On air:”Fats Waller – Ain’t Misbehavin'”
È complesso da racchiudere in poche righe quasi un anno di silenzio. Si potrebbe iniziare a raccontarlo dai colori, o dai profumi della vigna, ma non basterebbe.
Potrei raccontartelo parlandoti di quelle ore che mi hanno tenuta distante da qui: le ore strette, strette, che sembrano non bastare a fare un giorno, che iniziano la mattina presto e si allungano fino alla notte.
Potrei dirti che in cucina i silenzi sono un lusso e che più spesso è il rumore che ci accompagna: quello costante e ripetitivo dei coltelli al lavoro, quello dei passi allenati che salgono e scendono le scale che portano fino in cantina, di forni che suonano, di condimenti che sfrigolano e di musica, costante, a volte assordante, per coprire la stanchezza.
Ti potrei raccontare del rumore più delicato delle confidenze o di quello delle voci tese, che si aggrovigliano nelle ore di punta insieme alle comande.
Sono sempre stata una fan dei silenzi, delle parole taciute, non di certi vuoti colmi di rabbia, ma dei silenzi buoni, che sono più spesso una forma di conoscenza e che lasciano lo spazio e il tempo per raggiungerti o per ritrovarti.
Eppure al tempo stesso amo le parole, mi piace sceglierle, osservare come cambia il suono di uno scritto, il potere calmante e rigenerativo di certe frasi, soprattutto nel caos.
Ho impiegato quasi un anno per tornare a scrivere sul blog: avevo bisogno di silenzio, mentre tutto intorno correva e urlava, avevo bisogno di spazio per far entrare le tante cose dette, fatte e imparate in questa nuova esperienza che è stata la cucina.
L’intera stagione appena trascorsa ho lavorato in cucina all’Agriturismo La Costa e questa esperienza mi ha assorbita e plasmata nuovamente, come una seconda pelle.
A quarant’anni suonati, diciamolo, non è sempre facile farsi guidare, inciampare e ammetterlo, modellare un pensiero e non sentirsi nuovamente persi. Ma desideravo mettermi alla prova da sempre e mi ci sono buttata, ancora una volta a testa in giù, dentro fino ai talloni, tenendo il respiro più forte che si poteva.
Cosa ho imparato?
Che continuo ad amare la cucina, anche dopo tutti i tagli, le bruciature e le imperfezioni dei piatti che ho lasciato uscire anche durante i servizi più folli. Che la amo ancora di più, forse, perché ne conosco da vicino il sacrificio e la costanza che va messa per ottenere un buon risultato.
Che la cucina di casa è una coperta, una coccola, una nonna gentile: perché ti permette errori grossolani, tempi distesi e chiacchiere leggere che la cucina della ristorazione non accetta.
Perché ti racconta sempre le stesse storie, ma senza il timore di risultare noiosa.
È stato allora che le mie domeniche (che poi sono dei martedì) hanno ripreso ad avere il sapore di casa e delle cose semplici: una cassa di mele, un dolce classico, ho capito che non avevo bisogno di altro, solo di ritrovarmi.
Quando ami qualcuno o qualcosa, il bene non si misura in quantità, ma in qualità.
Così ho reimparato a fare mio il tempo che avevo, a non affannarmi per apparire più di quello che non sapevo dare e rieccomi qui, anche sul blog. Scrivere nuovamente era una promessa che avevo fatto a me stessa, l’occasione per farlo è stato un evento speciale.
La mia nuova compagna di giochi
A riportarmi nella cucina di casa e sul blog ci ha pensato Kenwwod: l’occasione era quella di conoscere più da vicino il nuovo Cooking Chef XL, non potevo certo perdere l’occasione per farlo…Non io che vivo con una planetaria come prolungamento degli arti da almeno vent’anni! 🙂
Insieme scopriremo tutti i vantaggi e i segreti di questo gioiello della tecnologia per la casa e come sempre ci saranno le mie ricette, i consigli e la mia esperienza messa a vostra disposizione.
