In queste settimane di cambiamento l’occhio cade sul nuovo, dimenticando tutto il resto: ci si lascia attrarre dai riccioli d’erba e dai primi getti del rabarbaro, dal colore dei fiori che si stempera sui prati; come un rito di passaggio, tornando verso casa discutiamo del loro nome, ma la verità è che non importa quale sia la risposta al nostro quesito, quello che conta è che stiamo parlando della primavera.
Arriveranno ancora le piogge, laveranno via questo turchese limpido e le poche nuvole velate che fanno da tenda al cielo, ma per oggi, per ora, mi tengo stretta quest’aria nuova e questa sensazione di vittoria che si respira a pieni polmoni.
La bella stagione in campagna si percepisce sulla pelle come una vibrazione impercettibile, ma continua, è una somma di dettagli che varia di giorno in giorno: nelle sciarpe che rimangono a penzolare sull’appendiabiti, nell’aria calda di mezzogiorno. Il ronzio delle api, si è fatto più pieno e dell’inverno, ormai, è rimasto solo qualche raro segnale nell’orto.
Il cavolo nero spicca ancora nel campo, attira l’attenzione dei passanti con il suo aspetto da guerriero teso verso il cielo: a ogni foglia persa sembra trovare la forza per puntare più in alto, non si abbandona. Sarà questo, o il suo sapore più gentile rispetto agli altri ortaggi della stessa famiglia, ma il mio amore verso questa pianta è volato alto negli anni, complici la sua resistenza al freddo, la sua eleganza inusuale, quel suo esserci senza richiedere troppe attenzioni.
Ora che è tempo di pensare a liberare l’orto dai resti dell’inverno per dare spazio alle nuove colture, la raccolta del cavolo è divenuta più fitta, serrata. Dalle zuppe alle torte salate, insisto per trovargli la giusta collocazione e per addomesticare il palato dei miei figli ai sapori più difficili.
Il risotto è uno dei piatti più amati in famiglia: nella sua semplicità riesce sempre a dare grandi soddisfazioni, purché sia fatto con cura. Raramente passano settimane in cui non ne preparo e alle ricette più classiche che non mancano mai, mi piace introdurre nuove possibilità date dalla stagionalità del momento.
In questo caso ho preferito mantecare il riso con una crema di cavolo nero stufato in precedenza, sfruttando la sua cremosità, così da diminuire i grassi contenuti nel piatto, ma se non amate particolarmente il sapore del cavolo, potete diminuire la dose proposta nella ricetta.
Qualche accorgimento per ottenere un buon risotto?
Prima di tutto il riso, scegliete riso italiano, Carnaroli, Roma o Baldo. Con gli anni ho abbandonato l’uso del burro come base di partenza: oltre a essere più sano, l’olio tende a bruciare meno e quindi non altera il sapore finale del piatto. Tostate per circa un minuto, questo passaggio servirà a preparare il chicco.
Utilizzate un buon brodo vegetale, preparato con sedano carota, cipolla e qualche rametto di prezzemolo. Oppure di carne, ma evitate se possibile il dado e utilizzate un brodo non salato: i più esperti salano al momento della tostatura, noi comuni mortali possiamo fare questo passaggio quasi a fine cottura.
Mescolate di continuo, ma con gentilezza, così da permettere al chicco di rilasciare l’amido necessario per ottenere un risotto morbido e in ultimo non dimenticare di mantecare e far riposare il riso a fine cottura.
Non mi resta che augurarvi una buona settimana, a presto.
Manuela
- 400 g di riso Carnaroli
- 1,5 l di brodo vegetale
- 100 g di cavolo nero
- 120 g di stracciatella
- 6-7 pomodori secchi
- olio extravergine q.b.
- sale fino q.b.
- Lavate il cavolo ed eliminate le coste più dure. Tritate le foglie e fatele stufare in un tegame coperto con un filo d'olio e due dita d'acqua. Fate ammorbidire per 5 minuti, unendo poca acqua se serve. Salate e spegnete, poi frullate o passate e tenete anche questi da parte.
