On air: “Niente da capire- F. De Gregori”Una stella per i tuoi capelli di neve e la mia anima di ghiaccio, una per le tue mani ruvide, una per i bimbi fasciati sulla schiena, cullati dal tempo e dal lavoro.
Una per i miei viaggi, quelli che ti racconto ogni notte, immobile, col capo chino sul cuscino, una per ogni sospiro e una per le carte rimescolate troppo velocemente dal destino.
Una stella per i nostri silenzi e le parole stanche, una per le istantantanee incollate sul muro, perchè alla felicità serve un promemoria e una per i sorrisi persi dentro la rete del cielo, da ripescare come pesci rossi alle fiere di paese.
Natale è più vicino di quanto previsto e finalmente anche l’aria sembra parlare lo stesso linguaggio.
Se alzo gli occhi al cielo e ho ancora voglia di raccontarmi, se n. 2 a cinque anni punta il dito e mi dice:«Guarda, mamma, la luna!», mi dico che, in fondo, non sono poi un’anima tanto distratta dal continuo correre. Per il nostro menù di Natale dal primo piatto sono passata direttamente al dolce, ma trattandosi di una delle ricette più tradizionali, ho voluto giocare d’anticipo ed esercitarmi a dovere.
Il Pandoro è il mio dolce natalizio di sempre: sarà per la forma poetica o per il gusto che rimanda direttamente alla mia infanzia, ma la scelta era quasi inevitabile.
Tra tutte le ricette trovate, lette e rilette, ho scelto quella di Adriano di Profumo di lievito, che per me (e non solo per me) equivale ad una certezza. Cliccando qui potrete trovare la sua ricetta e tutti i consigli per realizzare al meglio il pandoro.
Di mio ho solo diminuito di una dose lo zucchero a velo e la quantità di lievito di birra, per il resto mi sono affidata a piene mani all’esperienza del maestro.
Ammetto mio malgrado di non essere arrivata ancora alla perfezione auspicata, ma, in questo caso, confido nel tempo e nelle stelle…
Con lo stesso procedimento ho realizzato anche dei pandorini, che oltre ad essere di una tenerezza indicibile, sono ottimi come regalo homemade. Se vi va, potete trovare la ricetta insieme alla mia intervista su Taste Abruzzo, dove il sapore incontra la natura.
- farina 635 g (W350 Manitoba o farina adatta a lunghe lievitazioni), per me Panettone Molino Quaglia
- zucchero a velo 215 g
- burro 260 g
- panna 150 g (35% grassi)
- acqua 190 g
- 6 tuorli + 1 uovo piccolo
- cioccolato bianco 80 g
- lievito di birra fresco 10 g
- sale vanigliato 10 g
- 1 cucchiaino miele di acacia
- la polpa di una 1 stecca di vaniglia
- La sera (h. 10:00): preparate il poolish con 150 g di acqua, 75 g di farina, 6 g lievito e la polpa data dalla raschiatura di mezza stecca di vaniglia.
- Riponete in frigorifero in un contenitore ermetico a 5° per 12 ore.
- Il mattino successivo riportate il poolish a temperatura ambiente e preparate una biga sciogliendo il lievito restante col miele in 40 g d’acqua tiepida insieme a 80 g di farina.
- Al raddoppio (circa un’ora) mettete i due lieviti nella ciotola dell’impastatrice, aggiungete 150 g di farina, avviate, con la foglia e incordate.
- Unite due tuorli uno alla volta, inserendo tra uno e l'altro una parte di zucchero a velo (35 g) e incordando l'impasto prima di unire il tuorlo successivo.
- Montate il gancio, rivoltate l’impasto e avviate e serrate l’incordatura. A velocità bassa inserite 80 g di burro morbido. Lasciate girare fino a che diventa elastico.
- Coprite e lasciate lievitare a 26° C fino al raddoppio.
- Nel frattempo preparate un'emulsione con 100 g di burro, 50 g di panna, il cioccolato e la raschiatura di mezza stecca di vaniglia, lavorando gli ingredienti a bagnomaria.
- Mettete nella ciotola il primo impasto, la panna rimanente, l’albume dell’uovo intero (i tuorli vanno tutti in frigo), ⅔ della farina rimanente ed avviate con la foglia.
- Incordate a velocità 2, rovesciando di tanto in tanto l’impasto. Rallentate, inserite i tuorli uno alla volta, accompagnati da una porzione di zucchero ed il sale con l'ultimo tuorlo.
- Riprendete sempre l’incordatura prima del successivo inserimento.
