On air:”Space Oddity- David Bowie”
Pare immobile, una vecchia istantanea sbiadita, il tempo, appeso sui rami degli alberi, gli stessi alberi che abbiamo visto cadere uno dopo l’altro sulla strada, nei boschi, lungo le scarpate.
A distanza di una settimana, la pioggia ha ancora la meglio sul sole: rari sprazzi di luce si fanno spazio tra le nuvole dense. Il paesaggio, pur sempre identico, sembra cambiato, o forse sono io a non essere la stessa.
Non è stato facile tornare a scrivere oggi.
Non per mancanza di tempo o di voglia, quello no. Né per mancanza di ricette o di cose da scrivere.
La pioggia ha lavato via la normalità, riportandoci velocemente davanti alla realtà più cruda.
È una somma di sentimenti strani quella che provo: una grande tristezza, rabbia, impotenza. Camminando nell’orto o ai margini del bosco, osservando i danni causati dal maltempo, non mi ero mai sentita così.
E non perché questi siano poi tanti o irreparabili: ci sono, senza dubbio, come ci sono stati molti disagi, ma quello che sconvolge è il panorama generale, la potenza dell’impatto, quello che accade da giorni in tutta la penisola e che ci ricorda la fragilità degli equilibri naturali.
For here am I sitting in a tin can
Far above the world
Planet Earth is blue
And there’s nothing I can do.
Da qualche parte si deve ricominciare, anche quando mente e cuore spingono altrove.
Ho preparato questi ravioli di segale in una mattinata stranamente libera da scadenze e dal lavoro: ultimamente ho cucinato più spesso per dovere che per piacere, dimenticando che la cucina deve essere un modo di sentire, un momento di pura gioia e creatività. Non che questo sia necessariamente una condanna, ma non è quello che voglio.
Molti di voi mi avevano già chiesto la ricetta su Instagram e sulla mia pagina di Facebook, così ho deciso di ripartire proprio da qui: non ho scattato altre foto, non ho abbellito nuovi set e il risultato è forse scarno, ma molto più vicino alla realtà di quanto non lo siano altre immagini scattate fin’ora.
A chi mi ha aspettata fino a oggi, grazie.
Manuela
- 240 g di farina di grano tenero tipo 2
- 160 g di farina di segale macinata a pietra
- 4 uova
- Per il ripieno
- 3 patate medie
- 200 g di toma stagionata di capra
- 1 porro piccolo
- olio extravergine q.b.
- sale fino q.b.
- Per la salsa
- 100 ml di brodo vegetale
- 8 pistilli d zafferano
- salvia, timo
- Una noce di burro
- Per il ripieno: bollite le patate in acqua con un pizzico di sale per 40 minuti ( o fino a quando saranno morbide), quindi pelatele e passatele nello schiacciapatate. Lavate il porro e tagliatelo a rondelle, soffriggete in poco olio, unite le patate, insaporite, quindi lasciate intiepidire. Frullate fino a ottenere una crema omogenea e riempitevi una sacca da pasticcere.
- Tagliate la toma a dadini e tenete da parte.
- Per la salsa: mettete in infusione lo zafferano nel brodo caldo.
- Per i ravioli: disponete le farine a fontana, rompete al centro le uova e impastate. Dopo aver lasciato riposare l’impasto, tirate una sfoglia a 1 mm e distribuite su di essi una noce scarsa di ripieno, un paio d cubetti di toma, piegate la pasta e sigillate i bordi, poi tagliate con un bicchiere o un coppapasta da 8 cm e formate delle mezzelune. Unite i due capi e avrete ottenuto i vostri ravioli.
- Disponete la pasta ripiena su un vassoio infarinato.
- Tuffate i ravioli per 3-4 minuti in acqua salata, scolate con una schiumarola e trasferiteli in un tegame ampio con il burro fuso e le erbe. Unite il brodo caldo con i pistilli e qualche cucchiaio di acqua di cottura.
- Amalgamate i ravioli, fate rapprendere la salvia e servite.
Approfondimenti e letture:
- C’è patata e patata. Lo sanno bene i ragazzi di Paysage à Manger che si sono specializzati nella coltivazione di patate di montagna e non solo: patate antiche e rare, patate gourmet e per tutti i giorni. Per quanto non sia facile trovare le loro patate al di fuori del territorio della Valle d’Aosta, potete incontrarli nelle fiere di settore (io li ho scoperti a Paderna!).
- Gli eventi di questi giorni, mi hanno portata inevitabilmente a riflettere sul mio modo di agire, di cucinare, di fare la spesa. Alcune buone pratiche, una volta diventate abitudini non sembreranno più tanto difficili da realizzare. Qui trovate il pdf che Slow Food offre come guida al consumo: informazioni e consigli utili per una tavola più consapevole.
3 comments
Che ricetta meravigliosa, mi viene voglia di lasciar perdere tutto, prendere il mattarello e mettermi al lavoro!
Ricominciare e cominciare, chissà quale è il punto in cui si sfiorano e si passano la mano…
A volte quel “ri” che precede è un passo nuovo di zecca, altre volte è un ripercorrere un sentiero soltanto interrotto per un po’, altre volte ancora è un rafforzativo che sottolinea l’intenzione di continuare nella direzione presa (e scelta)…
Ogni giorno ci sono prime volte, ogni momento è quello buono per iniziare, ci sono giorni in cui far silenzio e altri in cui tornare, ci sono eventi che non possiamo controllare e che ci lasciano inermi, ma c’è sempre un giallo che ci aspetta al solito posto, che colora un cielo o una pasta, un sorriso o una torta, un viaggio o un’attesa… se tu torni, io sono qui senza essermene mai andata 🙂
Questa è la Manuela che preferisco, quella che cucina e scrive col cuore. E si sente, trasuda da ogni parola e da ogni immagine. Quindi bentornata 🙂
Qui da me il maltempo non ha fatto disastri, ma conta poco che siano qui o altrove: quando la natura urla, mi pare di sentirla ovunque io sia. Negli ultimi anni urla sempre più forte, e la consapevolezza che la responsabilità è in parte nostra pesa ad ogni nuova tempesta e ad ogni nuova pianta, animale, porzione di suolo fertile che scompare per sempre.
Le azioni quotidiane sono senz’altro la cosa più importante da cui ripartire. E a volte sanno essere estremamente gustose, come un piatto di pasta fresca fatta in casa. Questa mi attira moltissimo, la proverò!