On air:” Mojo pin- J. Buckley”
Nei primi giorni di ottobre l’aria cambia di continuo, volubile e improvvisa, come uno schiaffo e una carezza.
Il giorno si alza piano, aspetta che siano gli altri a svegliarlo, come una palpebra ancora piena di sogni si apre lentamente sul mondo, senza fretta. L’odore delle prime nevi sulle montagne a nord alleggerisce il cielo, ma nelle ore tra la mattina e il giorno ogni cosa è illuminata in maniera quasi innaturale sotto il portico della cascina.
In questa sinfonia di gialli è più facile soffermarsi, sedersi, annusare l’aria, cercare nuovi spunti tra le foglie del giardino, capirsi.
Rimane poco della pienezza estiva, ma in qualche modo mi sento sollevata. In questa lentezza sembra scivolare tutta la fretta accumulata, le liste scritte e depennate sulla lavagna della cucina, i lavori chiusi a notte fonda per arrivare puntuali e le sveglie all’alba.
La dispensa pur non avendo grandi argomenti, parla da sé: osservo i vasi e tra loro ritrovo le sequenze di un’intera stagione; passo in rassegna profumi e sapori, pregusto l’idea di pranzi studiati ad hoc per poter godere delle mie conserve e so che questa è la mia moneta, la ricompensa al mio tempo impiegato.
Certi doni arrivano come l’aria leggera di ottobre: improvvisi, inattesi, rotolano un po’ ovunque sulla tavola vuota invitandoti a cercare una soluzione che non conoscevi, un modo per dare un valore al tempo che fugge.
Queste meline selvatiche sono un regalo di mia madre, sempre pronta a riempire ceste e a esaudire ogni mio desiderio che abbia a che vedere con l’orto e le sue possibilità.
Incerta su come utilizzarle, per prima cosa ho scelto di documentarmi un po’. Ero già certa di aver scelto la via dei sottaceti, quando Silvia mi ha parlato della ricetta della composta di sua madre: “…mamma le lava, poi le cuoce intere con buccia con mezzo bicchiere di acqua. Quando sono cotte aggiunge zucchero ( su un chilo ne mette tre etti e mezzo), un limone spremuto e una punta di cannella…“.
Certe ricette arrivano così, come una coincidenza, come una carezza, chiedono solo di regalargli un po’ del tuo tempo, ma in cambio sanno offrire sapori unici.
La composta di meline selvatiche, può essere aromatizzata con vaniglia o cannella per abbinamenti dolci, come yogurt o gelato, oppure con erbe come timo e rosmarino per abbinamenti salati, con carni e i formaggi stagionati. Io (ovviamente) non potevo provare solo una delle due versioni, ma di seguito riporto solo la preparazione per la composta dolce.
Buona settimana,
Manuela
- 1 kg di meline selvatiche
- 350 g di zucchero di canna
- 1 limone
- cannella q.b.
- Lavate le meline, asciugatele attentamente, eliminate il picciolo ed eventuali ammaccature e mettetele in una casseruola insieme a un bicchiere d'acqua.
- Fatele appassire dolcemente, unendo altra acqua se dovessero asciugare troppo, e cuocete finché inizieranno a disfarsi.
- Passate le mele in un passaverdura, così da eliminare i semi e le parti più dure.
- Riponete la composta nella casseruola insieme allo zucchero, alla cannella macinata e al succo di limone. Fate cuocere dolcemente girando spesso fino a quando la consistenza sarà piuttosto densa ( fate la prova del piattino, per verificare la corretta densità).
- Travasate la composta in vasi sterilizzati, chiudete e procedete con la sterilizzazione in acqua per 25 minuti.
15 comments
Che belle queste foto! 🙂
Deve essere proprio buona la composta di queste meline selvatiche!
La frutta selvatica è sempre una ricchezza, non si deve abbandonare sui campi.
Ulica 🙂
Son d’accordo con te Ulica! Sarebbe stato un peccato non usarle e la sorpresa è stata ottima 🙂
Un abbraccio
Che meraviglia queste meline! Devo confessarti che non le ho mai assaggiate, ma ho visto degli alberi di questi piccoli frutti sulle colline non lontano da dove vivo. Mi sa che che commetterò un piccolo furto, la curiosità è troppa 🙂
Secondo me- ma tiro a indovinare- se quelle meline sono ancora sull’albero forse non interessano come dovrebbero 😉
E’ stata la prima volta anche per me,ma ti assicuro che non sarà l’ultima!
