On air:” To fall in love with you- Bob Dylan”
Mi sono accostata al cibo prima per curiosità, poi per necessità: ogni volta assaporavo il gusto di una nuova sfida, immaginavo il finale, l’esito della storia; nelle ricette non cercavo altro che un po’ di leggerezza e un pizzico di soddisfazione personale.
Erano gli anni a cavallo dell’adolescenza, in cui nulla è tutto e il confronto è una lama a doppio taglio da cui ci si deve guardare con estrema attenzione.
Qualche giorno fa mi sono imbattuta in un vecchio articolo di Bee Wilson, un post toccante e sincero sul rapporto con il cibo, sui disordini alimentari e su quanto la nostra emotività incida sulla nostra nostra crescita e la nostra educazione alimentare.
” When one person at the table radically changes the way they eat, the whole ecosystem of a family has to adjust. A meal is not the same thing when it is not shared. I wish I had understood better as a teenager how entangled eating behaviour between siblings was. My sister wasn’t to blame for my problems with eating; but it was only when she became ill that it was obvious how much my apparently robust appetite took its cue from her. Numerous studies confirm that peers have a very powerful effect on how a child eats. Under the influence of those who share our childhood meals, we may eat faster or slower; take a bigger or smaller portion; eat breakfast or not. The effect is stronger if that person is closely related to us; stronger still if we love them.”
Se il mio rapporto con la cucina è iniziato, come giusto che sia, per gioco e puro spirito emulativo, gli anni e gli eventi hanno modificato la mia visione e il mio approccio: mentre mia sorella iniziava a rifiutare il cibo, mio fratello perdeva la sua ingenuità e mia madre non sapeva più a quale santo votarsi, io trovavo la mia prima identità in cucina.
Nel periodo in cui una parte di me amava follemente il cibo, qualcun altro della mia famiglia lo odiava, ma in questa confusione io non riuscivo a non amplificare il mio amore. Cucinare mi sembrava l’unica soluzione, perché era quello che avevamo fatto insieme fino a quel momento: volevo che quella passione diventasse, o meglio, ritornasse, contagiosa, cercavo in ogni pasto una scusa per un ricordo o per dimostrare la mia nuova indipendenza, la mia capacità di andare oltre, anche da sola.
Per un po’ mi sono dimenticata di tutto questo, per un po’ alcuni ricordi e il loro perché sono passati in secondo piano, poi alla fine di una giornata di intenso lavoro in cucina poco meno di un anno fa, una persona mi ha chiesto quando avessi cominciato a cucinare e tutto è riemerso come spuma dal mare.
Ognuno di noi, capace o meno, in cucina sembra voler ritrovare la propria identità, la memoria perduta, quel sentimento recondito che abbiamo lasciato scivolare tra una buca e l’altra, ma il percorso che immaginiamo come il più lineare e sincero possibile, molto spesso è un puzzle articolato che si può ammirare solo da lontano, alla fine di tutto.
Ora nella cucina non cerco nulla se non il piacere di fare e condividere e, anche se con il tempo il mio modo di esprimere questo amore è cambiato, oggi quando cucino cerco quello che non riesco a mettere altrove, metodo e fantasia.
Conoscere una formula, saperla ripetere a occhi chiusi e modificarla a seconda dei capricci del tempo e dei miei umori mi fa sentire tranquilla, appagata, e non per un piacere di conoscenza fine a se stesso, ma per la condivisione che ne deriva.
A gennaio, qualcuno se lo ricorderà, ho preso parte al corso di Preparazione della pizza in teglia e stesura degli impasti organizzato al Laboratorio della Scuola del Molino.
Anche se il corso era sicuramente più indicato per persone del settore o aspiranti tali, in due giorni ho avuto modo di cogliere molti nuovi aspetti della panificazione che non conoscevo. In tre mesi ho avuto il tempo per rielaborare le informazioni e testare le ricette e a questo punto mi sento di poter condividere con voi alcuni piccoli consigli per la buona riuscita di una pizza (o focaccia) in teglia.
- La farina: sceglietela di ottima qualità, con forza diversa a seconda dei tempi di lievitazione a cui volete sottoporre l’impasto. Più debole per lievitazioni rapide (W 180-200) a forti (W 330) per tempi molto lunghi.
- Se panificate con farina di grano duro (semola rimacinata) e farine integrali, la prima parte della lavorazione deve prevedere 30 minuti di autolisi. In questo modo la maglia glutinica si svilupperà più facilmente e non avrete problemi nella lavorazione dell’impasto.
- Il lievito di birra va sempre posto a contatto con gli ingredienti secchi e non disciolto in acqua come è usanza fare, questo perché il lievito per come viene prodotto ha maggiore affinità alle farine e questo passaggio permette una migliore lavorazione.