- Unite la restate farina e quando l’impasto sarà nuovamente bene il corda rallentate ed aggiungete l’emulsione fredda a filo, fermandovi di tanto in tanto per serrare l’incordatura.
- Montate il gancio ed inserite il burro rimanente leggermente morbido.
- Lavorate rovesciando un paio di volte, fino ad ottenere la consistenza ottimale. L’impasto dovrà presentarsi perfettamente liscio e lucido.
- Lasciate riposare mezz’ora poi date un giro di pieghe serrate.
- Mettetelo in una ciotola capiente e coprite, quindi riponete in frigorifero a 7 – 8° fino al mattino successivo.
- Il giorno dopo riprendete l'impasto aspettate che ritorni morbido, piegate ancora ma delicatamente e procedete con la spezzatura e la pirlatura su un piano di lavoro imburrato.
- Mettete nello stampo imburrato ma non infarinato, con la chiusura verso il basso, coprite con pellicola e ponete a 26° C fino a che arriva a 1 cm dal bordo.
- Infornate per 50-60 minuti a 170° C, ricordandovi di calcolare la crescita del pandoro in forno, così da evitare spiacevoli intoppi.
- Fate la prova stecchino per verificare l'effettiva cottura oppure con un termometro a sonda verificate che la temperatura interna corrisponda a 96°C.
- *Se durante la cottura dovesse scurire troppo, dopo i primi 15-20 minuti, coprite con un foglio d'alluminio.
- Attendete il raffreddamento prima di sformare.
[:en]
On air: “Niente da capire- F. De Gregori”Una stella per i tuoi capelli di neve e la mia anima di ghiaccio, una per le tue mani ruvide, una per i bimbi fasciati sulla schiena, cullati dal tempo e dal lavoro.
Una per i miei viaggi, quelli che ti racconto ogni notte, immobile, col capo chino sul cuscino, una per ogni sospiro e una per le carte rimescolate troppo velocemente dal destino.
Una stella per i nostri silenzi e le parole stanche, una per le istantantanee incollate sul muro, perchè alla felicità serve un promemoria e una per i sorrisi persi dentro la rete del cielo, da ripescare come pesci rossi alle fiere di paese. Natale è più vicino di quanto previsto e finalmente anche l’aria sembra parlare lo stesso linguaggio.
Se alzo gli occhi al cielo e ho ancora voglia di raccontarmi, se n. 2 a cinque anni punta il dito e mi dice:«Guarda, mamma, la luna!», mi dico che, in fondo, non sono poi un’anima tanto distratta dal continuo correre. Per il nostro menù di Natale dal primo piatto sono passata direttamente al dolce, ma trattandosi di una delle ricette più tradizionali, ho voluto giocare d’anticipo ed esercitarmi a dovere.
Il Pandoro è il mio dolce natalizio di sempre: sarà per la forma poetica o per il gusto che rimanda direttamente alla mia infanzia, ma la scelta era quasi inevitabile.
Tra tutte le ricette trovate, lette e rilette, ho scelto quella di Adriano di Profumo di lievito, che per me (e non solo per me) equivale ad una certezza. Cliccando qui potrete trovare la sua ricetta e tutti i consigli per realizzare al meglio il pandoro.
Di mio ho solo diminuito di una dose lo zucchero a velo e la quantità di lievito di birra, per il resto mi sono affidata a piene mani all’esperienza del maestro.
Ammetto mio malgrado di non essere arrivata ancora alla perfezione auspicata, ma, in questo caso, confido nel tempo e nelle stelle…
Con lo stesso procedimento ho realizzato anche dei pandorini, che oltre ad essere di una tenerezza indicibile, sono ottimi come regalo homemade. Se vi va, potete trovare la ricetta insieme alla mia intervista su Taste Abruzzo, dove il sapore incontra la natura.
- farina 635 g (W350 Manitoba o farina adatta a lunghe lievitazioni), per me Panettone Molino Quaglia
- zucchero a velo 215 g
- burro 260 g
- panna 150 g (35% grassi)
- acqua 190 g
- 6 tuorli + 1 uovo piccolo
- cioccolato bianco 80 g
- lievito di birra fresco 10 g
- sale vanigliato 10 g
- 1 cucchiaino miele di acacia
- la polpa di una 1 stecca di vaniglia
- La sera (h. 10:00): preparate il poolish con 150 g di acqua, 75 g di farina, 6 g lievito e la polpa data dalla raschiatura di mezza stecca di vaniglia.
- Riponete in frigorifero in un contenitore ermetico a 5° per 12 ore.
