On air:”Semplice e inspiegabile- Pacifico feat C. Donà”
“Sai..
forse è vero, quella strada non ha
fine
Quel sentiero arrampicato non conosce
arrivo
Tutto adesso sembra fermo e invece
nasce,
e invece cambia,
invece è vivo…”
E’ così facile confondere il silenzio col rumore, se passi di qui solo di rado.
Lontano dal paese e dal caos, il bosco sembra quasi dormire, soprattutto ad ottobre. Se osservati a lungo, invece, gli alberi sanno raccontare storie millenarie, episodi di vita sospesi sui rami secchi, pronti a cascare giù al primo vento freddo.
Se guardato da vicino, il paesaggio muto ci parla attraverso un linguaggio insolito, quasi surreale, il silenzio si mostra come la somma armonica di ingenui rumori naturali.In questa quiete l’acqua del ruscello corre lasciando i suoi pensieri più belli sulle rocce lisce, gli uccelli più giovani scappano e ricamano un’eco tra le foglie.
I raggi morbidi delle ultime ore di sole, scansano i ricci già aperti e scivolano sull’erba grassa, camminando sulla terra insieme ai miei stivali.In quest’aria apparentemente vuota ci sono anche i miei passi, che fanno spola tra la casa e il giardino, c’è il rumore dei primi scoppiettii della legna dentro la bocca umida del forno, c’è la coda fumosa che avvolge la rosa e le piante di fico come una sciarpa leggera.
Vivere al limite del bosco non è solo una condizione, ma uno stato d’animo, difficilmente traducibile a parole.
Io in questa pace mi ci perdo, esattamente come nella farina, mi ci tuffo e riemergo più nuova di quando ne sono entrata.
A distanza di anni mi accorgo che non saprei più vivere diversamente: aspetto gli autunni per ascoltare la luce cambiare, gli inverni per i rumori sordi nel bosco spoglio, le primavere per quel brusìo leggero che avvolge i rami e le estati per il richiamo delle cicale.
Un pane può raccontare molto di più di quanto possa sembrare, un po’ come il bosco, basta volersi fermare e stare ad ascoltare…
Buona settimana, Manuela
- farina di segale bianca 200 g
- farina di farro monococco 300 g
- farina di grano tenero tipo 2 100 g
- pasta madre, rinfrescata e attiva180 g
- 470 g acqua+ 20 g per ammollare l'uva passa
- sale 12 g
- malto 6 g
- cioccolato fondente sminuzzato 50 g
- uva passa 20 g
- burro 20 g
- Ore 11.30 a.m.: in una ciotola capiente versate il lievito madre, l'acqua e il malto e sciogliete gli ingredienti.
- A parte ammollate l'uva passa.
- Aggiungete le farine e amalgamate il tutto, fino a quando tutta la farina sarà stata assorbita.
- Lasciate riposare l'impasto coperto da un canovaccio e dopo 30 minuti, quindi aggiungete il sale, il cioccolato, l'uvetta strizzata e il burro.
- Lavoratelo facendo qualche serie di pieghe serrate, senza aggiungere altra farina, finchè risulterà incordato.
- Coprite e fate lievitare per 3 ore.
- Formate il pane: rovesciate l'impasto su una spianatoia infarinata, dividetelo e fate un giro di pieghe a tre.
- Formate una palla, pirlando l'impasto sulla spianatoia, poi con tre dita formate nel mezzo un foro largo almeno 8 cm.
- Coprite con una teglia alta e fate lievitare altre 2 ore.
- Riscaldate il forno a 250°C con la pietra sul fondo.
- Trasferite la ciambella sulla pietra refrattaria, tagliate lateralmente con una lametta o una lama affilata.
- Cuocete i primi 15 minuti al massimo della temperatura, poi finite di cuocere a 210°C per i restanti 15-20 minuti.
- Sfornate e fate raffreddare prima di tagliare.
19 comments
Sapevi già che il primo sorriso me lo avresti strappato con la scelta di questa canzone… però non sai che l’avevo scelta anche io per un post che non ho mai scritto fino in fondo, due settimane fa, rimasto sospeso, nell’aria… beh, anche stavolta ci siamo scambiate pensieri, note e sensazioni in un incastro telepatico speciale e dove non sono arrivata io… lo hai fatto tu.
Il secondo sorriso inevitabilmente me lo regala il bosco, il TUO bosco, quello dove passeggerei nelle domeniche di quiete, con un cestino in mano o una salopette con tasche larghe, sapendo di portare a casa un bottino, che siano funghi, che siano mirtilli, che siano castagne… e in questo periodo più che mai mi sento come quella castagna che mette fuori la testa pian piano per guardare fuori, protetta dal suo guscio di aculei che però, come vale per i ricci, non pungono se vengono toccati con delicatezza dalle mani giuste… le stesse mani che magari impastano ciambelle ambrate e un po’ dolci, perchè di dolcezza, quella che fa rima con tenerezza, c’è sempre bisogno…
Lo sapevo, è vero, questa canzone arriva da te a me un po’ come la farina di carrube 😉
E non c’erano parole più adatte per spiegare la sensazione che mi dà il bosco e questo posto: semplice e inspiegabile…
Le castagne sono molto simili anche a me e tornano un po’ come i ricci di mare a ricordarci che con i corpi ci vuole delicatezza,ma ancora di più con le anime.
