On air:” City of stars- piano solo- La La Land OST”
In certi giorni di febbraio la primavera sembra farsi concreta: noi lo sappiamo che si tratta solo di un riflesso dato dal sole, ma nei primi germogli che spuntano dal sottobosco è facile immaginare una nuova stagione.
Le campanelle bianche, la luce piana, distesa, che avvolge i tronchi e i prati che dal giallo virano a un nuovo verde: d’estate per l’aria fresca, d’inverno per vederlo sbocciare, il bosco rimane il mio luogo felice, il mio rifugio; la sua luce riesce a placare la corsa, a darmi un motivo per farmi fermare a riflettere o, più semplicemente, a respirare.
La campagna invece, sembra non aver ancora scelto quale strada prendere: i campi aspettano sotto la cenere di essere lavorati, le gemme sui rami hanno ancora l’aria di essere solo uno spunto, fatta eccezione per i mandorli e qualche ciliegio precoce.
Fermarsi rimane la più grande rivoluzione di questo tempo: darsi una tregua, un po’ come quei campi immobili, che imparano a volersi bene anche quando, intorno, tutto ci dice il contrario. L’amore per noi stessi è la chiave per la felicità: noi siamo la bilancia di quello che che accade, siamo noi lo specchio di quel qualcosa che fugge.
Tutto corre, finché non sei tu a decidere di fermarti.
Le scuse, le colpe, quelle sono solo carte buone da giocare quando sappiamo di non aver fatto abbastanza.
Da quelle foglie secche nascono le nuove idee, la mia via di fuga verso quello che non mi appartiene. In queste settimane sto rielaborando una parola: tempo.
Nella misura del suo passare, ma anche nella sua complessità. Il valore che gli attribuiamo, la sua ciclicità, la percezione che ognuno di noi ha di questo concetto così difficile da raccontare, ma che invade le nostre vite ogni giorno.
Il tempo torna anche in cucina, con le ricette tramandate da madre a figlia, nel ricordo di un periodo, con i dolci della tradizione e quella sensazione che, senza, mancherebbe qualcosa.
Così per onorare la settimana di Carnevale, ho scaldato l’olio e ho scelto di preparare le più classiche ciambelle: lo spunto è venuto dalla ricetta delle graffe preparate tempo fa per Corriere Cucina (qui il link alla ricetta). Niente patate, né farina bianca, niente uova, né latte, ma come allora anche in questo caso mi sono affidata a un pre impasto, a tempi di lievitazione lunghi, per avere una struttura finale più leggera e alveolata.
Una volta preparate le vostra ciambelle, potete passarle subito in una miscela di zucchero di canna e zucchero semolato extra fine, oppure, se preferite conservarle per consumarle in un secondo momento, disponetele in un contenitore ermetico a cui andrete a coprire il fondo con un foglio di carta assorbente. Difficilmente i fritti mantengono la stessa fragranza nel tempo: per rigenerare le ciambelle, passatele qualche minuto in forno a 150°C oppure al microonde.
Buona settimana a tutti!
Manuela
- Biga
- 200 g farina Petra 1 (farina di grano tenero macinata a pietra per lunghe lievitazioni W 330)
- 90 g d'acqua
- 2 g di lievito di birra
- Impasto
- biga
- 3 g di lievito di birra
- 250 g di farina di grano tenero 1 debole
- 200 g di farina Petra 3 (farina di grano tenero macinato a pietra media forza W 260-280)
- 150 g d'acqua
- 100 g di zucchero di canna
- 70 g di burro
- la scorza di un'arancia non trattata
- un pizzico di sale
- Per friggere
- 2-2,5 l d'olio di arachide
- +
- zucchero di canna fine e zucchero semolato extra fine per decorare
- Il giorno precedente a quello dell'impasto, preparate la biga: sbriciolate il lievito nella farina e lasciate lievitare a temperatura ambiente, coperto da pellicola, per 16-20 ore a seconda della temperatura esterna.
- Il giorno seguente, impastate la biga con il lievito di birra, l'acqua, lo zucchero e la farina. Unite il sale e la scorza d'arancia.
- Aggiungete il burro in due o tre volte e lavorate fino ad ottenere un impasto liscio ed elastico.
- Fate lievitare fino al raddoppio, poi stendete con il mattarello a uno spessore di 1,5 cm e con un coppapasta da 8 cm formate le ciambelle; fate anche il foro centrale con l'aiuto di uno stampo più piccolo e mettete a lievitare fino al raddoppio, coperte da pellicola, sia le ciambelle, sia le bombette ottenute dalla scarto.
- Impastate e ripetete fino a esaurire l'impasto, lasciando qualche minuto tra un'operazione e l'altra così da permettere al glutine di rilassarsi e diventare più facile da lavorare.
- Scaldate l'olio in una pentola a bordi alti: la temperatura ideale per friggere le ciambelle è di 170°C, tuffate due frittelle alla volta e rigirate più volte con una schiumarola.
- Scolate dopo 2-3 minuti a seconda della grandezza, passate nello zucchero e servite.
3 comments
Mi sono presa tempo per guardare e respirare le tue foto. Tempo per accarezzare con lo sguardo ogni dettaglio, quasi a volerlo far mio, come parte di un momento vissuto. E ho sentito sulla pelle il sole, quei raggi tiepidi. Il potere della suggestione o forse il potere di una foto ben fatta o forse solo il mio modo di accostarmi con empatia ad ogni scritto, ad ogni scatto, ad ogni pensiero.
Bello tutto…e buone queste ciambelle!
Eh la primavera… Sembra dietro l’angolo e poi con delle giornate come questa ecco che rientrammo nel quieto inverno e non mi dispiace sai? Avrò il tempo di gustare quello che le stagioni sanno regalarci ma senza avere fretta… Il tempo elemento prezioso delle nostre giornate, scandisce ogni attimo e noi possiamo decidere cosa farne e non è mai quello che vorremmo ma spesso quello che dobbiamo fare… In questa ricetta il tempo è importate, c’è un prima e un dopo che se non vengono rispettati rovinano tutti… Ho ancora tempo per friggere e questa settimana lo devo trovare! Buon pomeriggio mia cara!
Concordo Ely, oggi con la pioggia è stato bello aspettare la primavera ancora un po’. Purtroppo come di ci tu spesso dedichiamo il nostro tempo a quello che dobbiamo fare, non a quello che vogliamo…incredibile che spesso non si riesca a modificare il nostro quotidiano, io in qualche modo ci voglio provare cambiando le mie necessità, se funziona ti faccio un fischio! 😉