con un filo di vin cotto.
13 comments
Adoro le tue ricette, le tue foto, la semplicità dei post.
Complimenti davvero di cuore!
Non posso far altro che appuntarmi anche questa ricetta e aspettare il momento giusto per provarla!
Che tenera che sei!
Spero che la ricetta non ti deluda, un abbraccio
Penso che ogni viaggio, anche se breve, sia reso speciale proprio dal ritorno. Il momento in cui mancano pochi passi e sai di rientrare nella porta del tuo mondo. Senza il quale, in fondo, non saremmo pienamente noi.
Penso che il sapore dei vent’anni non vada mai dimenticato, che bisogna lucidarlo e nutrirlo ogni tot con quelle scelte prese di petto ma pure di cuore, che la distanza con la pancia è poca, pochissima.
Penso che abbiamo lo stesso pezzo di tela grezza ritagliata, dove io ho appoggiato fiori di timo e erba cipollina in una foto che non ho mai pubblicato.
Penso che le more di gelso siano tra i frutti più poetici in assoluto. Le ho mangiate mesi fa grazie ad una marmellata di Laura, che ancora mi ricordo!
Penso che tutto ciò che avviene per caso abbia un valore in più.
Penso che potrei scrivere ancora tanti “penso” ma metto una stella al post, mi ripeto che devo debuttare presto coi ravioli e che tra poco più di un mese ci sarà un altro piccolo viaggio da fare… 🙂
I viaggi tornano spesso in questo luogo: sarà che mai potrei stare senza, che il più dei giorni li passo immaginando nuove mete e ricordando quelle passate.
Ogni volta he ritorno sento una pace diversa, un sentimento di appagamento che poche cose mi danno, come la pasta fresca, un sorriso dei miei bimbi o un tramonto.
E appena sembra svanire questa pace, ricomincio a sognare…Manca davvero meno di quanto sembri! 🙂
Tu. Tu mi fai sentire sempre a casa, con la pasta fresca, le more di gelso, le tue foto rustiche.
Io le more di gelso le ho trovate quasi tutte bianche, ma l’idea di abbinarle a dei ravioli è geniale, mi piace moltissimo.
..e queste foto sono ancor più belle, la luce si mescola alla rusticità..e quei ravioli, perfetti. Sono in assoluto la pasta che preferisco, credo sia giunta l’ora di rifarli 🙂
Ti abbraccio :*
Io ho sperato per un po’ di trovarne d bianche, le trovo così eteree e delicate, invece qui ci sono solo quelle nere, dallo sguardo deciso…
Sono felicce di averti messo la voglia di impastare 🙂
Grazie delle tue parole, sei dolcissima :-*
Di sonni interrotti durante i viaggi ne so abbastanza, ahimè. Nonostante tutto sono sempre pronta a partire ed a tornare. In ogni senso, in ogni direzione si trovano nuove emozioni. Questi ravioli sono uno spettacolo, sappi che ho chiamato a gran voce pure mia mamma che “aggeggiava” in giardino per poter contemplare la meraviglia di queste foto e l’originalità di questa ricetta… forse avrei dovuto chiamare anche qualche vicino, se lo meriterebbero questi ravioli!
Ahahahah,ma tu Margherita sei una sagoma!
Che devo fare più che ringraziarti?!
Sui viaggi la penso come te, che si tratti di viaggi concreti o emozionali, i sonni, la stanchezza alla fine contano poco quando hai davanti il viaggio da realizzare 🙂
Manu che bello questo piatto: il modo in cui nasce mi ricorda tanto un piatto di qualche anno fa che feci appunto in campagna durante la raccolta delle more… ed è venuto fuori un pollo ruspante con more di gelso 🙂 In genere questi sono i piatti più buoni e regalano un senso di ‘ricchezza’ ti dicono “pensavi di non avere nulla e invece…’ 🙂 In questi giorni anch’io sto raccogliendo le more ho riempito il congelatore di città e quello di campagna, che fatica in questi momenti non riesco a dedicarmi troppo a tutte le ricette che potrei fare con tutto questo bottino così ecco vengono fuori le marmellate!Ci sono prossimi barattoli che attendono la dispensa di Francesca infatti!:-) Quanto a questi ravioli c’è un ingrediente che spesso ricorre nella tua cucina e che io adoro che è il formaggio di fossa: ecco non sai che darei per assaggiarne un po’ insieme a quell’intingolo speziato delle more!!!!Superba!
Commento di rado ma in casi come questo non resisto proprio. Che belli questi ravioli, sembra di sentirne il profumo, il calore, l’aroma che si sprigiona in bocca.
Un accostamento davvero originale, che non riesco ad immaginare perché – ahimè – non conosco il sapore delle more di gelso…come mi piacerebbe provarlo! Cercherò di procurarmele.
Buona giornata,
Alice
Mi viene un po’ d’invidia a leggere di queste tue partenze improvvise…e anche di queste meravigliose more di gelso! Io quelle nere non le ho mai trovate, ma c’è un albero di gelsi bianchi qui vicino con qualche ramo che pende sulla strada, aspetto pazientemente che i frutti siano maturi per passare nottetempo a farne razzia.
Un accostamento così non me lo sarei proprio mai aspettato, bellissimo piatto!
P.S: Il mio lui parte tra poco per Milano, ma io non mi posso aggregare 🙁
Una auténtica delicia, un lujo al alcance de unos pocos, de aquellos que tienen el arte en las manos y tienen ganas de aprender. Una pasta deliciosa, espectacular. Todo bello como siempre. un beso!!
Gracias Ana!
Un abrazo