On air: “Simply couldn’t care- Tracey Thorn”
“Ho bisogno di conoscere la storia di un alimento. Devo sapere da dove viene. Devo immaginarmi le mani che hanno coltivato, lavorato e cotto ciò che mangio.” – Carlo Petrini
La stanza da bagno di nonna profumava di borotalco: l’aria satura di vapore e schiamazzi, in un attimo sembrava inondata di minuscole stelle bianche dal potere ipnotico.
Agosto, con le sue sere che sembravano rubare minuti preziosi all’estate, non riusciva a scalfire l’allegria di quei pomeriggi: c’erano sentieri da percorrere fino al laghetto, fili su cui dondolarsi, animali da inseguire. Spesso il nostro tempo era banalmente speso a osservare il nonno che puliva le aiuole nell’orto, un giro intorno alla casa e poi di nuovo con lo sguardo lì, tra il verde e la terra, incantate dai movimenti rapidi e decisi di quelle braccia ossute che la guerra e la genetica avevano plasmato negli anni.E’ così che ancora oggi immagino la cucina e con essa tutto quello che ci ruota intorno: limpida e concreta, fresca e consolatoria. Nessun artificio, nessuna malizia o inganno, come un lungo giorno d’estate.
Il cibo passa da lì, da quelle mani che si muovono, si graffiano e si sporcano, che non temono il freddo e imparano a godere di quel poco e a trasformarlo in molto.L’estate più di ogni altra stagione rende giustizia al cibo e alla fatiche spese nell’orto, anche se molto spesso bisogna fare i conti con tempi e pance, che non sempre coincidono con la stagionalità.
La sovrabbondanza estiva di frutti e ortaggi porta a una continua ricerca di soluzioni alternative in cucina: si spulciano mentalmente le ricette e i sapori che fanno parte della nostra tradizione familiare o si ricorre ai racconti di cucina di altri.La caponata è uno tra i più noti contorni della tradizione siciliana e, come molti piatti appartenenti alla tradizione, ne esistono moltissime varianti, con melanzane tagliate a dadini grandi oppure piccoli, fritte o stufate, con i pomodori freschi o qualche cucchiaio di salsa.
Questa ricetta è l’ideale per sfoltire il raccolto estivo e l’abbondanza di melanzane che da qualche settimana riempie i vani più bassi del frigorifero.
Di tutte le ricette possibili, la mia scelta è caduta sulla versione della famiglia Agnello: per simpatia forse, perchè esattamente come succedeva a Mosé, anche da noi spesso non si compra frutta né verdura, ma si mangia quello che produce l’orto, e come gli abitanti di Mosé affidiamo quasi sempre la scelta del nostro menù e del “Che si mangia oggi?” a quello che finisce sulla tavola della cucina appena si rientra dal giardino o quello che eccede negli orti dei parenti.
La caponata si presta ad essere consumata sia come contorno tiepido sia ad essere conservata sotto vetro in vista dell’inverno, io ho optato per provare entrambe le soluzioni, calibrando il tiro delle note agrodolci secondo i consigli di casa Agnello.
- melanzane circa 800 g (tonde, violette o lunghe)
- sedano tagliato sottile 1 tazzina da caffè, circa due gambi
- cipolla 200 g
- capperi dissalati 2 cucchiai
- olive verdi denocciolate 1 tazza
- passata di pomodoro 4 cucchiai
- aceto ½ bicchiere
- zucchero di canna 1 cucchiaio
- olio per friggere
- sale fino q.b.
- olio extravergine 4 cucchiai
- Lavate e togliete il gambo e qualche striscia di buccia alle melanzane.
- Tagliatele a fette spesse 2-3 cm e poi fatele a dadini.
- Distribuite le melanzane in uno scolapasta e salate con un pizzico abbondante di sale fino, quindi fate scolare per almeno 1 ora e mezza.
- Asciugate le melanzane e friggete i dadini in olio bollente fin quando prenderanno un bel colore dorato, quindi metteteli in una ciotola sopra un foglio di carta assorbente per eliminare l’olio in eccesso.
- Nel frattempo tritate molto finemente la cipolla, il sedano, i capperi e le olive: se preferite le olive in pezzi più grandi, tenetene a parte metà e dividetele solo in tre quattro parti.
- Scaldate in una padella 4 cucchiai di olio, versatevi il trito e fate cuocere finchè la cipolla non sarà imbiondita, quindi aggiungete la passata di pomodoro e fate cuocere per altri 5 minuti.
- Spegnete il fuoco, unite metà dell’aceto e dello zucchero, mescolate e fate riposare per 5 minuti.
