La prima volta nemmeno arrivavo al finestrino di quel furgone blu sovraffollato: cantavamo canzoni che nella memoria di mio padre avevano il sapore dei diciottanni e delle razioni Kappa.
Quattro lunghi giorni insieme, praticamente un evento su tutti i fronti.
I boschi sembravano volerci premiare: dopo il primo giorno la nostra minuscola stanza d’albergo era decorata in ogni angolo dalle file di funghi appesi.L ‘anno successivo i quattro giorni divennero cinque e i funghi invadevano qualsiasi angolo esattamente come l’anno prima.
Di lì in poi, ogni anno meritava una sosta in questa valle.
All’alba del decimo anno, l’allegria per la partenza si era trasformata in riluttanza. Non ero più certa che mi bastasse quel paesaggio e quel profumo di sottobosco.
Sono tornata, una partenza dell’ultimo secondo, la voglia di chiudere davvero i battenti per pochi giorni, giusto il tempo per ritrovarsi e guardarsi negli occhi più a lungo di dieci minuti.
E inaspettatamente, questa valle mi ha sorpresa ancora: per i contrasti, i lunghi silenzi e la rugiada di agosto.
Ci siamo abbandonati alla routine più classica, alle lunghe camminate, al sole che ti brucia e all’aria che ti gela. Dentro il passo lento della raccolta dei frutti di bosco con le dita macchiate di succo.
Ad ammazzare il pomeriggio a colpi di pane e salame in compagnia di mia madre o davanti a una birra gelata alla fine della camminata.
Ed è stato bello, lo ammetto, non volevo crederci davvero: girare ancora per i prati, accarezzare le mucche sul sentiero e godere delle stalle vuote e dello scampanellìo del rientro quando si fa sera, perchè è così che dovrebbe essere.
O di quell’aroma di fungo dentro quattro mura, invadente e sincero, la pratica di sedersi tutti intorno alla tavola e la pulizia certosina, armati di lama e spazzola.
I rientri si portano addosso sempre una strana nostalgia, figlio n.1 accusa più degli altri e si commuove senza motivo. Dal canto mio, l’unica terapia che conosco è quella di starmene seduta qui a rimettere in ordine i pensieri o di infilare le mani dentro la farina.
Il formaggio al vino Lagrein è fatto con latte genuino dei masi di montagna dell’Alto Adige, e con l’aggiunta di Lagrein. Per questa ragione presenta una crosta color melanzana, quasi grigio-nera, con formazione di muffa.
Questo formaggio è arricchito con vino e spezie pregiate che conferiscono un aroma straordinario, una nota fruttata e un bouquet piacevolmente speziato.
Se fate un salto in Alto Adige, riuscirete facilmente a reperirlo.
La vallata in questione è la Valle Isarco, in particolare Val Racines, più nota per Vipiteno e i suoi mercatini natalizi.
Qualche informazione la potete trovare qui, Eisacktal, o qui Sudtirolerland.
- Per le tagliatelle:
- 150 g farina tipo 00
- 100 g farina di segale
- 2 uova
- sale
- olio extravergine
- acqua tiepida q.b.
- Per il condimento:
- 100 g finferli
- erba cipollina
- 2 spicchi d'aglio
- 80 g formaggio aal vino Lagrein
- 100 ml panna fresca
- pepe nero
- vino bianco
- Confezionate le tagliatelle: fate una fontana con le farine, fate un ampio cratere nel mezzo e rompetevi le uova.
- Salatele e con una forchetta iniziate a lavorarle e ad incorporare la farina lentamente.
- Quando il composto sarà sufficientemente asciutto, iniziate ad impastare, aggiungendo un filo d'olio e acqua quanto basta a formare un impasto non troppo duro.
- Fate una palla liscia e coprite con la pellicola.
- Lasciate riposare almeno 15 minuti.
- Tirate la sfoglia a mano o con a macchina, fate dei lunghi rettangoli, spolverate di farina, rivoltate e arrotolate prendendo il lato più corto della pasta.
- Tagliate in tanti dischi dello spessore di circa 5 mm, srotolateli e divideteli in nidi.
- Pulite i funghi, eliminando la parte più sporca di terriccio, fate un soffritto con l'aglio e l'olio, quindi fate rosolare a fiamma viva i finferli.
- Sfumate col vino e fate cuocere qualche minuto.
- Aggiungete la panna e il formaggio a cubetti.
- Fate amalgamare, salate e pepate.
- Cuocete le tagliatelle in abbondante acqua salata, scolatele con una schiumarola e passatele nel sugo aggiungendo acqua di cottura.
- Spolverate di erba cipollina e servite.
[shopeat_button]
11 comments
Come ti invidio questa fuga altoatesina… io sogno da tempo una fuga del genere, complice il fidanzato innamorato di quelle terre. Quando ci andrò seguirò la traccia di questo relax e di questo formaggio.
Un abbraccio
Io ero quasi arrivata al rigetto,tante sono state le volte che ci sono stata.
Ma ammetto che è un posto splendido e posso darti sicuramente un bel po’ di dritte se te ne serviranno!
Questo formaggio è uno dei tanti,c’è da perdersi, giusto per fare un altro nome il grigio,è un’altra certezza 🙂
Io invece sono stata solo una volta sulle Dolomiti.. e ora sento proprio il desiderio di un bel giro in quelle zone, soprattutto visto l’amore del mio compagno per quelle terre.
Ti chiederò sicuramente dritte formaggiofile, nel caso, visto che il colui lo sto introducendo io al mondo dei latticini! 🙂
Ci sono!Quando avrai bisogno- e per te spero presto- con la mia valigia di sapere 😉
Finferli e lagrein non possono fare a meno che ricordarmi il mio trentino…le mie valli e dei posti meravigliosi che non vedo da tempo…
Splendide foto e piatto meraviglioso! 🙂
Sei di quelle parti Chiara?
Io ci passo ogni anno,posti davvero meravigliosi e immutati nel tempo.
Baci!
La sensazione di “esserci”. Mi trasmetti questo. Con la curiosità di vedere questi posti e di risentire l’odore della montagna, d’estate, che in effetti mi manca…
Passato, ricordi, odori… è tutto veramente unito, legato, saldato. L’emozione passa da qui.
E a proposito, la foto coi funghi nel barattolo è bellissima.
Esserci e sapere che non è stato un errore cercare di rivivere tutto questo…
Grazie, come sempre sei fin troppo buon coi miei scatti 😉
[…] View Recipe Ingredients & Preparation Instructions […]
These beautiful pics welcome fall, beautiful, inspired, thank you, I love it , liên
It’s a beautiful place, it’s the subject that makes this photo so inspired 🙂