On air:”Will you still love me tomorrow- Amy Winehouse”
Aveva ragione lei nel chiedere “Come va il pane?“. In un eccesso di presunzione credevo anche di aver compreso quella sua domanda apparentemente così semplice. Colpa della mia ingenuità di figlia e nipote, in quella domanda vedevo solo la delicatezza delle nonne, l’interesse per una pratica che non era mai appartenuta a quelle mani stanche, non volevo andare oltre, cercare a fondo.
Davanti a un pane che cresce ho sempre dimostrato la mia debolezza, presa più dal suo trasformarsi che non dall’importanza del suo essere concreto. Il pane è stata la mia scuola, la mia evoluzione, ma dovevo perderlo per imparare nuovamente a conoscerlo.
A pensarci bene, il pane è un po’ come la libertà, come le persone, troppo spesso lo diamo per scontato.
Il pane è l’antidoto alle mie giornate, arresta i secondi per moltiplicarli, esattamente come si moltiplica in volume il suo aspetto; rallenta la fretta, forma i ricordi, trattiene il respiro; impasto per non dimenticare, per frenare, per capire; impasto per avere un profumo da condividere, ma per avvicinarsi a questo stato di grazia è necessario abbandonarsi e imparare a “sentire il pane”, proprio come diceva lei.
Non si forza il pane, c’è bisogno di delicatezza e sensibilità per capirne i mutamenti, mi affascina quel suo essere vivo, il microcosmo che nasconde sotto la sua superficie. È un’incognita sempre aperta, una variabile continua che richiede attenzione negli sguardi e costanza nei gesti.
Di ritorno dal Three Acres Creative Gathering, avevo bisogno di sentire che il nostro sentirci a vicenda non era cambiato: sono una persona che si perde facilmente, mi confondono la gente, gli incontri, gli accadimenti, ma quando sono a casa sono limpida come questo cielo. E la mia forza si racchiude in quell’orizzonte ondulato, in quegli occhi cavi, fondi come la terra, nera.
Una pagnotta semplice, realizzata con farina di grano tenero e di grano Tritordeum, un cereale derivato dall’ibridazione tra un grano duro e un orzo selvatico: non un grano geneticamente modificato, sia chiaro, ma la risultante di anni di ricerca. Un cereale a basso contenuto di glutine, ricco di fibre e di antiossidanti.
Il licoli utilizzato è stato rinfrescato con un rinfresco più forte (3 parti di acqua e farina su 1 di lievito) così da ottenere una lievitazione più spinta e un profumo più delicato.
Il mio modo per tornare a sentire il pane, la mia risposta alla sua domanda che suona sempre nelle orecchie e nel cuore, anche adesso che lei non c’è più.
Buona settimana,
Manuela
- 200 g di licoli rinfrescato e attivo
- 350 g di farina di grano tenero tipo 1
- 150 g di farina di tritordeum
- 300 g di acqua
- 10 g di sale fino
- h. 9.00: sciogliete il licoli in ¾ dell'acqua, unite le farine e amalgamate, poi fate riposare 30 minuti coperto da un canovaccio umido.
- Aggiungete il sale e l'acqua rimasta, lavorate fino ad amalgamare il tutto. Fate riposare 15 minuti, poi lavorate ancora e coprite.
- Fate lievitare a 25 °C, dopo 3 ore formate la pagnotta.
- h.12.45: schiacciate delicatamente l'impasto su una spianatoia appena spolverata con un poco di farina, fate un giro di pieghe a libro e ruotate di 90 gradi.
- Arrotolate il lato lungo cercando di stringere leggermente, chiudete i bordi e richiudete la pagnotta. Riponete in un cestino infarinato a lievitare in frigorifero per 1 ora e 30. Scaldate il forno a 230°C.
- h. 14.15: riprendete la pagnotta, fate riprendere temperatura per 40 minuti circa (valutate sempre in quali condizioni di temperatura state lavorando) quindi infornate per 45 minuti circa.
- Sfornate e fate raffreddare prima di tagliare.
2 comments
Potrei fare qui il copia&incolla del commento al post precedente, perchè le parole si adatterebbero benissimo e anzi, sarebbero una conferma della conferma! 🙂 Tu per me sei questo, da sempre, dal primo giorno, da quando ancora non eravamo cosa siamo ora, ma io seguivo l’odore del pane e pian piano mi avvicinavo… oggi vedo ancora più croccantezza, una crosta definita e più sicura e tante bolle di respiro… uh, quante, larghe, grandi, con tanta voglia di ossigeno!
Finalmente dopo così tanto tempo riesco ad essere con voi un attimo. Le tue descrizioni puntuali ma al contempo ariose e sempre impastate del tuo sentire, mi hanno spinta a provarci. Ecco oggi ho mosso i primi passi per generare la “mia pasta madre”…..senza glutine. Non vedo l’ora di sperimentare anche tutto questo tuo antico e prezioso sapere!