A presto
Queste meline bellissime mi ricordano le sorbe che avevo trovato mesi fa al mercato e quelle ultime vintage bicolori che ho usato per la torta… mi fanno la stessa “tenerezza”, così piccole, ma consapevoli. Così vicine tra loro, come se chiacchierassero e passassero tutto il tempo insieme, a farsi compagnia. Le foto poi le valorizzano, hanno una luce particolare, secondo me te ne sei accorta anche tu… è la luce di ottobre, di un autunno timido che sta prendendo sempre più il suo spazio, di una stagione che vuole essere gentile ma forte, dolce ma incisiva, morbida ma consistente… non mi resta che portare il pane (anche se il tuo è più buono, ehehe) e vedere cos’altro questo mese porterà… 🙂
Per un po’ le ho guardate, erano così belle che è stata dura trovare la concentrazione…a me ricordano le ciliegie e come loro mi piace questa vicinanza stretta ma non soffocante.
E’ stato un attimo,ma quella luce l’ho vista subito e ho deciso che non potevo lasciarla scappare 😀 Tu porta il pane, se è tuo sarà sicuramente buono, ci godiamo quelle ore di luce che mi piacciono tanto!
Ciao Manuela! Che belle queste meline, ma ti confesso dal profondo del mio cuore che io sono molto incuriosita della composta per formaggi e carni, deve essere meravigliosa!! Buona serata!
Ciao Elena! In realtà non è molto diversa in quanto a dosi, ma cambiano totalmente il tipo
di aromi usati. Ne risulta un gusto più “strong” che con le carni si sposa decisamente meglio…ma arriverà anche questa!
A presto 🙂
L’aspetto! Grazie e buona serata!:-)
L’aspetto! Grazie e buona serata! 🙂
Ciao Manuela, piacere di conoscerti! Mi sono imbattuta casualmente nel tuo blog, per fortuna direi… Non lo conoscevo ancora. Scopro con piacere che abbiamo un sacco di cose in comune, a cominciare dalla pasta madre…
So già che non troverò mai il tempo per venirti a leggere come meriteresti, ma mi riprometto di farlo perchè questo tuo spazio mi piace già tantissimo.
Buon lavoro e a presto.
Tiziana
Ciao Tiziana!
Che belle le tue parole,fa sempre piacere sentirsi dire di aver trasmesso qualcosa 🙂
Purtroppo so bene anche cosa vuol dire aver poco tempo…ma stai sicura che io sarò qui ad aspettare!
Intanto vengo a sbirciare anch’io da te 🙂
Era da parecchio che, sulla strada casa-lavoro sui colli senesi, vedevo passando un albero carico di piccolissimi frutti, ma mi dimenticavo sempre di fermarmi prima, che dopo, sul proseguire della strada, non c’è più spazio. Dopo aver letto questo tuo post, già una settimanella fa, finalmente mi sono ricordata di farlo: non meline, ma minuscole pere. Ne ho assaggiata una: terribilmente astringente. Non so se siano proprio immangiabili o semplicemente troppo acerbe, ma temo la prima. Peccato! In ogni caso so già dove fare la mia scorta di piccole mele (forse hai già capito di che posto parlo :)) e quest’anno ho in programma di farne una composta anch’io, per coincidenza. Trovare mele selvatiche buone, per quanto ne so sull’incredibile variabilità genetica delle mele, è cosa rara, tua madre ha avuto molta fortuna! E di conseguenza pure tu 🙂
Splendide foto Manu, arrivo tardi, ma volevo dirtelo. Quela sinfonia di gialli di ottobre arriva tutta.
dove si comprano le meline?
Buongiorno Stefania,
purtroppo queste mele sono difficili da reperire sul mercato, o conosce qualcuno che ne ha una pianta (ma ormai siamo ben oltre la stagione) oppure ha lei direttamente sul suo albero con i frutti.
Ormai si va al prossimo anno! 😉