Ho amato fin da subito questa casa: lei, con la sua bellezza quasi selvatica, ti costringe a voltare lo sguardo quando passi, a rallentare per alzare gli occhi sul paesaggio. Per i forestieri si tratta spesso di una sorpresa, piacevole e inattesa: oltre la curva di sassi, compare un caseggiato bianco, rustico, ma sincero, che sembra voler confinare il bosco dietro la collina.
Per me che l’ho scelta, questa casa non è solo un luogo, ma un crocevia di ricordi di vite altrui, un rifugio, un legame.
In certe notti di luna nelle ombre lunghe riesco a vedere mio nonno e i suoi compari, ancora giovani e vergini dagli orrori della guerra, che camminano sul sentiero che porta a Crippa con la speranza di far ballare qualche ragazza.
Vedo mia nonna che dall’alto della collina ha scelto di scendere per abbandonarsi definitivamente all’amore. In questi prati sento l’odore delle risate di mia madre e della sua innocenza, delle ginocchia sbucciate e delle grida dei parenti che la riportano a casa.
In questo intreccio di vite mi piace pensare di aver lasciato anch’io la mia impronta, il mio segno distintivo, che in primavera si traduce nella chioma profumata ed eterea del mandorlo che ho voluto trapiantare vicino a casa, nella forma degli alberi che di stagione in stagione scegliamo di indirizzare con le potature.
La primavera è arrivata impetuosa in questi giorni di sole, né buongiorno, né buonasera, portando qualche notizia di troppo che sto ancora elaborando.
Sono rimasta in silenzio per un po’, ma ho due rose che non vogliono saperne di appassire appoggiate sul rullo della mia vecchia macchina da scrivere: mi guardano dritte negli occhi ogni mattina ed è inutile fingere che sia tutto uguale, non lo è.
Penso a tutti questi passi sulla strada che porta a casa, ai miei e ai loro e per ora voglio solo ricominciare a camminare.
Le prossime settimane saranno ricche di eventi importanti che voglio condividere con voi.
Sabato 1 Aprile, si svolgerà la premiazione del concorso Cucina Blog Award indetto dal Corriere della Sera in occasione di Cibo a Regola d’Arte. Il mio blog è tra i finalisti per la sezione Scrittura, e se questo non potesse già bastare a rendermi orgogliosa, si aggiunge il fatto che le donne che mi troverò accanto in questa finale sono due persone che stimo e che considero due amiche. Giulia e Regula, entrambe conosciute solo di recente in occasione del Three Acres Gathering di novembre, sono due anime a tutto tondo animate e sincere, che lavorano di testa e di cuore e che negli anni hanno saputo dare una voce reale e limpida all’arte del food writing. Per me essergli accanto è già un successo!
Sempre a Milano e sempre in occasione di Cibo a Regola D’Arte, domenica 2 aprile alle ore 10.00, sarò relatrice di un CORSO di PANIFICAZIONE. Tema del laboratorio, gli impasti indiretti e le varie forme del pane. Il food lab è a numero chiuso ed è necessario iscriversi. In calce vi lascio tutti i riferimenti per potersi prenotare.
Non sto a dirvi che sarebbe stupendo poter finalmente dare un volto a chi mi segue da tanto e conoscervi un po’ di più. Spero di incontrarvi numerosi!
Intanto buona settimana a tutti, un abbraccio,
Manuela
CORSO di PANIFICAZIONE
Dove: UniCredit Pavilion di piazza Gae Aulenti
Quando: Domenica 2 Aprile, ore 10.00
Per iscrizioni e prenotazioni, clicca qui
- 150 g di farina di farro integrale
- 150 g di farina tipo 0
- 150 g di farina tipo 1 w 180
- 135 g licoli rinfrescato e attivo
- 1 uovo
- 190 g di latte tiepido
- 80 g di zucchero di canna
- 15 g di burro
- 5 g di sale
- 1 vasetto di marmellata di ribes rosso
- 50 g di mandorle+ qualcuna per la decorazione
- latte per spennellare
- In una planetaria unite il licoli,il latte, lo zucchero, le uova e iniziate ad impastare.
- Aggiungete le farine, il sale e il burro a tocchetti.
- Ungete un recipiente e mettete l’impasto a lievitare fino al raddoppio.
- Prendete l’impasto, trasferitelo su una spianatoia imburrata senza lavorarlo e stendetelo a uno spessore di circa 1-2 cm in forma rettangolare.
- Con una spatola distribuitevi la marmellata e le mandorle tritate a coltello, lasciando un bordo pulito di circa 1,5 cm, dopodiché arrotolatelo partendo dal lato corto, facendo attenzione che i bordi rimangano uniformi.
- Tagliate a metà l'impasto e praticate un’incisione con un coltello affilato nel senso della lunghezza dei due rotoli.
- Formate una treccia e ripetete con il secondo impasto, trasferite negli stampi precedentemente imburrati e coperti di carta forno ( nel mio caso gli stampi non necessitavano di questo passaggio).
- Lasciate crescere le brioches fino al raddoppio nel forno spento con solo la luce accesa, bagnando la superficie con poco latte per tenerle umide.
