On air:”In my arms- Leon Bridges”
Ho guardato fuori dalla finestra: “No, non è colpa del tempo” ho detto tra me e me “e nemmeno del Natale…”
Se dopo quattro giorni di pioggia incessante sarebbe stato più che comprensibile un eccesso meteoropatia, sono arrivata presto alla conclusione più ovvia: non si trattava di un malumore qualunque e nemmeno di un principio di malinconia dovuta a qualche sporadico accenno di decorazione lungo i viali.
Amo il cibo, adoro tutte le sfumature che esso comporta: la convivialità, lo stare bene insieme, la bellezza di un piatto, la cura delle materie prime, la sua storia e la memoria, temi già affrontati e approfonditi più e più volte qui sul blog.
Quello che detesto invece, è il non riuscire a dare il dovuto valore a un piatto, che si tratti di un spaghetto aglio e olio così come della più complessa delle ricette. Odio la fretta, che rende tutto sterile e inutile, non sopporto la superficialità che sfocia nell’estetismo più puro. In un periodo che mi ha vista collezionare così tanti pranzi mancati da potermi tranquillamente dichiarare in regime di dieta ferrea, ho sentito mancare quella spinta che rende il mio lavoro tanto speciale.
Sentivo il bisogno di riappacificarmi col cibo, di ritrovare una dimensione piena e sincera e senza che me ne accorgessi, mi sono ritrovata a immaginare uno scenario nuovo, nuove ispirazioni.
Da qualche tempo, la mia idea di Natale sta chiaramente riguadagnando il terreno perso negli anni passati e, anche se sono sempre più convinta che sia colpa della vecchiaia e di quella tenerezza che ci rende vulnerabili, ho deciso di arrendermi all’ennesimo attacco e di dare spazio al tempo: c’è bisogno di scaldarsi, con la legna, con le luci, con ricette capaci di allungare lo sguardo fino al Natale.
Troppo presto? Io non credo.
A conti fatti tra un mese saremo alle prese con i preparativi più ferventi, io, che odio dover risolvere tutto in poco tempo, cercherò di essere utile anche a voi, creando di settimana in settimana un piccolo menù natalizio, che culminerà con una piccola sorpresa.
Natale da noi significa molti antipasti, per lo più freddi: sottoli, affettati, mini quiche. Mi piaceva l’idea di aggiungere un piatto che non risultasse troppo impegnativo sia in termini di tempo che di stomaco.
L’impasto del guscio di grano saraceno è lo stesso delle gallettes bretoni: potrei raccontarvi di come l’idea è arrivata fin qui, ma di questo passo arriveremmo alla vigilia.
Per realizzarle non esistono trucchi particolari, se non quello di lasciar riposare l’impasto e l’aggiunta di una piccola quantità di aceto o di sidro, se riuscite a reperirlo. Se avete poca dimestichezza e volete essere certi di non litigare con la pastella- il grano saraceno non ha glutine, sarà quindi più delicato da maneggiare- potete sostituire una parte della farina di grano saraceno dell’impasto con una di grano tenero di tipo 2 o integrale. Il mio consiglio è di non variare più del 30% sul totale, così da non stravolgerne il sapore.
Questa ricetta è perfetta per i menù che richiedono un certo impegno: le preparazioni possono essere fatte il giorno precedente e i gusci possono essere assemblati solo in un ultimo con tempi di cottura davvero irrisori.
A questo punto non mi resta che augurarvi una buona settimana!
Manuela
- Per le gallette di grano saraceno
- 130 g grano saraceno
- 250 ml latte
- un pizzico di sale
- 1 cucchiaino di aceto di riso (o aceto di mele)
- ½ uovo sbattuto
- Per la farcia
- 200 g di polpa di zucca
- 1 rametto di rosmarino
- olio extravergine q.b.
- 8 foglie di radicchio di Chioggia
- 1 cucchiaino di aceto di riso
- sale fino q.b.
