Non è cosa da tutti saper tornare.
Lo sa bene la primavera, che aspetta in silenzio tra le crepe asciutte della terra prima di esplodere in tutta la sua bellezza, lo sanno i germogli sugli alberi che raccontano con voce gentile i ricordi degli inverni andati. Lo sanno i gatti, solitari e alteri, che nascondono il rumore di una gentilezza dentro i loro silenzi.
Saper tornare comporta prima di tutto una partenza, la voglia di mettersi in viaggio, quel sapersi offrire come una tela bianca alle nuove possibilità.
Un mese fa sono partita e tornata, la primavera accennava ancora il desiderio di stringersi all’inverno, l’aria era pungente e incerta, le nuvole sul profilo della campagna toscana correvano più veloci di quanto la mia memoria ricordasse, ma al paesaggio e a quell’essere volubile del tempo ho dato poca importanza, perché ad attendermi sapevo che c’erano persone per cui valeva la pena non soffermarsi troppo sul colore del cielo.
Il mio arrivo al Three Acres Creative è iniziato intorno a un tavolo: un piatto di pici fumanti che Giulia aveva tenuto da parte per me dopo la cooking class mattutina, le prime chiacchiere con Regula, Sârka e Tommaso, Noa, sdraiata all’ombra degli ulivi in cerca di coccole, le presentazioni con Shirley, Rachel e Rosemarie, quel sentirsi nuovamente a casa.
Quei giorni sembravano correre veloci quanto le nuvole in cielo: i consigli di food photography di Regula e Sârka, la zuppa inglese di Giulia e il set rubato da Noa, le strade strette di Siena, quel modo di affacciarsi al mondo che hanno solo i suoi palazzi, color della terra, che non fanno mai a pugni con il paesaggio.
E poi ancora tornare dove l’aria sapeva di buono e dove avevo lasciato un po’ della mia pasta madre: alla Tenuta di Mensanello ci siamo immersi nella realtà della fattoria e abbiamo scoperto più da vicino gli spazi e i processi che portano alla realizzazione dei prodotti dell’agriturismo: il micro birrificio, il frantoio e l’allevamento di maiali.
La luce sulla collina mi ha stupita ancora, così come mi aveva stregata la prima volta che ho messo gli occhi su quei campi verdi, liberi come tappeti stesi al vento.
Dalla fotografia, alla cucina, alla biocosmesi fino ad arrivare all’arte della tavola di Irene, un lungo filo rosso ha legato questa tre giorni: la primavera nel suo saper tornare ha saputo ispirare ogni nostro gesto. I fiori d’acacia che dall’alto sembravano allungarsi fino alle nostre mani, le foglie di nepitella rubate da Giulia mentre tornavamo dalla visita a Mensanello, la polvere di rosa damascena della maschera preparata insieme a Claudia, ogni angolo di campagna sembrava volersi offrire totalmente a noi.
Quello che mi rimane ogni volta rientrando a casa alla fine del Three Acres Creative sono soprattutto la generosità e la sincerità dei gesti: anche in un programma così fitto e serrato si trova il tempo per l’improvvisazione, per assecondare le necessità e la curiosità di ognuno, si entra intimamente in contatto con la passione di ciascuno di noi e ci si regala all’altro senza timori, un po’ come la primavera fa a ogni suo ritorno.
Ho volutamente lasciato passare del tempo da quel rientro, non è stato facile rinchiudere tutti i pensieri in un unico spazio, si ha sempre la sensazione di non aver detto abbastanza, soprattutto quando le sensazioni provate sono molte.
La cucina, in questi casi, è una perfetta compagna di viaggio: così, dovendo ripartire da dove tutto è iniziato, ho ripensato a quel piatto fumante di pici che la sottoscritta ha totalmente dimenticato di immortalare per troppa gola, ho immaginato ancora quel filo rosso, che si tende e si allunga per tenerci vicini e ho capito che non poteva essere altrimenti.
La ricetta dei pici è quella di Giulia, sul suo blog potete trovare più versioni della stessa pasta: all’Aglione, con le briciole e finocchietto selvatico, con zucca e pecorino e, se queste non bastassero, nel suo ultimo libro “La cucina dei mercati in Toscana” trovate anche la versione con salsiccia e Chianti.
La preparazione della pasta in sé non è complessa, ma come ogni cosa buona richiede tempo, soprattutto se i commensali sono molti. Rendete questo momento un’occasione di condivisione, di partecipazione: i bambini si divertiranno tantissimo nel preparare questi lunghi “spaghetti” morbidi!
Accompagnateli a seconda della stagionalità con sughi più o meno corposi: io in questo caso ho preferito un sugo semplice che esaltasse lo spessore della pasta, ma voi non frenate la fantasia.
La nuova edizione del Three Acres Creative si terrà a ottobre, dal 27 al 29 con cena d’apertura il 26. Io ovviamente non mancherò: se volete assaporare un po’ da vicino l’atmosfera che si respira segnatevi le date e tenete d’occhio la pagina Facebook o il profilo Instagram, lì troverete tutte le informazioni per partecipare.