- Prima di infornare spennellate ancora con il latte e spolverate con altre mandorle tritate, poi infornate in forno preriscaldato a 180° per circa 15 minuti e proseguite fino a cottura a 160°C.
- Fate comunque la prova stecchino.
11 comments
Dolce Manuela la tua casa deve essere bellissima perchè è ricca di storia, di ricordi e di affetti anche perchè li hai portati e costruiti tu, chissà che in un pomeriggio di primavera anche io riesca a salire col sentiero fino a venire a trovarti, siamo così vicine, mi piacerebbe conoscerti dal vivo…. E spero che le notizie di cui parli non siano troppo brutte o dolorose ma solo notizie che cambieranno un po il corso della tua vita in maniera positiva…. Questa brioche con la marmella è davvero molto speciale e ricca come te… In bocca al lupo per tutto mia cara!
Sarebbe bello trovarsi a fare due chiacchiere Elena!Magari camminando tra i boschi. Io ti aspetto, magari passerà tempo, ma ti aspetto a braccia aperte 🙂
E come si dice…viva il lupo! 😀
Tante cose vorrei dirti… parto dal dire che voglio provare questa treccia, che sono felice di averti come amica, e che non vedo l’ora di vederti a Milano! Un abbraccio!
Sapevo che ti sarebbe piaciuta, con il nostro caro licoli 😉
Non vedo l’ora di darti un bell’abbraccio, ci vediamo presto!
Mauela, mi emoziono nel leggere le tue cose, e mi ritrovo quando parli con tanto amore del tuo orto. Le mie figlie mi prendono in giro quando parlo con i miei pomodori, la mia insalata …
Sono molto tentata a venire a Milano e partecipare al tuo corso di panificazione, chissà magari ci riesco. Buona fortuna
Pat
ahah, cara Pat, capisco come ti senti, mi prendono sempre un po’ per pazza anche qui…ma io non rinuncio alla mia chiacchierata quotidiana con pomodori e galline 😉
Spero proprio di vederti dal vivo a Milano, fammi sapere se riuscirai a venire!
Che bello sapere le stanze, i colori, i profumi e i contorni di quello che racconti… 😉
In questi giorni, sto andando a caccia di alberelli fioriti tra macchine, palazzi e finestre, la natura che irrompe in città se vuoi ha anche più potenza, perchè fa da contrasto, ma preferirei di gran lunga raccogliere rami in aperta campagna, lontano dal cemento, seguendo le tue orme e magari scattando proprio a te una foto come quella in cui sei di profilo! 🙂
La brioche è un inno alla femminilità delicata che sta lievitando sempre di più, come le tappe e i traguardi… credo ti rappresenti e secondo me la primavera incoraggerà il nostro sbocciare, in qualunque direzione sarà…
In città la fioritura ha un sapore che non conosco bene, ma posso immaginare dai tuoi racconti: mi vedo le strade nascoste di Roma e ripenso che sarebbe anche ora di tornare…
Di brioche ho ancora in sospeso anche la tua,quella senza impasto, ora che si prospetta qualche giornata più tranquilla non posso farmela mancare 🙂
…mi piace quest’idea della primavera che ci lascia sbocciare, sarà una stagione tutta da scoprire!
Sono qui… nemmeno le sette di mattina…. è da quando ho visto la foto di questo impasto tinto di rosa che volevo passare per sentirne il profumo, ed ora ci sono riuscita.
Che fortuna abitare in un posto così… Sai ieri tornando da un viaggio, parlavo con mia mamma dei vari paesi, cittadine che incontravamo.. e ad un certo punto ho detto .. “ecco, poi questi contesti io li adoro” eravamo fuori da una cittadina e non molto distante da quella successiva, lungo il mare, ma in collina, che se ti spingi un po’ più all’interno (perché diciamo che lungomare passa la ferrovia) è perfetto…. che se apri le finestre hai la linea azzurra dell’acqua e che se ti giri appena il verde fa da coperta al crinale…
senti ma… potrei provare a farla con il lievito madre essiccato o con quello di birra? io non ho molta dimestichezza col licoli… 🙁
Grazie grazie grazie…
Manu.
Cara Manuela, ti sono vicina, ti abbraccio.. mi sono commossa nel leggere i tuoi pensieri ricchi di dolcezza e poesia.. Adoro passeggiare nei boschi, incantarmi davanti a quelle case che si nascondono dalla strada … e sognare… In bocca al lupo per tutto! monica
Pur leggendo una nota malinconica in questo inizio di primavera, sembra che quei rami fioriti possano essere in grado di sanare ogni cosa, ogni tristezza, ogni notizia di troppo…sanno alleggerire la mente, riportare alla saggezza della natura, in cui non esiste né il bene né il male, ma solo il perfetto equilibrio delle infinite polarità della vita.
Equilibrio perfetto che c’è anche tra quei fiori rosati e il tuo impasto tinto allegramente dai ribes, che accostamento cromatico meraviglioso, sembrano fatti per stare insieme 🙂
Come mi piacerebbe panificare in tua compagnia! Troppo lontano per ora, ma chissà cosa riserverà il futuro 😉
Buon inizio primavera cara e un abbraccio grande!