On air:” Boyish- Japanese Breakfast”
Quando ero piccola amavo il vento, la sua forza, quel suo battere deciso, la sua capacità di prenderti per i capelli e scompigliare tutto; mamma gli dava dei nomi, sapeva distinguerlo, lo chiamava tramontana o Föhn, mi ammoniva quando mi vedeva già decisa sulla soglia di casa, pronta a partire per l’ennesima battaglia.
Ma io non sentivo il bisogno di proteggermi, per quello bastavano appena i pochi vestiti che avevo addosso: uscivo e urlavo, urlavo forte contro di lui e con lui. Gridavo per dimostrarmi più caparbia, senza paura, gridavo e ridevo, in quel crescere, nell’elettricità che solo il vento e certi amori sanno trasmettere, ma quei rami secchi che cadevano riuscivano in qualche modo a spaventarmi.
Alla fine di settembre e nelle prime settimane di ottobre il vento torna a parlare: arriva senza motivo e porta via con sé gli ultimi giorni caldi, trascina a terra i rami più esposti e i malli secchi, ma anche i frutti pieni. È il suo modo per aiutarci a riempire le ceste prima dell’inverno, ci costringe a guardare dove poggiano i nostri piedi, a sentire l’odore della terra.
Abbiamo riposto la legna e con calma inizieremo a ripulire anche le aiuole; le passeggiate, le poche che si riescono a fare, hanno preso un ritmo più lento, come se questo camminare ci riportasse altrove, come se non volessimo arrivare alla fine del sentiero.
Dopo il passaggio del vento rimane ben poco dell’estate: con l’aria fredda cambiano i colori sugli alberi e le piante iniziano a rallentare definitivamente. Il rabarbaro fatica a gettare nuove foglie e gli ultimi lamponi faticano a prendere quella sfumatura piena che s’intravedeva tra i rami.
Come una bella appendice, l’autunno racconta quello che non era ancora stato detto dell’estate: così tornano per un attimo rapidissimo i verdi accesi, quasi primaverili, i rossi pieni e quelle tinte che sembravano essersi perse nel caldo di certe giornate afose.
Questa pie è la sorella estiva della più nota apple pie: se non avete a disposizione il rabarbaro, aumentate la dose delle mele da inserire nel ripieno e unite gli aromi che più amate per dare un tocco di profumo.
La base, preparata con farro e farina semintegrale, può essere sostituita da una briseé classica, ma il gusto finale risulterà sicuramente più neutro, a voi la scelta!
Buona settimana,
Manuela
- Per la base
- 100 g di farina di farro
- 150 g di farina tipo 1
- 125 g di burro freddo a pezzetti
- 4 g di sale
- 1 cucchiaio di zucchero di canna
- acqua ghiacciata q.b.
- Per il ripieno
- 4 mele ( mele da forno o Granny Smith, pelate e ridotte in cubi 1,5 cm)
- 150 g di rabarbaro pulito e ridotto in cubi
- 50 g di lamponi
- il succo di mezzo limone
- 3 cucchiai di zucchero di canna + altro per lo spolvero
- 2 cucchiai di farina di mandorle
- 1 uovo
- Gelato alla vaniglia o panna fresca montata per servire
- Preparate la base: lavorate rapidamente il burro a tocchetti con le farine, il sale e lo zucchero fino ad avere un briciolame omogeneo, unite acqua quanto basta (circa 50 ml) e lavorate rapidamente; formate una palla, avvolgete nella pellicola e fate riposare in frigorifero almeno 30 minuti.
- In un tegame unite le mele, il rabarbaro, il succo di limone, lo zucchero e saltatele per 10-15 minuti, fino a quando la frutta si sarà ammorbidita. Trasferite in una terrina e fate raffreddare completamente. Unite i lamponi e tenete da parte.
- Scaldate il forno a 180°C, dividete in due l’impasto (una parte leggermente più grande dell’altra) e stendetelo in due fogli a uno spessore di 4 mm. Foderate uno stampo da 20 cm con l’impasto più ampio, spolverate con la farina di mandorle e la frutta. Coprite con l’altro foglio di pasta, sigillate ed eliminate eventuali eccessi. Incidete la superficie con dei tagli a raggiera, spennellate con l'uovo leggermente sbattuto e spolverate con poco zucchero di canna.
- Cuocete per 45 minuti. Servite tiepida con una pallina di gelato o un cucchiaio di panna fresca montata al momento.
2 comments
L’hai salutata benissimo l’estate… o lei ha salutato te? In verità, vedo uno sguardo reciproco e complice… lei che ti ha dato gli ultimi regali e tu che hai saputo renderle onore… il vento che cambia ma non smette di soffiare, scompiglia sempre i capelli anche se tra poco annoderemo al collo una sciarpa… ma c’è tempo, adesso è bello crogiolarsi in questa stagione di passaggio, un po’ a metà, in cui il verde è ancora presente ma c’è voglia di calore, in cui i lamponi giocano con le mele, in cui il rabarbaro diventa un outsider che sbuca a sorpresa e aiuta a rinforzare il rosso… c’è tanto qui, sai? Più ingredienti, più colori, più direzioni… e anche più sensazioni. E io sono qui, con te… come testimonia anche quel piattino… 😉
Avevo scritto questo post durante il mio ultimo giorno di vacanza, ma dal cellulare non riuscivo a pubblicare. Problemi di connessione o di subconscio che mi dicevano “sei in vacanza, stacca la spina”, chi lo sa. Comunque per darti un’idea, un’unica settimana di vacanza dopo un trasloco che nel mezzo ha visto un parto- o viceversa, io penso a quando fare questa torta che tanto mi era piaciuta. Credo di aver espresso bene la mia ammirazione per le tue ricette e per questa in particolare. Nel mentre sono tornata dalla vacanza, ho preparato la brisé, vediamo se domani la nuova arrivata é di un umore tale da permettermi pure di pensare al ripieno e alla cottura… io ci spero!