- Con una lievitazione rapida, una volta pronto l’impasto, non sarà necessario attendere un primo raddoppio per procedere con la stesura: lasciate riposare per 30 minuti circa, quindi stendete direttamente in teglia ( o prima sulla spianatoia e poi trasferite in teglia) e fate raddoppiare già nello stampo.
- Gli ingredienti che vanno in cottura fin dal primo momento vanno distribuiti in fase di stesura, farlo in un secondo momento significa far perdere gas di lievitazione già presenti all’interno dell’impasto e quindi peggiorarne la qualità.
- Per tutti quelli che “Ho poco tempo”, è possibile fare una precottura in bianco e finire la nostra pizza/focaccia solo al momento del suo consumo: una volta fredda, potete conservare in frigorifero avvolta nella pellicola fino a un massimo di 2 giorni; per tempi più lunghi di conservazione questo metodo è da sconsigliare dato che il frigorifero tende ad asciugare molto più di quanto non faccia una corretta surgelazione degli alimenti.
Questa focaccia allo stracchino è la risultante di tante prove silenziose: ognuno deve trovare i propri tempi, così come ognuno di noi ha un motivo o una storia più o meno chiara del perché sia così legato alla cucina.
Potete ovviamente variare la tipologia delle farine a seconda della disponibilità della vostra dispensa e aumentare le dosi di lievito presenti in ricetta se volete procedere con una lievitazione più rapida (per tempi standard vi consiglio di usare al massimo 12 g di lievito di birra fresco).
Non vi resta che provare!
A presto,
Manuela
- 300 g di farina di grano tenero tipo 1
- 300 g di farina di semola rimacinata
- 100 g di farina di grano tenero tipo 0
- 460 g d’acqua
- 30 g di olio extravergine + 30 g per l'emulsione
- 2 g di lievito
- 10 g di sale
- Per guarnire
- 400 g di stracchino allo yogurt
- 1 cucchiaio di sale grosso integrale
- h. 21.00- Iniziate impastando la farina di grano duro con 210 g d'acqua, amalgamate e fate riposare 30 minuti (autolisi). Aggiungete le altre farine e il lievito, poi unite l'acqua tenendone qualche cucchiaio da parte per sciogliere il sale. Aggiungete il sale e l'acqua rimasta e lavorate fino a incordare.
- Versate l'olio a filo in più riprese e lavorate fino a ottenere un impasto omogeneo.
- Formate una palla senza chiudere troppo stretto l’impasto, fate riposare 30 minuti, quindi trasferite in un contenitore, coprite e lasciate a temperatura ambiente per 1 ora per far partire la lievitazione, poi trasferite in frigorifero.
- h.8.00-Il giorno successivo prelevate l'impasto e fate riprendere temperatura. Trasferite su una spianatoia infarinata con poca semola e dividete in due l'impasto. Oliate le teglie e stendete la focaccia schiacciando solo con la punta delle dita, facendo un movimento dall'alto verso il basso.
- Se l'impasto tende a ritirarsi significa che non è ancora pronto, quindi lasciatelo riposare 5 minuti, poi ripetete questa operazione fino a raggiungere i bordi.
- Preparate l'emulsione con il sale grosso, olio e pari quantità d'acqua: distribuite il formaggio e versate l'emulsione, l'olio vi aiuterà a schiacciare lo stracchino nell'impasto senza che si appiccichi sulle dita.
- Fate raddoppiare e infornate a 250°C in forno già caldo per 15 minuti circa.
- Sfornate e servite.
11 comments
Wow, ma questa focaccia è irresistibile! La devo provare!
Grazie!! 😀
L’ho salvata su Pinterest nella mia wish list salata. 🙂
Comunque riguardo alla ricetta… Mi capita spesso che l’impasto lievitato tenda a ritirarsi mentre lo stendo sulla teglia… Di solito mi aiuto infarinandomi le mani, non so se è la procedura migliore ma funziona. Qualche consiglio per migliorare?
In realtà quando si ritira è perchè l’impasto ha bisogno di rilassarsi. Aspetta almeno 5 minuti e riprova a stenderlo una volta trascorso questo tempo, magari ungendo la superficie o direttamente la punta delle dita. Può essere che dovrai farlo in più riprese ma vedrai che riuscirà.
Gli angoli poi tirali verso l’esterno, superando di poco il bordo, in questo modo raggiungerai anche l’angolo che di solito diventa difficile da riempire 🙂
Grazie! Proverò!