Buona settimana e a presto!
Manuela
- Per i pici
- 450 g di farina di grano tenero tipo 1
- 225 g di acqua calda
- un pizzico di sale
- olio extravergine di oliva q.b.
- farinetta di mais e semola rimacinata per lo spolvero
- Per la salsa all’aglione
- 4 cucchiai di olio extra vergine di oliva
- 4 spicchi d'aglio fresco
- 500 g di polpa di pomodoro
- sale q.b.
- In una ciotola versate l'acqua tiepida, l'olio e il sale, unite la farina e lavorate con una forchetta, quando l'impasto sarà sufficientemente sodo trasferite su una spianatoia e lavorate fino a ottenere una pasta omogenea e liscia.
- Lasciate riposare 30 minuti coperto a campana e solo dopo questo riposo stendete con il mattarello fino a uno spessore di 0.5 cm.
- Con un tagliapasta fate delle strisce e separatele così che non attacchino tra loro: una alla volta iniziate ad assottigliarle con il palmo delle mani e allungate fino a ottenere pici della sezione di uno spaghetto più grosso(circa 3 mm). Mano a mano formate dei piccoli nidi di pasta, spolverate con abbondante farina e distribuite su un telo infarinato.
- Fate soffriggere l'olio con gli spicchi d'aglio, sbucciati e schiacciati.Fate cuocere a fuoco molto basso per circa 5 minuti fino a quando l’aglio non diventa leggermente dorato.
- Versate la polpa di pomodoro, mescolate e cuocete a fuoco basso per circa 10 minuti. Regolate di sale e tenete al caldo.
- Fate cuocere i pici in abbondante acqua salata: ci vorranno pochi minuti, mescolate spesso così da evitare che attacchino sul fondo, scolateli e insaporite con la salsa e pecorino a piacere.
6 comments
Che meraviglia….
a parte le foto, che sono bellissime… quelle camice appese mandano un’aria di casa.. cioè un’aria vera, nel senso che danno l’idea di realtà…e non di set fotografico preparato……..la campagna è qualcosa che ti tocca il cuore e capisco la tua “difficoltà” nel dover raccontare tutto l’insieme..ma ….lei..”Regula” i suoi vestiti.. questo stile tutto suo fantastico che si inserisce in quel clima agreste .. è bellissimo…
Grazie per averci PORTATE lì… tu ci sei (RI)tornata , io arrivata…ora..
Grazie Manu..
baci..
Manu.. (ehm mi fa un po’ impressione tutte ste Manu.. hihihiii!)
Ciao Manu (eh sì quante Manu!) Felice di avervi portate un po’ lì con me: confermo tutto, la bellezza del paesaggio e delle persone che avevo con me, quei colori, il clima che si respira…emozionante!
e io, come la primavera quest’anno, arrivo in ritardo qui sul post, dopo una decina di giorni a dir poco complessi! Ma ci sono, e ti ringrazio ancora una volta per regalarci a ogni edizione la tua emozione, la tua professionalità, la tua competenza e la tua unicità! La prossima edizione edizione è già qui che piano piano si risveglia sotto la cenere, e sarà ancora una volta splendida, perché saremo tutte insieme!
Presto o tardi non conta, lo sai, conta proprio quello che hai detto tu, il fatto di essere lì e regalarsi l’un l’altra qualcosa ogni volta.
Sto già immaginando come sarà! Un abbraccio
Non so cosa mi delizi di più della cucina di queste mie terre – adottive – di Siena: se i pici, in tutte le loro mille varianti, o la zuppa di pane, se il pan co’ santi o la schiacciata con l’uva…e non so cosa mi conquisti di più dei loro paesaggi, se le colline dolci delle Crete al tramonto o i filari del Chianti in autunno, se la Piazza del Campo brulicante di vita o certi minuscoli paesini arroccati sopra la Val d’Orcia. So che la bellezza vale tanto, quando si tratta di qualità della vita, molto più di tante altre cose. E tu sei sempre in grado di coglierla e di trasmetterla.
Anch’io ho preparato un piatto di pici per i miei lettori di recente, adoro farli in casa, sperimentare farine diverse, condimenti dettati dalle stagioni. Mi piacerebbe mangiarli insieme! E sarebbe bello se, quando sarai di nuovo qui, avremo lo spazio entrambe per ritagliarci un vero momento di incontro, incorniciate dallo splendido ottobre senese! Noi speriamoci, il tempo è ancora tanto 😉
Diciamo che la Toscana è una di quelle regioni che lasciano solo l’imbarazzo della scelta per quanta bellezza offre 😉 Dobbiamo organizzarci per bene questa volta, di tempo ce n’è per scrivere il nostro piano d’attacco…vediamo cosa siamo in grado di fare 😀