On air:”Sleep on the floor- The Lumineers”
A settembre nessuno di noi avrebbe creduto che l’estate sarebbe tornata così in fretta.
Lasciavamo alle spalle i colori pieni, i verdi e la luce infinita delle prime settimane di giugno; ci aspettavano i rami spogli e le ombre scure, poche ore di luce da centellinare.
Invece è di nuovo qui la stagione dei giorni lunghi, delle domeniche trascorse con le mani dentro la terra, dosando energie e cose da fare.
È nuovamente qui la leggerezza delle prime settimane di giugno, segnate dalla felicità della fine della scuola e da quel senso di pienezza e di allegria. Ci scalda un sole ancora non troppo invadente, oro da respirare.
Le erbe nei prati crescono rapide, sempre pronti a un nuovo sfalcio; i pochi ritagli di terra ancora immacolati si vestono di una crosta screpolata, fatta di piccole fessure, chiamano acqua e nutrimento.
Dopo una lunga giornata nell’orto, non importa quanta stanchezza abbiamo accumulato, ci sono riti che riescono ancora a definirci, anche dentro casa: la luce morbida che batte contro la pelle liscia del pane, la frescura della cucina in penombra sembrano chiamarmi. Questa è ancora la mia comfort zone, lì nulla può far male.
Scelgo un pane che faccia il suo corso lentamente, per darmi il tempo di pensare al resto.
L’orto e il lavori di giugno.
Giugno è un mese ricco, pieno di lavori: semine, trapianti e raccolta richiedono tempo e costanza, ogni giorno ci si deve dedicare all’orto. In questo periodo si iniziano a ombreggiare gli ortaggi, a garantire i sostegni per le piante più alte, come pomodori, melanzane e peperoni.
Per la sezione orto, il nostro focus va a uno degli ortaggi (ma sarebbe più corretto dire frutto) che più amo: il pomodoro. Se per le semine siamo ormai agli sgoccioli, siamo perfettamente in tempo per i trapianti.
Qui di seguito trovate la info grafica con qualche consiglio per iniziare.
Pane di semola e una ricetta per i crostoni.
Per tornare alla nostra pagnotta e ai lievitati, ho volutamente scelto di sfruttare le temperature in salita di questo periodo per una lunga fermentazione in frigorifero, il forno invece è stato il mio alleato per la cottura in pentola.
A volte però lo ammetto, non mi riesce di aspettare: se da una parte sono capace di lunghissime attese, dall’altra compenso con un’immaturità degna di un bambino.
Così mentre il mio pane si formava in completa lentezza, dall’altra mi lasciavo affascinare dall’idea di un crostone estivo e fresco, arricchito da fette di pomodori verdi, ancora immaturi, leggermente aciduli.
Consigli e informazioni.
La farina di semola, così come l’integrale, richiede un procedimento specifico per poter essere lavorata: questo processo prende il nome di autolisi.
Questo tipo di lavorazione sfrutta l’autoevoluzione del glutine, così da garantire in fase finale un prodotto migliore e ridurne i tempi di lavorazione. L’impasto diventa particolarmente liscio e malleabile e sua la formatura più agevole: questo perché si sfruttano i processi fisici e chimici che hanno luogo durante il riposo dell’impasto.
I pomodori verdi, come le patate e le melanzane, che appartengono alla stessa famiglia, contengono solanina, una sostanza tossica che non si elimina nemmeno dopo cottura. Il mio consiglio è di non eccedere, ma di gustare solo pochi frutti per non appesantire troppo l’apparato digerente e non rischiare complicanze o intossicazioni.
Per il resto, non mi resta che augurarvi buon appetito e buona settimana!
Manuela
- 200 g di licoli (pastamadre idratata al 100%), rinfrescato 2 volte e attivo
- 550 g di semola di grano duro rimacinata
- 350 g di farina di semola Senatore Cappelli
- 630 g di acqua
- 18 g di sale
- Per i crostoni:
- 100 g di stracciatella
- 5-6 pomodori verdi
- 2 acciughe sott'olio
- basilico verde e viola
- 1 spicchio d'aglio
- sale q.b.