Mi piacciono le persone consapevoli, che sanno ciò che fanno e perchè, anche se lo mettono a fuoco pian piano, nel tempo… chi pensa, chi scava, chi cerca i perchè dietro le cose e chi porta dentro una storia, che si arricchisce sempre di nuove puntate… e di punti fermi. Se tu sei così vicina alla cucina e ai lievitati, non è per caso… e il percorso che ti ha portato fin qui è il motivo per cui sforni pani, pizze e focacce così buone e così “vere”! E che sono diventate un pezzo di vita, una passione ma anche un lavoro… un motivo di orgoglio e un segno distintivo, oltre che un piacere! 🙂
Buon pomeriggio, Manuela.
Scopro solo ora questa ricetta, avendo iniziato da poco con i lievitati.
Il risultato è stato soddisfacente: ho però preferito dimezzare le dosi, trattandosi del primo esperimento.
Per la seconda focaccia desidero migliorare , quindi ti espongo alcuni dubbi sorti in fase di “lavorazione”:
– ho impastato la mattina verso le 11 per la cena della sera, seguendo tutte le indicazioni tranne il passaggio in frigo (in pratica ho lasciato l’impasto a temperatura ambiente fino al trasferimento in teglia): ho sbagliato, secondo te? E’ per questo che ho fatto fatica a staccare l’impasto (molto morbido) e a stenderlo in teglia?
– avendo in casa solo lievito di birra secco, quale sarebbe la giusta dose? Ho calcolato un cucchiaino da caffè (su dose dimezzata, quindi 350 g di farina, e abbreviando i tempi di lievitazione);
– una volta versata l’emulsione e distribuito lo stracchino, non mi era chiaro come procedere per il raddoppio: ho lasciato la teglia per circa due ore nel forno, pre-riscaldato per pochi minuti a 50° e poi spento. Che ne dici?
Aspetto di leggerti, se potrai rispondermi, e comunque ti ringrazio, per la ricetta gustosa, le poetiche immagini, la condivisione sincera di un pezzo della tua vita.
Buon fine-settimana.
Ciao Milena,scusa il ritardo.
Ecco secondo me quali sono state le problematiche:
– se l’impasto era troppo morbido, probabilmente necessitava di più lavorazione con le pieghe (nella prossima occasione fai qualche piega a libro in più a distanza di 30 minuti)
-Il lievito secco è pochissimo se vogliamo replicare questa ricetta, già con 3 g puoi fare una buona focaccia con tempi non eccessivamente lunghi
-Una volta in teglia metti l’emulsione e il formaggio e lasci lievitare anche fuori forno (soprattutto d’estate), ma curati che sia coperta la focaccia, altrimenti il rischio è che si formino delle croste scure sulla superficie.Il raddoppio dipende dalla quantità di lievito e dalla temperatura, 2 ore potrebbero essere un tempo sufficiente o meno a seconda di queste due variabili 🙂
A presto!
Ciao cara focaccia stupenda, appena riesco la preparo! Grazie anche per i consigli, davvero utili!!!!!
Posso farti 6 domande?
1 il lievito di birra va messo a contatto con gli ingredienti secchi: questo vale sia per ldb secco che ldb fresco?
2 Se uso ldb fresco che ho congelato, lo metto sempre negli ingredienti secchi o nei liquidi?
3 dopo che togli l’impasto dal frigo, dove lo metti a riprendere temperatura?
4 Con 2 gr di ldb, quanto tempo ci metti più o meno a far riprendere la temperatura?
5 Nei commenti consigli le pieghe, ma nella ricetta non le fai, si devono fare?
6 le dosi sono per due teglie rettangolari, nelle foto è rotonda. Posso chiederti anche il diametro dello stampo o degli stampi rotondi?
Grazieeeee ciao buon pomeriggio Manuela
Ciao Manuela! Grazie mille a te.
Ti rispondo qui di seguito:
Il lievito di birra fresco va sempre a contatto con gli ingredienti secchi, devi sbriciolarlo bene, ma non scioglierlo. Quello secco invece ha bisogno di essere riattivato quindi lo sciogli in poca acqua tiepida e gli dai una decida di minuti prima di usarlo.
Quando togli l’impasto dal frigorifero lo tieni a temperatura ambiente, per quanto impiega dipende tanto dalla stagione in cui ti trovi. Diciamo che a 24 gradi devi calcolare 45 minuti circa, ma lo capisci toccandolo: se è molto rigido necessita di tempo.
Le pieghe sono consigliate, non sono obbligatorie, ma danno struttura in altezza…in questo caso puoi scegliere tu se farle o meno.
Il mio è da 50 cm di ferro, non è la classica tonda ma per pesare in modo corretto la pasta che ti serve puoi farlo calcolando l’area della teglia per 0.6. Così ottieni il peso necessario per ciascuna 🙂