- L’altra metà dell’aceto e dello zucchero va tenuta da parte e viene aggiunta solo successivamente se dopo il riposo di 1 ora lo ritenete necessario.
- Amalgamate i dadini di melanzane con il sugo agrodolce. Fate riposare per almeno un’ora, assaggiate e, se necessario e gradito, aggiungete tutto o parte dell’aceto e lo zucchero rimasti.
- La caponata può essere consumata tiepida oppure è possibile conservarla in vasi di vetro sterilizzati.
- Se scegliete di conservarla per l'inverno, dopo aver riempito i vasi fino a un centimetro dal bordo, chiudete ermeticamente e procedete con la sterilizzazione in acqua per 30 minuti dal bollore.
23 comments
Eccola, la stavo aspettando! E caso vuole che io stia proprio leggendo “Un filo d’olio” della Agnello Hornby. La simpatia che provo per i personaggi, che sembrano così lontani da me, è pari alla tenerezza che mi suscita “l’ascoltare” i racconti altrui, di vite vissute a contatto con la natura e la campagna. Ricordi di un recente passato vissuto in una campagna ferrarese tornano su, con tutto il carico di mele e zucche e prugne e quanto altro potesse offrirmi allora quell’orto, la cui maggior parte dei doni finiva in vendita ai mercati regionali. In piccolo, e per poco, ho vissuto anche io quell’esperienza del mangiare quello che l’orto regala. Oggi mi manca quella dimensione, quella naturalità. E cerco, appena posso, di regalarmela ricreandomi piccoli orticelli di erbe aromatiche sul davanzale della finestra. Ho un pollice nefasto, ma qualcosa sopravvive. Non ci ho provato mai con le melanzane.. quelle non mi durerebbero, ne sono sicura 🙂 Per cui le prenderò, da qualcuno di fiducia e bio, e proverò la caponata, invasata e da conservare per l’inverno. Raccontavo oggi a Francesca che mia madre per il rientro a casa mi ha fatto trovare melanzane e pomodori in frigo.. avrà sentito che sono giorni che ripeto di voler provare la caponata? 🙂
Un abbraccio 🙂
Eccoti!In un certo senso io aspettavo te 😉 Quando ho letto Un filo d’olio mi è tornata alla mente una caponata provata anni fa quando ero alle Eolie, sai meglio di me quanto sia meraviglioso cercare di ricreare un sapore…e devo dire che anche se non identico, quello di questa caponata gli andava molto vicino.
Aspetto di vedere i tuoi vasetti allora 😀
Ho passato l’estate mangiando ciò che l’orto del babbo ha prodotto. Sicuramente questa sarà ricordata in famiglia come l’estate delle zucchine, dei fiori fritti (un giorno si e l’altro pure), dei pomodori (su cui c’è ancora da migliorare) e della pasta al pesto. Ed è stata una bella estate. Le melanzane mancano dal mio orto, ma ho davvero voglia di assaggiare questa meraviglia.
Ah, le zucchine!Sono una gioia a giugno e una pena ad agosto!
Capisco bene cosa vuoi dire, anche se i fiori fritti non li ho fatti nemmeno una volta quest’anno. I colori dell’orto fanno bene allo stomaco e all’anima…sarà per questo che proprio non riesco a svincolarmi! 🙂
Non resisto, non resisto, devo commentare subito! Sai come quando torni a fare qualcosa che piace dopo tempo e corri, perchè non vuoi aspettare ancora… ecco, ri-arrivo qui da te con questo spirito! 🙂 E Manu Manu, rido… sai quale è stato il cibo del mio agosto, mangiato in quasi tutti i modi possibili? Le melanzane! Tutto è iniziato con la caponatina che ho preparato per la ricetta finale del corso di cucina e poi Favignana ci ha regalato il viola ovunque, tra parmigiana, melanzane arrostite, di nuovo caponata e pastasciutta… insomma, la nostra vicinanza non si è mai, mai spezzata! E non vedo l’ora di parlarti meglio, a voce, per raccontarci tutto! Intanto un abbraccio di bentrovata, profumato e saporito come quel vasetto pieno di piccole verdure da assaporare come novità…
Ebbene sì, questa pausa ha fatto bene a entrambe: l’ho capito qualche giorno fa quando mi è tornata la voglia di scrivere 🙂
Ti credo eccome quando dici che le melanzane ti hanno accompagnata per tutta la tua vacanza: sul libro della Hornby ci sono molte altre ricette a base di melanzana, se non ce l’hai devo prestartelo assolutamente!
Dobbiamo raccontarci moltissime cose, sensazioni, colori…intanto ti abbraccio forte!