- Mettete in ammollo i pomodori secchi in poca acqua calda (5'), tritateli e tenete da parte.
- Portate a ebollizione il brodo, deve rimanere caldo così da non raffreddare il riso in cottura; fate tostare il riso per un minuto circa in un filo d'olio, sfumate con il brodo (o con mezzo bicchiere di vino bianco secco, se volete dare più carattere) e mescolate. Cuocete 16-18 minuti, a seconda del riso, aggiungendo brodo all'occorrenza e mescolando continuamente, anche se con delicatezza.
- Aggiustate di sale, lasciate il riso morbido e solo all'ultimo unite la crema di cavolo. Spegnete, aggiungete metà stracciatella e mantecate.
- Servite decorando i piatti con altra stracciatella e con i pomodori secchi tritati.
12 comments
Il burro non riesco ad abbandonarlo ma per il resto sono in linea con te.
E ti dirò che questo risotto non me lo faccio scappare e cercherò di intercettare le ultime foglie di cavolo nero dell’orto…
Un abbraccio grande Manu cara!
Ma sai che l’idea mi è venuta dalla nostra cena e dal risotto al Ratanà?! Ho pensato che al posto delle cime di rapa potevo fare la stessa cosa e mantecare con del cavolo 😀 Io ogni tanto cedo ancora, dipende molto da risultato che voglio ottenere, ma ormai posso dire che ho sdoganato l’olio dove non avrei mai pensato 😉 Un abbraccio a te!
Che bello questo risotto! Anche a me piace molto il riso…. in tutte le combinazioni.
Il colore del tuo riso è pallido come l’inverno che va via e il rosso dei pomodori secchi come la primavera che si trova alle porte.
Evviva la primavera e la gran voglia di andare in giro! 🙂
Ulica
Grazie Ulica! In effetti qui c’è un po’ di tutto, i colori dell’inverno, i ricordi estivi dati dai pomodori secchi, il bianco primaverile…
Buona primavera anche a te!
Manuela che bello risvegliarsi al tepore del sole, le giornate si sono allungate e poter godere degli ultimi doni dell’orto invernale è una grande ricchezza, spero di farlo anche io l’inverno prossimo, nel frattempo continuo ad andare al consorzio agrario per poter scegliere quello che diventerà dono quest’estate. Da sempre uso l’olio nel risotto e se riesco un brodo vegetale fatto in casa o di carne quando mi avanza dal lesso. Anche noi amiamo i risotti e questo deve essere speciale, all’onda come piace a noi! Un abbraccio, e prepariamoci alle piogge che qui da noi sono sempre abbondanti 🙂
Ti ho letta ieri sera prima di scolare i falafel dall’olio di frittura, ripromettendomi di tornare stamattina con calma, insieme al primo caffè, prima che il vortice degli impegni giornalieri mi risucchiasse, ed eccomi qua 🙂
Che bel carattere, il cavolo nero, che bella tempra, ha certamente molto da insegnare. Le 3 piantine che avevo messo nel mio orto sperimentale purtroppo non ce l’hanno fatta, le lumache e la mia inesperienza hanno avuto la meglio, come su quasi tutto del resto. Fortunatamente abito in Toscana 🙂 Mi basta andare al di là del fiume per prenderne da un buon produttore di qui, vedo i filari dalla mia finestra, macchia scura e intensa tra il verde più gentile di altri ortaggi. Anche io, in questo momento di passaggio, non faccio che cucinarne, ma in un risotto non l’ho ancora provato…che anche stavolta tu mi stia proponendo qualcosa che diventerà subito un classico nella mia cucina, come la farinata?
Buon -fine- settimana a te, a questo punto, e a presto!