- origano fresco
- pangrattato q.b.
- olio extravergine
- La sera precedente, unite le farine e 550 g d'acqua, impastate fino ad amalgamare tutto, poi coprite e fate riposare per 30-40 minuti (autolisi).
- Riprendete l'impasto, aggiungete il licoli, l'acqua rimasta e infine il sale.
- Impastate fino a ottenere una massa liscia e tesa, poi mettete l'impasto in un contenitore leggermente infarinato e coprite.
- Fate attivare la fermentazione a temperatura ambiente per 1 ora, poi spostate nel ripiano più alto del frigorifero fino alla mattina successiva.
- Riprendete la massa, rovesciatela sul piano di lavoro, spezzate in due e formate le pagnotte.
- Riponete nei cestini a lievitare per circa 4 ore, sempre in frigorifero, oppure per la metà del tempo a temperatura ambiente.
- Scaldate il forno a 250°C e inserite una pentola di ghisa al suo interno (in alternativa potete usare una pentola di pirex).
- Rovesciate delicatamente le pagnotte sul tagliere infarinato, incidete e fate scorrere nella pentola. Cuocete per i primi 25 minuti a 250°C, poi altri 20 minuti a 220°C.
- Sfornate e fate raffreddare.
- Per i crostoni: tagliate 4 fette di pane, oliatele e fatele dorare in forno per circa 10 minuti a 170°C, oppure su una piastra rovente. Lavate e tagliate i pomodori, saltateli in un filo d'olio insieme all'aglio schiacciato. Non appena cominceranno ad ammorbidire, spolverate di pan grattato e salate al gusto.
- Togliete i pomodori e distribuiteli sulle fette di pane insieme alla stracciatella.
- Nello sesso tegame fate sciogliere due filetti di acciuga e usate questo condimento per insaporire le bruschette.
- Decorate con le erbe fresche e servite.
Consigli per gli acquisti:
- Di autolisi ne ho sentito parlare la prima volta sul web, poi al corso di Davide Longoni, infine dal maestro Piergiorgio Giorilli. Se cercate dei libri tecnici, ma accessibili, qui ci sono tutte le pubblicazioni del grande panificatore Giorilli. Oltre che di autolisi, si parla del mantenimento della pasta madre, di impasti diretti e indiretti e molto altro.
- La pentola di ghisa (cast iron skillet), come base di cottura, è un’ottima alternativa alla pietra refrattaria, anche se con alcuni limiti dati dalla capacità e dalla forma. Perfetta anche per altre preparazioni, è un piccolo investimento che mi sento di consigliare: con il dovuto trattamento iniziale e qualche accorgimento dopo ogni uso, si può dire che sia praticamente indistruttibile. In più è semplicemente bellissima, non trovate?
2 comments
La pentola di ghisa per il pane la sto puntando da un po’…una brava panificatrice di qui forse me ne presterà una, per capire se vale la pena investirci, che poco non costa. Se risolve il problema della mia crosta molle, che mi fa detestare il mio pane, metterò i soldi da parte senza pensarci un attimo! Ma usi anche il coperchio, nella prima fase della cottura?
Mi piace tutto, qua dentro, ogni sfumatura di questo post…giugno è sempre magico, carico di ispirazione e di energia, qui si sente in pieno 🙂
Un abbraccio
La pentola in ghisa l’ho puntata per lungo tempo anch’io, la cifra mi frenava tantissimo, ma ti posso dire che è ottima per molte cotture e, se non hai la refrattaria in forno, questa è una buona alternativa.
In questo caso non ho usato nessun coperchio, ho provato anche quello a suo tempo, ma, a parte per il no knead bread che avevo cotto nella pentola di pirex, gli altri tentativi mi avevano lasciata un po’ perplessa: crosta molliccia e umido all’interno. Bocciato!
Giugno ci dà tanto da fare, ma come sai i colori e i profumi compensano lo sforzo 😀
Un abbraccio a te!