Il mio bosco, lo sai, ti accoglirebbe a braccia aperte e nulla ci vieterebbe di usare il tempo rimasto per impastare insieme 😀
Certe emozioni è difficile spiegarle a parole, ma io credo che tu ci sia riuscita benissimo, le ho capite bene, forse perché proprio qualche giorno fa ho camminato nel bosco proprio come te, mi sono seduta ad ascoltare quel silenzio e quella quiete che in realtà racchiude qualcosa di magico, ho accompagnato mio padre per funghi, seguendo con attenzione i suoi passi, mi sono lasciata guidare, cercando di carpire, ascoltare ogni parola insegnamento, un nuovo ricordo da tenere stretto, e il tempo è volato.
Un pane può raccontare di più di quanto possa sembrare, è proprio così, in quella ciambella meravigliosa vedo la passione, l’impegno e la voglia di trasmetterla agli altri.. e quello che mi fa rimanere sempre a bocca aperta passando di qui.. 🙂
Penso che certe dimensioni, una volta scoperte, non possano più essere lasciate e i boschi hanno proprio questa magia, che hai trovato anche tu.
Mi sarebbe piaciuto davvero essere lì con voi, a scoprire qualche tana e magari “rubare” a tuo padre igli angoli buoni per tornarci l’anno successivo 😉
A proposito di pane, io sto ancora pensando al Sig. Mario e a quel pane di polenta, ora che inizia a fare più fresco potrebbe essere un’altra bella storia da raccontare 😀
Ma sai che pensavo a quel pane di polenta proprio in questi giorni, abbiamo raccolto e sfogliato il mais e mi è venuto in mente, mi sa che è proprio giunto il momento di prepararlo 😀
ps: sarebbe bellissimo farti scoprire un po’ del mio bosco!
Un abbraccio 🙂
Vedi!?! E’ ora quindi!
Io mi butto su quella ricetta che ti avevo mandato…chissà se il Sig. Mario sarebbe d’accordo 😉
Un abbraccio!
Tu sei pura poesia, non saprei cos’altro dirti oggi. Poesia nelle parole, poesia nelle immagini. Meraviglioso, il tuo bosco, l’autunno e la primavera sono i momenti più belli per vivere un luogo del genere. Fortunata tu, che puoi goderti quel silenzio fatto dagli ingenui rumori della natura e non infranto dal suono dei fucili. Quella è l’unica cosa che mi fa entrare poco volentieri nel bosco in ottobre e nei mesi successivi.
Questa settimana ci unisce una spolverata di farro monococco, qui nella tua ciambella e da me nelle mie crostatine 🙂
Gli spari hanno accompagnato tutta la mi aadolescenza, dietro casa c’era l’unico fazzoletto di bosco rimasto e a settembre diventava un inferno…non sai quanta rabbia mi fa sapere che ci sia così tanta gente ancora attaccata a queste pratiche (anzi no,lo so che capisci!)…
Ringrazio ogni giorno per questa dimensione un po’ a sè, rimane la mia valvola di sfogo, sai cosa intendo!
Ora corro a vedere le tue crostatine e intanto ti abbraccio!
Mi sono tenuta questo post per il momento giusto,il momento di calma e silenzio, perché sapevo aveva una nota speciale per me … già dalle foto, sin dalle prime righe.
Non aggiungo altro a quanto finora hai scritto, solo che mi piacerebbe tantissimo perdermi nei tuoi boschi seguendo le orme che hai tracciato!
Un abbraccio stretto come il tuo pane meraviglioso ( come sempre)!
Si potrebbe fare un bel gemellaggio un giorno,no?Camminare insieme e intanto fare bottino di quello che ci regalano i boschi…ormai lo diciamo da così tanto!
Un abbraccio a te
Abituata al rumore del mare, delle onde che si infrangono sugli scogli, a quel blu che si confonde col cielo e che cambia colore a seconda dell’ora, mi sono immersa nel tuo, di mondo, attraverso le tue parole. Un mondo che ho sempre immaginato magico, quasi come ad uscire da un albero potesse esserci un folletto che mi racconti la sua storia e altre favole popolate di fate e fiori parlanti. Ho un altro tipo di silenzio nell’anima, ma mi piace ascoltare anche gli altri, sentire cosa c’è dietro quelle parole non dette per paura di sciupare l’incanto in cui è immerso quel bosco. Mi piace perdermi nel silenzio laborioso di un impasto, quando è lì fermo, nascosto da un telo, a lievitare. Mi piace perdermi nell’immaginare come sarà, il sapore che avrà e il tuo sono sicura che sarà buonissimo, oltre che bellissimo.
Io al mare ci starei sempre e per sempre, pur non essendo nata in una zona di mare, ma quasi certamente prima o poi sentirei la mancanza dei muschi e della terra umida sotto i piedi.
La verità è che il bosco è un po’ come il mare, ti avvolge come le onde e ti accoglie con un abbraccio ogni volta che torni da lui.
Ora non mi resta che tagliare qualche fetta di questo pane e offrirlo anche te 😀
Un abbraccio
Deve essere davvero magico vivere vicino ad un bosco, anche questa ciambella è magica
un pane meraviglioso, e ricordi di quando da bimba passavo più ore nei boschi che a casa…..era meraviglioso, si usciva presto al mattino per trovare le castagne più grosse e poi di pomeriggio per puro divertimento1
Come ti capisco Raffaella, per me era lo stesso!
E mi mancano parecchio quelle levatacce 😀
Ho letto tutto con il fiato sospeso. Sei una maga con le parole e con le foto… per non parlare poi delle meraviglie che escono dalle tue mani! Grazie e a presto! 🙂
Grazie Eli, sei davvero gentile!
A presto
Nel caso di intolleranza al grano, si riesce a fare comunque usando solo segale e farro? Mi pare bellissima e buonissima!
Ciao Francesca! grazie!
Si può fare, però l’impasto sarà sicuramente meno leggero e più difficile da lavorare, ma se hai un po’ di dimestichezza è fattibile 🙂