È stato facile scegliere quale fosse la prima ricetta con cui volevo testare la macchina.
Una piccola cassa di mele Annurca che mia madre mi aveva regalato aspettava di trovare il proprio destino e sul comodino c’era un libro su cui mi ero già appuntata un paio di ricette da testare.
Il burro di mela è ormai un classico qui: la salsa che si addensa fino quasi a caramellare, il profumo intenso e concentrato della frutta e della cannella che persiste tra le mura domestiche anche a distanza di qualche ora. La preparazione, senza zucchero, è di una semplicità disarmante, ma gli utilizzi sono davvero tanti: in aggiunta a yogurt o porrige, come sostituto di una parte del burro in ricetta o come addolcente.
Per la realizzazione del burro di mela vi rimando alla pagina di Kenwood Club, lì trovate il procedimento passo-passo.
Per il suo utilizzo invece vi lascio la ricetta dello strudel viennese che trovate sul libro di Christophe Felder e Camille Lesecq “La mia piccola pasticceria”.
Una ricetta a dir poco perfetta, che ho modificato solo per il quantitativo di burro e zucchero nel suo ripieno.
Quindi bentornati a voi e ben tornata a me!
Manuela
- Per la pasta strudel
- 350 g di farina+ altra per spolverare
- 1 uovo
- 150 g di acqua fredda
- 1 pizzico di sale
- 1 cucchiaio di olio di semi di girasole
- 200 g di olio di semi di girasole
- Per la guarnizione e la finitura (considerare x2 se si vuole usare tutta la pasta strudel)
- 5-6 mele Annurca
- 10 ml di rum scuro
- 40 g di zucchero semolato
- 1 cucchiaino di cannella in polvere
- 25 g di mandorle tritate
- 40 g di uvetta
- 30 g di burro
- 3 cucchiai di burro di mela (sostituiscono 20 g di zucchero e 30 di burro)
- zucchero a velo
- Il giorno precedente preparate la pasta: lavorate in planetaria la farina, l'acqua, l'uovo, il sale e lo zucchero. Alla fine unite il cucchiaio d'olio, fate assorbire e formate una palla.
- Adagiatela in una ciotola ampia e coprite con l'olio di semi, fate riposare 10 minuti, poi eliminate l'olio, coprite e lasciate riposare in frigorifero.
- Questo lavoro si fa per evitare che la pasta si secchi.
- Il giorno dopo riprendete l'impasto 30 minuti prima di stendere.
- Sbucciate le mele, eliminate il torsolo e tagliatele a fettine.
- Mettete le mele, il rum, lo zucchero, il burro di mela, l'uvetta, la cannella le mandorle in un recipiente e mescolate.
- Coprite il piano di lavoro con un canovaccio e infarinatelo leggermente.
- Stendete la pasta sopra il canovaccio con l'aiuto del mattarello: deve essere molto sottile, quasi un velo, ma soprattutto deve essere regolare per non avere punti troppo spessi che in cottura resterebbero duri.
- Scaldate il forno a 180°C.
- Sciogliete il burro e spennellatelo sul fondo in modo omogeneo. Spolverate con lo zucchero semolato e farcite con le mele. Potete fare un unico strudel più grande o distribuire la farcia lasciando un paio di centimetri di vuoto per fare dei piccoli strudel.
- Con l'aiuto del canovaccio, richiudete e infornate per circa 30 minuti ( se grande anche 40).
- Sfornate e, una volta freddo, cospargete di zucchero a velo.
Info e riferimenti
- Di mese in mese troverete le mie creazioni sulla pagina di Kenwood Club, ma se preferite potete seguirmi anche sui loro canali Facebook e Instagram
- Il libro di Felder, che altro aggiungere! Natale si avvicina, se fossi in voi scriverei una bella lettera a chi di dovere! Christophe Felder e Camille Lesecq “La mia piccola pasticceria”, Guido Tommasi Editore.