- Il mattino successivo riportate il poolish a temperatura ambiente e preparate una biga sciogliendo il lievito restante col miele in 40 g d’acqua tiepida insieme a 80 g di farina.
- Al raddoppio (circa un’ora) mettete i due lieviti nella ciotola dell’impastatrice, aggiungete 150 g di farina, avviate, con la foglia e incordate.
- Unite due tuorli uno alla volta, inserendo tra uno e l'altro una parte di zucchero a velo (35 g) e incordando l'impasto prima di unire il tuorlo successivo.
- Montate il gancio, rivoltate l’impasto e avviate e serrate l’incordatura. A velocità bassa inserite 80 g di burro morbido. Lasciate girare fino a che diventa elastico.
- Coprite e lasciate lievitare a 26° C fino al raddoppio.
- Nel frattempo preparate un'emulsione con 100 g di burro, 50 g di panna, il cioccolato e la raschiatura di mezza stecca di vaniglia, lavorando gli ingredienti a bagnomaria.
- Mettete nella ciotola il primo impasto, la panna rimanente, l’albume dell’uovo intero (i tuorli vanno tutti in frigo), ⅔ della farina rimanente ed avviate con la foglia.
- Incordate a velocità 2, rovesciando di tanto in tanto l’impasto. Rallentate, inserite i tuorli uno alla volta, accompagnati da una porzione di zucchero ed il sale con l'ultimo tuorlo.
- Riprendete sempre l’incordatura prima del successivo inserimento.
- Unite la restate farina e quando l’impasto sarà nuovamente bene il corda rallentate ed aggiungete l’emulsione fredda a filo, fermandovi di tanto in tanto per serrare l’incordatura.
- Montate il gancio ed inserite il burro rimanente leggermente morbido.
- Lavorate rovesciando un paio di volte, fino ad ottenere la consistenza ottimale. L’impasto dovrà presentarsi perfettamente liscio e lucido.
- Lasciate riposare mezz’ora poi date un giro di pieghe serrate.
- Mettetelo in una ciotola capiente e coprite, quindi riponete in frigorifero a 7 – 8° fino al mattino successivo.
- Il giorno dopo riprendete l'impasto aspettate che ritorni morbido, piegate ancora ma delicatamente e procedete con la spezzatura e la pirlatura su un piano di lavoro imburrato.
- Mettete nello stampo imburrato ma non infarinato, con la chiusura verso il basso, coprite con pellicola e ponete a 26° C fino a che arriva a 1 cm dal bordo.
- Infornate per 50-60 minuti a 170° C, ricordandovi di calcolare la crescita del pandoro in forno, così da evitare spiacevoli intoppi.
- Fate la prova stecchino per verificare l'effettiva cottura oppure con un termometro a sonda verificate che la temperatura interna corrisponda a 96°C.
- *Se durante la cottura dovesse scurire troppo, dopo i primi 15-20 minuti, coprite con un foglio d'alluminio.
- Attendete il raffreddamento prima di sformare.
20 comments
Senza aspettare sono corsa qui di buon’ora. Dopo aver ammirato le piccole meraviglie speravo tanto di trovore la grande … meraviglia!!!
Che se poi alla maestria unisci foto e parole incantate, la magia si compie senza nemmeno che tu te ne accorga.
Ti mando un’altra setella, da costodire tra le tue farine, per farti ricordare, senza indugi e tentennamenti, di quanto sei brava.
Ma una piccola la tengo per me, a darmi forza … tra pochi giorni affonderò per la prima volta le mani in un impasto di quelli importanti, un po’ come questo, ma di liguri memorie.
Paura ed eccitazione si mescolano. Incrociamo le dita e vediamo un po’ che salterà fuori …
Mi piace questo tuo correre qui, mi fa sentire amata, in modo gentile, come piace a me…
Tengo da parte la tua stella e la mia la unfilo nella farina più grezza, perchè troppi complimenti potrebbero confondermi e farmi dimenticare le cose importanti 🙂
Intanto ti mando un po’ di quell’influsso buono delle stelle, vedrai che andrà bene, io ti penso! 😀
Un abbraccio
Hai scelto un brano a me molto caro per questo meraviglioso post…le tue fotografie sono bellissime e poetiche…come tutto quello che scrivi…questo pandoro sembra essere davvero delizioso…mi segno la ricetta 😉
Un caro saluto
Ila
Questa canzone è molto cara anche a me…mi riporta indietro di anni, un po’ come le stelle che ti fermi a guardare in cielo.
