L’estate sembra così lontana alle porte di marzo: i nostri piedi sporchi di terra, il sole arancio sulla pelle, i pomeriggi distratti in giardino sono ricordi sbiaditi, ma la verità è che quelle patate coi germogli tirati verso la luce, parlano più dell’estate che di questa stagione ormai agli sgoccioli.
La dispensa, alla fine dell’inverno, è lo specchio di ciò che sembra dimenticato: come la bocca sorridente e sdentata di un bambino, offre il poco che conserva ancora senza accennare la minima disperazione. Si svuota, ma senza allarmi, consapevole che una stagione più gentile è già dietro l’angolo.
La scorsa settimana ci siamo presi una brevissima pausa: qui l’inverno sembrava non volersi togliere di dosso quell’aria primaverile, così abbiamo scelto di andare altrove, non fosse altro che per sentire la pelle farsi bella e riempirsi gli occhi della luce bianca della neve.
Da Saint Jacques, frazione di Champoluc, abbiamo percorso il sentiero a destra della chiesetta e siamo arrivati al Rifugio Ferraro. Quattrocento metri di dislivello e un’ora e trenta circa di cammino, per noi che avevamo piedi poco esperti a cui insegnare la salita.
Camminando c’è tempo per riflettere, per capire dove stai andando, ci si rende conto dei propri limiti e di come puoi scegliere di affrontarli.
N. 3 alla fine della salita è scoppiato a piangere, di un pianto liberatorio che mi ha quasi commossa e io voglio immaginare che tra qualche anno questo momento servirà a renderlo più forte.
In qualche modo, ognuno di noi lascia un’impronta, in cucina, nelle persone che ha vicino o nell’ambiente intorno. Quello che conta nel percorrere un cammino non è né la fatica, né il tempo impiegato, ma il sapore che rimane.
Quel pianto che diventa prima risata, poi soddisfazione e felicità.
In cucina, come nella vita, voglio che la mia impronta sia un passo lieve, appena accennato, non un solco profondo quanto una ferita: voglio percorrere cicli naturali, che leghino le stagioni come un nastro leggero, come la cosa più naturale.
Marzo si fa vicino e le patate raccolte alla fine di agosto pare che lo sappiano senza che ci sia bisogno di spiegarlo; ancora poco e quei germogli allungati verso la luce finiranno nuovamente sotto la terra in cerca di una nuova identità.
Quest’anno la nostra nuova semina avrà un quid in più: le patate da semenza che finiranno sotto terra sono alcune delle varietà protette dal Consorzio della Quarantina, la quarantina bianca e la cannelina nera, recuperate in occasione del Mandillo dei Semi di Ronco Scrivia.
Questa ricetta vuol essere un omaggio a questo fin di stagione, ai sentieri stretti, alle ultime patate e ai sapori della Valle d’Aosta.
Ho condito gli gnocchi con del radicchio tardivo brasato e alcuni dei funghi raccolti la scorsa estate: per conservare i finferli potete congelare i funghi, oppure potete essicarli e poi ridurre tutto in polvere. Dopo tanti anni di prove, posso affermare che trovo questo metodo quello ideale per un fungo così profumato.
Inutile dire che per gli gnocchi sono necessarie patate “vecchie” e farinose, che si lavorano più facilmente. Se avete un fornitore o un contadino di fiducia, il periodo migliore per la loro preparazione va proprio nel periodo invernale, prima che le patate, con l’aumento delle temperature, inizino a germogliare.
Non mi resta che augurarvi buona settimana, Manuela
- Per gli gnocchi
- patate a pasta bianca o rossa 1 kg
- farina di grano tenero 00 250 g
- tuorlo 1
- sale un pizzico abbondante
- fontina Valdostana D.o.p. 150 g
- radicchio tardivo 1 cespo
- finferli decongelati 150 g
- finferli in polvere a piacere
- salvia 1 mazzetto
- burro 50 g
- sale q.b.
- pepe bianco q.b.
- Lavate e strofinate le patate da eventuali residui terrosi. Scegliete delle patate di uguale dimensione così da non avere problemi in cottura.
- Fate cuocere in una pentola a pressione per circa 15 minuti. Fate intiepidire, eliminate la buccia e schiacciatele nello schiaccia patate.
- Fate una fontana e unitevi la farina, il sale e solo alla fine a impasto quasi freddo, il tuorlo.
- Amalgamate e formate dei filoncini da cui ricaverete delle noci di impasto.
- Riempite gli gnocchi con la fontina fatta a cubetti da 0,5 cm e chiudete bene.
- Fate passare su una forchetta o un rigagnocchi di legno e fate riposare su un piano infarinato.
- Portate a bollore una pentola capiente piena d'acqua.
- In un tegame fate fondere il burro con la salvia, unite i finferli e fate saltare a fiamma vivace.
- Unite il radicchio già mondato e tagliato, brasatelo per 2-3 minuti e sfumate con mezzo mestolo di acqua calda.
