Alla cucina dell’estetica preferisco di gran lunga la cucina della memoria, quella delle nonne, dei racconti, delle pagine scritte attorno ai grandi tavoli di legno.
Alle ricette di food, fini a se stesse, prediligo senza ombra di dubbio i piatti che raccontano un territorio, che sono lo specchio di una cultura e delle sue tradizioni.
Mi affascinano la saggezza contadina, i rimandi popolari, inconsapevoli cesellatori del profilo di un paese intero.Nell’era del food e del cibo fast, risulta più che mai necessario mantenere alta questa consapevolezza gastronomica: il Calendario del Cibo, progetto ambizioso e assolutamente rivoluzionario promosso dall’Associazione Italiana Food Blogger, ha come obiettivo una ripresa della tradizione e della coralità del cibo italiano.
366 giornate e 52 settimane nazionali attraverso cui l’Associazione si propone di celebrare e diffondere la cultura e la tradizione gastronomica dell’Italia.
Il 9 febbraio– nell’ambito della settimana dedicata al Carnevale- si celebra la Giornata Nazionale del raviolo dolce di Sant’Apollonia.In un territorio costantemente segnato dall’individualità e da una collettiva perdita di memoria, questo dolce racconta una Brianza antica e generosa, di cui si finisce inevitabilmente per innamorarsi.
Una sfoglia sottilissima simile alla chiacchiera e un ripieno che richiama la ben nota torta paesana brianzola: volendo ridurre ai minimi termini il raviolo dolce, potremmo raccontarlo così.
Ma questo raviolo va ben oltre la semplice ricetta: non esistono veri e propri testi scritti che ne parlino, se non qualche stralcio qui e là, in rete è difficilissimo reperire fonti che approfondiscano il perchè della sua nascita e della sua tradizione. Il raviolo di Sant’Apollonia, rappresenta nella totalità quello che si intende per memoria storica popolare: una ricetta che vive dentro e con le persone, anzichè nei libri.
Per oggi, sul blog, dovrete accontenatrvi di una semplice anticipazione, ma se vi ho incuriosito e volete scoprire qualcosa di più sulla storia e sulla ricetta necessaria alla realizzazione di questo dolce, qui troverete tutti i riferimenti.
Ringrazio anticipatamente Maria e Giulietta, che insieme a me oggi contribuiscono a celebrare la giornata del raviolo dolce.
Buona settimana, Manuela
10 comments
Manuela un post davvero coinvolgente il tuo, scritto in maniera eccelsa che rapisce dentro la storia di una tradizione tramandata e non scritta. Complimenti
Grazie Serena, è stato appassionante anche per me, mi ha permesso di conoscere meglio la storia di un paese vicinissimo al mio 🙂
Sono le ricette universali, per tutti e di tutti…dentro c’è l’intimo di un gesto tramandato e quello non si descrive con le parole !
Esatto, qui servono solo bocca e naso (e un po’ di cuore!), sono le storie che preferisco 😀
Ero curiosa di scoprire cosa avresti combinato con gli amaretti e mi hai raccontato una storia di cucina che non conoscevo! Prima volta che ammiro questi ravioli e sono proprio delle belle nuvolette su cui posare testa e pensieri… 🙂
Per me sei maestra di tradizione, valori, cucina etica e ragionata… ma senza rinunciare all’estro, alla creatività, alla parentesi “moderna” che ogni tanto irrompe ma sempre con consapevolezza e soprattutto con cuore. Perchè, torniamo sempre lì, quello è il punto. Lì sta la differenza. Che fa rima con essenza.
Facciamo spesso questi discorsi, è bello potersi confrontare, capire altri punti di vista- e per fortuna- ritrovarsi con qualcun altro 😉
La storia di questi ravioli è davvero antica, ma più di ogni altra cosa è di tutti e ognuno può contribuire con la sua passione…perchè è quello che fa la differenza, lo sai meglio di me, quello e la nostra testa dura 😉
Ahaha, leggo adesso la risposta che hai dato al commento di Marina… toccati il naso perchè entrambe abbiamo usato la parola “cuore”! 😀
Sempre vicine!! 😀
Oh che sorpresa! Apro la tua pagina e trovo il raviolo di sant Apollonia con tanto di ricetta (o quasi ). E brava manuela che rendi onore a uno dei pochi dolci tradizionali della nostra zona. Rosi
Grazie Rosi, son sempre felice di trovarti qui!