Eccola finalmente la tua caponata!:D Ho controllato e questa ricetta del libro “Un filo d’olio” è proprio quella che c’è ne “Il pranzo di Mosè”! Ho già fame 😉
Caio Simona!Sapevo che tu avresti apprezzato. Il mio è il primo tentativo,ma è andato a buon fine, un giorno mi farò raccontare di quella caponata col pesce spada di cui mi avevi accennato 🙂
I miei tempi ultimamente devono fare i conti con la pancia di qualcun altro, che , se pur in miniatura si fa intendere piuttosto bene ed a gran voce. Mi sento di poter dire che la caponata in un futuro sarà uno dei suoi piatti preferiti… o almeno é quello che spero! un bacione Manuela, che bello leggerti fra una poppata e l’altra!
Quindi l’omonimo di n.3 si comporta bene?!Sono proprio felice di leggerti e sapere che va tutto bene. Se fossimo più vicine ti porterei al volo un vaso di caponata per la gioia di entrambi 😀
Ti abbraccio!Buona poppata 🙂
Le melanzane sono una delle gioie più grandi dell’estate. Sapere di poter catturare quella gioia e trattenerla ancora per i giorni autunnali a venire non può che rendere felici.
Anch’io ho un grande debole per le melanzane, le associo da sempre alle vacanze e alla Grecia, paese che amo particolarmente.
Sarà dolce ritrovare un po’ di questo sapore quando fuori i colori si saranno spenti!
Le melanzane sono una di quelle verdure estive che amo, ma leggendo qui sopra vedo che è una cosa abbastanza comune, e come si fa a resistere?! 😀
Di Simonetta Agnello Hornby ho amato tantissimo “la cucina del buon gusto” un libro che tengo sempre a portata di mano li pronto a darmi una risposta, sai come il libro delle domande? 😀 Un filo d’olio mi manca ma conto di leggerlo presto.. Intanto ho messo sotto sale le melanzane e stasera assaggio la tua versione, fin che le mie piantine dell’orto reggono il clima ballerino di questi giorni.
Manu con le parole tu riesci a creare un’ atmosfera magica, è sempre bello venire qui e leggerti!
Ps: ti faccio sapere presto della caponata 🙂 Ciao!
Ora che so com’è andata sono ancora più fiera di questa ricetta… ma quanto saremo starne noi che adoriamo le melanzane e ci teniamo un must del genere come ultima spiaggia?!? 🙂
Quel libro non lo conosco,ma non posso certo soprassedere ora che mi hai detto che sii tratta del tuo libro delle domande, la prima volta che capito in libreria lo cerco.
…è sempre un piacere averti qui Dani, sai che l cosa è reciproca :*
Qui la terra quest’anno è stata piuttosto avida. Niente più melanzane dai miei produttori, per il troppo caldo che ha seccato i fiori, niente più melanzane negli orti dei vicini, spazzati via dall’ultima piena del fiume, che in sole 6 ore è passato dalla secca estiva alla rottura degli argini. Da quando vivo qui ho una percezione più netta della potenza della natura, da ogni punto di vista, creativo e distruttivo, ma sempre e comunque abbondante. Il trasloco è alle porte e ancora non so quale sarà la mia nuova casa, ma spero ci sia un pezzetto di terra da coltivare, per arricchire di nuova esperienza questa percezione. Intanto aspetto che le piante dei mie produttori tornino a produrre, che questa caponata mi ha messo una voglia…
Bentornata Manu, la tua rinnovata voglia di scrivere arriva benissimo, ed è molto bella 🙂
Ti capisco, questo caldo ha stravolto gran parte dei ritmi e delle abitudini…un trasloco,mi sono persa qualcosa o è solo la mia memoria che fa cilecca?
Sono sicura che la caponata verrà benissimo anche con le melanzane che ti daranno i tuoi contadini fidati 🙂
Ben ritrovata!
Ahhhh, la caponata… croce (il fritto) e delizia (tutto il resto) dell’estate. Io la amo, la adoro, specialmente quella che mi prepara il nonno adottivo, per metà siciliano, per metà di Bolzano (quando si dice l’unità d’Italia).
Mi segnerò anche questa, però 😉
Che forza tuo nonno!Cerco di immaginare cosa possa aver preso dei tratti meridionali o altoatesini e mi sta già simpatico 🙂
Mi piace l’idea di conservarle per l’inverno!!!!
Buona giornata
Buona giornata a te!
E’ cosa buona e giusta cercare di conoscere il più possibile di quello che mettiamo in tavola. Questa caponata deve essere deliziosa, bentornata
Grazie Paola, bentornata a te!
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