Il pandoro era davvero buono…e siamo al terzo in un mese…per Natale mi passerà la voglia di mangiarlo! 😉
Che belle foto.Vien voglia di scappare dal lavoro ed andare a casa ad impastare!
Grazie Massimo!
Credo uno dei più bei complimenti che mi abbiano fatto fin’ora… 🙂
A presto!
Una stella te la rubo anche io e che meraviglia questo pandoro…. Io ho fatto poco o nulla, preparerò solo alla vigilia quest’anno è andata così, ma il tempo dell’attesa me lo godo annusando l’aria più fredda e il cielo nuvoloso, chissà che magari non ci regali qualche fiocco di neve… Un bacione!
Anch’io come te scruto il cielo sperando in qualche fiocco,per ora nulla,ma chissà!
Quest’anno mi sono portata avanti,ma la verità èè che ho fatto solo le prove, ora dovrò trovare il tempo per replicare… 😀
Un abbraccio a te!
E qui come si fa a commentare in modo lucido e razionale quando dentro si sente una tempesta di stelle piena di emozioni? Annuso ogni parola, ogni frase e… ti sento, mi sento. Questa è una bella certezza, sai?
Il destino è fatto così… fa gli sgambetti, ti assale alle spalle, si nasconde per poi riapparire con un salto, scompiglia i capelli, fa sbattere persiane, agita il mare, corre libero e non si fa prendere… forse come i gatti?! 🙂
Da oggi sei ufficialmente non solo la signora della pizza e del pane, ma anche del pandoro! E averlo visto lievitare coi miei occhi, innalzandosi nel forno, è stato bello quanto riascoltare questa canzone di De Gregori…
(a volte non c’è niente da capire, a volte c’è persino troppo…)
(anima di ghiaccio?! Ma quando mai…)
😉
Di razionale non abbiamo più molto: giochiamo ad appendere stelle al cielo coi fili colorati, saliamo sul treno pensando di fare una semplice passeggiata e rifiniamo in un vortice di fotogrammi felici, leggermente sbiaditi.
Io non mi sento ancora la Sig.ra del pandoro,ma sono felice di aver condiviso con te questo momento, di averti dato un’anteprima del profumo che fanno le stelle quando finiscono in forno 😉
A volte non c’è proprio niente da capire, basta alzare lo sguardo e la risposta, la trovi scritta lì 😀
Questo post è di una bellezza unica.
Grazie, per questo pandoro, per i pandorini.. e per la naturalezza con cui sei sempre tu. 🙂
Grazie a te Ile sei sempre un tesoro!
Un abbraccio
Manu…leggerti mi ritrovo con mille emozioni e con gli occhi grandi come una bimba di fronte ad un bel libro di favole immaginando di poterlo mangiare quel pandoro che fa parte anche della mia infanzia.
Ho poco tempo quest’anno per i lieviti, restero’ a sognare il tuo 🙂
Grazie Patrizia, sappi che sarei ben felice di dividere con te una fetta, tra racconti e vecchi ricordi 🙂
Wow…mi hai spiazzata, il pandoro non me l’aspettavo! Cioè, me l’aspettavo sì perchè avevo visto qualche anticipazione qua e là, ma quanto sei brava? E’ bellissimo!!! E purtroppo posso solo ammirarne la bellezza, che il sapore è lì, vicino alle Alpi, troppo lontano da queste valli.
E belle sono anche le tue parole, le tue emozioni, la tua anima, e qui faccio l’eco a Francesca, che pure io di ghiaccio, per quanto ti riguarda, immagino solo le gelate fuori dalla tua finestra.
Quest’anno ho voluto essere tradizionale e vincere i miei timori versi i lievitati di un certo livello…devo ancora arrivare alla perfezione,ma come III risultato non posso davvero lamentarmi 🙂
Se ci pensi il ghiaccio può essere fuoco, o acqua, dipende da chi lo stringe tra le mani 😉
Ti abbraccio Claudia!
Cara Manu che bello il tuo pandoro, sembra veramente una stella tra le stelle!ma ho anche arrotolato una forchettata di pasta al ragù di coniglio e rubato uno dei tuoi pandorini che pensa, ho trovato nel mio Abruzzo!!!!!!;-) Manu ti abbraccio fortissimo!
Che dire Laura, con voi di Taste mi ci son prorpio trovata a mio agio…sarà una casualità che ci sei anche tu ? 😉
Per ora ti abbraccio, a presto, spero!
Che le stelle brillino su questo Natale e sull’anno nuovo, spolverandolo di zucchero.
Auguro lo stesso anche a te Lucia!
Un abbraccio