- 1 formaggio di capra (tipo buche de chèvre o petit chèvre)
- burro q.b. (per ungere gli stampini)
- Preparate l'impasto per le crepes: unite l'aceto al latte e mescolate. Tenete da parte per circa 10 minuti, mescolando di tanto in tanto, poi unitelo alla farina di grano saraceno e formate una pastella.
- Aggiungete anche il sale e l'uovo sbattuto e fate riposare per 1 ora in frigorifero.
- Intanto, tagliate la polpa della zucca a cubetti, fatela saltare in un filo d'olio e a qualche ciuffo di rosmarino. Salate, pepate e spegnete.
- Lavate le foglie di radicchio, sgocciolatele bene e fatele scottare per 1-2 minuti al massimo in acqua e aceto. Non dovete cuocere eccessivamente il radicchio: in questo modo le foglie mantengono il loro colorito gradevolmente brillante, ma diventano morbide e facilmente malleabili.
- Riprendetela pastella, scaldate e ungete una pentola antiaderente o una per crepes con una noce di burro avvolta in un foglio di carta assorbente, versatevi un mestolo piccolo di impasto e distribuitelo in maniera uniforme sul tegame.
- Fate cuocere su un lato e rigirate con l'aiuto di una spatola, asciugate leggermente anche il secondo lato e togliete dal fuoco.
- Scaldate il forno a 170°C.
- Imburrate la superficie esterna degli stampi tondi da 6 cm di diametro (o in alternativa l'interno di stampi da muffin), copriteli con la gallette e pressate leggermente così da far aderire le crepes sui bordi.
- Infornate per circa 5 minuti, fincé i cestini risulteranno croccanti.
- Tagliate dei dischi di formaggio e tenete da parte.
- Sformate i gusci, riempiteli con le foglie di radicchio, un cucchiaio di zucca e coprite con il disco di chèvre.
- Infornate ancora per qualche minuto, solo per permettere al formaggio di iniziare a sciogliersi.
- Sfornate e servite con una macinata di pepe.
4 comments
Mi ritrovo tanto in quello che dici, lo sai, quindi apprezzo ancora di più l’idea di questo menù, a partire da questo antipasto che ha i colori e i gusti giusti per conquistarmi.
E le foto?! Bellissime e ricche di atmosfera!
Che poesia in queste immagini e che ricetta favolosa, la proverò
Io e il Natale abbiamo parecchi conti in sospeso e quando si avvicina io mi tengo un po’ lontana, per farmi raggiungere il più tardi possibile… in più, il clima romano attuale di 20 gradi che mi fa girare con il giubbettino leggero non contribuisce proprio a creare un’atmosfera natalizia, ma vedremo come andrà a dicembre… io proverò a sorridergli, così magari anche lui sorriderà a me! 🙂 Ciò che amo – e salvo e mi godo – sono le città piene di lucine e le tavole apparecchiate di rosso, grigio o bianco, tutti quei dettagli che posso divertirmi a curare, compresi i regalini homemade, che mi fanno trovare degli imput positivi verso questa festa… e leggendoti, ne ho un altro, di imput: aspettare le tue idee e i tuoi prossimi post, assai curiosa! L’antipasto, ossia l’inizio, mi ha già convinta e ispirata! 🙂
(concordo sul concetto del “cucinare con l’anima”, come lo voglio chiamare, senza fretta, nè obbligo, nè senso del dovere… il ritrovare quella dimensione che sentiamo nostra, che ha fatto nascere la passione e che non deve perdersi…)
No, vabbè, ma parti alla grandissima! Mi piace tantissimo questa ricetta! In generale poi adoro tutto ciò che si lega alla Bretagna e ai suoi sapori, non smetterei mai di mangiare galettes, che ripropongo spesso anche a casa mia.
Aspetto con impazienza il resto allora, e soprattutto il finale, sai quanto mi piacciano le tue sorprese 🙂