- Salate, pepate e tenete da parte.
- Salate l'acqua, tuffate gli gnocchi, fateli cuocere fino a che non verranno a galla, quindi scolateli con una schiumarola e amalgamate con il sugo su fiamma vivace.
- Se necesario unitevi qualche cucchiaio di acqua di cottura per legare la salsa.
- Servite ben caldi.
10 comments
sarà un classico ma come molti ho iniziato a cucinare proprio gli gnocchi con la mia nonna, ogni volta che li preparo o vedo una ricetta sono felice 🙂 mi basta poco
un abbraccio
raf
Io gli gnocchi, figurati, li ho preparati per la prima volta quando andavo in università…però ho un bellissimo ricordo come te!
In questi ultimi giorni la primavera si è nascosta per accogliere meglio questo post, secondo me… 🙂 Così ci si gode pienamente la passeggiata sulla neve e si respira quel vero inverno mancato che serve per far venire ancora più voglia di primavera! Ma non posso fare a meno di notare che la luce già vira sul giallo e si è fatta più calda, grazie al sole che non ha resistito a stare dietro le nuvole… forse inconsciamente voleva intonarsi alle tue patate e al tuo piatto che in un rifugio assaggerei subito!
Mi piace, dopo aver conosciuto la Manu in campagna e al mare, aver sbirciato anche quella montanara… 🙂 E un po’ mi sento come numero 3, in questo periodo… altro motivo che mi rende vicina a te, a voi!
L’inverno e la primavera in questo periodo a cavallo, sembrano giocare anascondino. Si divertono anche più di noi a rincorrersi!
Sappi che N. 3 dopo il pianto si è lasciato scappare una bella risata, merito anche mio forse, che ho sdrammatizzato come mi piace fare,ma il suo sorriso era più brillante del solito, vedrai che sarà lo stesso anche per te!
Tra queste righe vedo come l’altro lato di ciò che ho scritto; quella parte di neve che speravo tanto di intravedere, quella nota gentile e di speranza che spesso non trovo in me.
Delle salite sono profondamente innamorata, non fosse che dopo si presenta sempre una discesa che, sarà per le ginocchia mal ridotte o la sindrome da ritorno, sta di fatto che le mie gambe tremano come foglie ogni volta!
Magari alla prossima uscita mi farò preparare un piatto così, una giusta e generosa consolazione per la fatica … oppure mi metterò a piangere come numero 3 … ma dubito che qualcuno si possa commuovere a tale scena!!! 😉
ps: non per metter fretta a queste stagioni già in netto anticipo sui tempi, ma non vedo l’ora che arrivi l’estate per vedere gli sviluppi della nuova semina 🙂
Ahahah anch’io non vedo l’ora di scorpire le nuove semine, di vedere come andrà!
A me la discesa e i ritorni metton sempre un po’ di malinconia, però al rientro il bello è avere una nuova storia da raccontare! 🙂
Direi che le patate sentano il calore ed inizino a germogliare é un problema che qui a Montreal per il momento non abbiamo… siamo molto in ritardo direi, quindi una chance a questi gnocchi potrei dargliela e come… o meglio, questi gnocchi potrebbero dare una chance a me, visto che loro sono perfetti io molto lontana dall’esserlo. Ho appena pubblicato la tua ricetta delle focaccine alla canapa, e già mi fai venire voglia di provare un’altra delle tue ricette… questo blog é come un negozio di caramelle, non si riesce a smettere!
Le foto della vostra gita sono meravigliose…
Ecco, io lo so che tu vorresti un po’ di caldo in più,ma credimi se ti dico che invidio quei gradi sotto lo zero 🙂
Adesso vengo subito da te, voglio correre a farti i complimenti, son già sicura che saran più che perfette!
Arrivo curiosa di vedere i tuoi gnocchi e mi ritrovo a leggere uno dei tuoi post, secondo me, più belli di sempre. Quando i ritmi della natura si rispecchiano così tanto nei nostri, vuol dire che non ci siamo allontanati poi così tanto. Almeno non tutti. E l’episodio della salita e del pianto di numero 3, che ti devo dire, ha un po’ commosso anche me. La ricetta è perfetta, in totale sintonia con tutto il resto, con la stagione che si chiude e con la voglia di aprirsi della successiva. E le tue patate speciali le assaggerei tanto volentieri, io che sono una delle prime fan di questo tubero meraviglioso!
Grazie della lettura e delle bellissime immagini, buona settimana a te.
Ecco, l’arcano è stato svelato 😉 Quando ho letto il tuo post l’altro giorno ho pensato che era pazzesco ritrovare le stesse tematiche,ma con te mi sento al sicuro, tranquilla.So che non c’è bisogno di sfondare nessuna porta 🙂 Io intanto mi segno “fare gli gnocchi a Claudia la prima volta che viene a trovarmi”! prima o poi… 😉