Mannaggia é da tanto che voglio venire qui, ma fra una cosa e l’altra non sono mai riuscita. Oggi pero’ mi sono detta “adesso o mai più”. Per due motivi mi sono finalmente decisa 1) ho comprato oggi gli ingredienti per il chili con carne, e mentre mi chiedevo cosa fare poi con il resto delle tortillas, mi é tornato in mente il tuo uovo ranchero 2) non potevo lasciar andare una ricetta che mette insieme riso e cavolo nero, proprio non potevo! Come immaginerai da fiorentina il cavolo nero l’ho mangiato in tutte le salse, ma giuro mai e poi mai nel risotto. Deve essere eccezionale insieme a stracciatella e pomodori secchi. Sul fatto che la campagna li da voi dia i supi primi segnali di risveglio dal torpore, preferisco non commentare. Mentre scrivo ci sono -17 gradi, credo di aver detto tutto!
Buongiorno Manuela e buondì a tutte,
che bello il sabato: in casa si respira un’aria lenta, ancora assonnata ed indecisa, proprio come la stagione. Finalmente oggi non devo ingurgitare il mio caffè e la mia fetta di pane di segale e correre a vestirmi, a portare i ragazzi a suola, a lavorare….. posso stare un pochino qui, con voi, in questo luogo e tempo sospesi, che mi consentono di occuparmi finalmente di me.
Bellissimo questo risotto, che risolve il problema di produrre piatti differenti essendo tutti gli ingredienti,da te proposti, naturalmente privi di glutine e che disegna un ponte ideale tra i frutti dell’inverno, quali il cavolo nero, gli elementi senza tempo, quali il riso, il ricordo dell’estate passata grazie al pomodoro essicato, che mantiene quel vivo e struggente colore (“…è una rossa viscera, un sole fresco, profondo, inesauribile…”, per usare le parole di Neruda) e l’annuncio della primavera in arrivo, rappresentata dal bianco candido della stracciatella.
Apprezzo molto la tua percezione e la tua descrizione dei cambiamenti stagionali nel bosco e nel tuo orto: mi pare emerga in tutta evidenza quanto pienamente tu viva la tua via e come tu sia capace di non lasciare che i giorni passino, scorrano soltanto… cosa che ogni tanto la frenesia del vivere attuale ci/mi spinge a fare. Il tuo mi sembra vivere consapevole non sopravvivere alla settimana. Chiudo perché ho già divagato anche troppo, vi auguro di godervi appieno questo sabato!
Che bello è svegliarsi la domenica senza che la consueta fretta ci porti via, che ci spinga a trangugiare il caffè ed una fetta di pane, a vestirci, truccarsi, correre a scuola, al lavoro. Oggi, invece, la casa è silenziosa, languida nella sua voglia di poltrire ed io ho finalmente il tempo di dedicarmi a leggere e scrivere il questo tempo e luogo sospesi…. Il risotto proposto è fantastico perché, a me, risolve il problema di preparare cene differenziate (essendo tutti gli ingredienti proposti naturalmente privi di glutine) e perché consente a tutte noi di proseguire idealmente il percorso tracciato con le tue parole e con le tue foto, che così bene colgono questo passaggio verso la primavera. L’uso del cavolo nero ci ricorda colori e sapori dell’inverno, il pomodoro essicato, con il suo rosso intenso (“…una rossa viscera, un sole fresco, profondo……per dirla con le parole di Neruda) è il ricordo della passata estate e l’apertura verso la prossima, mentre la stracciatella, nel suo candore e nel sua lattea rotondità rimanda alla primavera in arrivo.
Una combinazione perfettamente bilanciata di colori, sapori, sensazioni…… come sempre, Manuela, cucini coinvolgendo tutti i sensi, ma anche il ricordo e la passione di vivere……
Il risotto è il comfort food per eccellenza per me…e questa tua proposta è irresistibile! Amo il cavolo nero e non l’ho mai provato dentro ad un risotto cremoso come il tuo! 🙂 Deve essere assolutamente delizioso…delizioso come il tempo che mi ritaglio quando entro in questo tuo angolo di mondo rustico e poetico.
Un bacio
Ila
Adoro i risotti e l’abbinamento che hai racchiuso in questa preparazione mi fa rimpiangere la fine dell’inverno! Assolutamente da provare! Un abbraccio! Erika
Grazie per la ricetta, assolutamente da provare! 🙂
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