On air:”Resurrection fern- Iron & Wine”
La dispensa inizia a vibrare di echi vuoti: i vetri già pronti, aspettano il loro tempo uno accanto all’altro, senza far trasparire troppo la fretta. L’orto, se si esclude qualche ciliegia vanitosa, sembra ancora fermo: nessun chiaro segnale di cambiamento, colpa di questo maggio infreddolito che ha lasciato entrare un’aria più fresca tra le foglie verdi dei sambuchi; la sera ci perdiamo volentieri tra una zuppa calda e una coperta e se non fosse per la voglia di mare che si ravviva nei dialoghi, l’odore di primavera resterebbe ben fuori dalla porta di casa.
È in questo periodo che si comincia nuovamente a immaginare le vacanze estive: come un bambino che punta i piedi verso l’onda e poi scappa quando si sente raggiungere, anche noi accenniamo idee e possibilità, ma alla fine restiamo a guardare da lontano.
Il mare mi manca sempre: mi mancano l’odore e la ruvidezza dell’aria e della sabbia, che sfrega la pelle ed elimina il superfluo, mi manca il rumore di fondo, quell’eterno tornare, che si contrappone alla staticità delle colline, quel suo essere gentile e impetuoso.
Da bambina, potevo passare ore accanto a mia madre a osservare le sfumature dei molluschi e dei pesci: passavo e ripassavo i loro tentacoli tra le dita, correvo con il dito fino alla bocca, poi su a scoprire la pelle sporgente e morbida attorno ai loro occhi, mi affascinava quel corpo così diverso, slegato e rigido, e lei assecondava la mia curiosità quel tanto che bastava a saziarmi.
Per quanto non capiti spesso di mangiare pesce qui a casa, quando la mancanza si fa forte, mi lascio prendere senza resistenze.
Affogati, al sugo, i moscardini in umido sono l’eccellenza del comfort food: alla cremosità della zuppa si aggiunge il profumo del mare, quel suo farsi preda per le nostre dita in cerca di calore.
I moscardini sono piuttosto semplici da cucinare, la parte più elaborata della preparazione sta nella pulizia del mollusco. Eliminate gli occhi e la bocca con l’aiuto di un coltellino a lama affilata; svuotate la testa e rovesciatela per verificare eventuali residui. Risciacquate i residui di sabbia sotto l’acqua corrente e se non amate la pelle, eliminatela tirando dalla testa verso i tentacoli.
Per la salsa di pomodoro utilizzate i pelati, sono più corposi e data la lunga cottura, sono da preferire alla passata, più spessa e asciutta.
Una ricetta che non ha bisogno di grandi presentazioni: servitela fumante con qualche fetta di pane rigorosamente tostato, il resto lo farà il profumo di mare.
Buona settimana,
Manuela
- 1 kg di moscardini piccoli freschi
- 500 g di pomodori pelati
- 200 g di salsa di pomodoro
- ½ bicchiere di vino bianco secco
- 1-2 peperoncini di cayenna ( al gusto)
- 1 rametto di rosmarino
- 2 spicchi d'aglio
- olio extravergine di oliva
- sale q.b.
- Pane casereccio per servire
- Pulite i moscardini: eliminate gli occhi e la bocca con l'aiuto di un coltellino a lama affilata; svuotate la testa e rovesciatela per verificare eventuali residui. Risciacquate i residui di sabbia sotto l'acqua corrente e se non amate la pelle, eliminatela tirando dalla testa verso i tentacoli.
- In una pentola di coccio, fate soffriggere l'aglio in camicia, il rosmarino e il peperoncino, unite i molluschi e fate cuocere a fiamma viva per qualche minuto, rigirandoli spesso, sfumate con il vino e cuocete ancora fino a far evaporare la parte alcolica.
- Aggiungete la salsa e i pomodori pelati ridotti in filetti, coprite e cuocete per circa un'ora, controllando di tanto in tanto che non ci sia bisogno di aggiungere qualche cucchiaio d'acqua calda.
- Salate se necessario e spegnete. Tostate le fette di pane e accompagnatele ai moscardini in umido.
8 comments
Sorrido perché pensavo proprio in questi giorni che era tanto che non ti facevo una visita… e si sa, della “bellezza” si sente la mancanza! Il caso ha voluto che la tua mail sia arrivata proprio non appena finita di pulire la cucina dopo il pranzo trafugato come sempre alla velocità della luce. Indovina cosa mi sono mangiata? Praticamente un quarto di baguette con il suo dei moscardini preparati stamani all’alba!!! I tuoi pero in quelle ciotoline di metallo sono molto più poetici!
Vengo proprio adesso da una “navigata” in rete per case e voli… per agosto, per mete con mare blu e case bianche! Sempre collegate io e te, anche senza dirsi niente! 😉 Il clima sta giocando qualche scherzo, vero, ma la nostra voglia di estate è in fermento e anche se agosto sembra ancora lontano, la pelle sente che vuole calore, onde, sassi lisci e zuppe di mare! Scaldarsi con la versione piccante è ottimo modo per creare un ponte tra le stagioni, come quando si annusa qualcosa e pian piano si raggiunge… guarda caso, stasera ho vongole e calamari che mi aspettano… e anche se non ho un bricco vintage bellino come il tuo dove mettere la pietanza, ti penserò! 🙂
Il blu e il turchese, sono come certe nuvole che velano il cielo in primavera, sembrano fatte apposta per far correre lontano i pensieri, un filo di vento e si parte!
Al mare non si comanda esattamente come al cuore…sta sempre lì e noi non possiamo che far di tutto per tornare :*
“La dispensa inizia a vibrare di echi vuoti…”. Ma come si fa a non resistere alla tentazione di divorare un articolo che inizia così?
Il mare… questione di punti di vista, come al solito. Io che il mare me lo trovo negli occhi, sulla pelle, nelle orecchie tutto il giorno lo vivo come una presenza a tratti ingombrante. Il mare vuole essere protagonista e non aiuta a pensare. La campagna invece! Così placida e arrendevole allo scorrere delle stagioni. Lenta. Il tempo che ci vuole, anche per pensare, sentire, ricordare.
In effetti è come dici tu, ognuno di noi ha una sua visione delle cose, stiamo sempre a cercare quello che ci manca 😉
La campagna ha un suo fascino, te lo dice una che le si è arresa completamente, bisogna saperla prendere come certi caratteri un po’ rudi e bizzarri, ma forse lo stesso vale per il mare, no?! 😀
Complimenti per la ricetta e per il blog, sono appena arrivata e prossimamente farò un bel giro
Ciao Gio
Grazie Giovanna,
ben arrivata!
Se ti va ti aspetto da me