On air:”C’è tempo- I. Fossati”E’ il momento dei rosa dipinti qui e là, delle nuvole veloci, dei libri lasciati a metà, delle prime giornate vissute all’aperto dall’inizio alla fine, senza esitazioni, nè rimorsi.
E’ il momento della consolazione, della pioggia che accarezza la terra, del canticchiare insistente degli uccelli sul far della sera, della malinconia latente che si posa come polvere sugli occhi.
La primavera amplifica insicurezze e sensibilità, m’inebria e mi piega in maniera del tutto casuale, mi stringe la gola cancellando tutta la concretezza accumulata, ridisegnando strade e prospettive diverse.
Rimango vittima del vento e delle stagioni e, pur avendo dalla mia un po’ di esperienza in più, mi accorgo che a ferirmi sono sempre le stesse parole, quelle dette con troppa leggerezza o presunzione, quelle che escono così, spavalde e affilate, senza misura.
Mangio il tempo che ho a colazione, lasciando poco spazio all’immaginazione, incasellando le giornate senza dare spazio alla fantasia, ma tengo la sera per i pensieri più belli, per i racconti seduti ai piedi del letto, per le voci grosse e quelle piccine, appena sussurrate, da fata o da grillo.Una volta spenta la luce mi avvicino al tavolo del soggiorno e cerco di scavare la farina per ritrovare qualche pezzo di me.
Salgo rapida la scala delle mie insicurezze, perchè è solo così che posso davvero arrivare in alto, dove l’aria è più limpida.La farina di grano arso ha uno spiccato profumo affumicato e una colorazione molto simile alla cenere.
Un tempo i contadini della regione della Daunia, che non potevano aquistare il grano raccoglievano i chicchi rimasti a terra dopo la mietitura e la bruciatura delle stoppie. Gli stessi chicchi venivano macinati in mulini a pietra o nei mortai a mano e uniti con una percentuale di farina bianca: in questo modo, chi non poteva permettersi di acquistare la farina ordinaria, riusciva a sopperire a quella che sarebbe stata una mancanza.
Impastando questo pane ho pensato a mio nonno, a tutte le albe viste con gli occhi ancora socchiusi, al suo amato campo e, perchè no, a quel suo spiccato profumo di tabacco e cenere, che quella mezza sigaretta nel taschino della camicia gli lasciava addosso.
Ho pensato a questo e al fatto che, forse, la nostra fatica non è mai troppa.
La farina di grano arso oggi è di difficile reperibilità, ma potete trovarla online facendo una piccola ricerca.
Il pane che si ottiene ha un gusto deciso, inconfondibile, insomma…da provare!
- farina di grano arso 250 g
- farina tipo 1 200 g
- pasta madre liquida rinfrescata e attiva 100 g
- acqua 300 g
- sale 10 g
- La sera prima mescolate le farine e unitele al lievito sciolto in 250 g d'acqua.
- Amalgamate e fate riposare coperto da un canovaccio per 30 minuti.
- Riprendete l'impasto, unite il sale e l'acqua rimanente, lavorate fino a ottenere un impasto liscio e morbido.
- Riponete nella ciotola e coprite o col canovaccio umido o con della pellicola.
- Lasciate lievitare le prime due ore a temperatura ambiente, poi in frigorifero fino al giorno successivo.
- La mattina riprendete l'impasto, fate riprendere temperatura, quindi fate un giro di pieghe del primo tipo.
- Dopo 15 minuti, formate e fate lievitare fino al raddoppio.
- Infornate a 230°C per i primi 15 minuti, poi portate a cottura a 200°C.
- Sfornate e fate raffreddare prima di servire.
6 comments
Ci sono tante frasi che potrei trascrivere, ma questa, questa voglio replicarla appoggiandola qui:
“mi accorgo che a ferirmi sono sempre le stesse parole, quelle dette con troppa leggerezza o presunzione, quelle che escono così, spavalde e affilate, senza misura”.
Noi ci siamo capite. Noi ci capiamo. Ed è importante.
Purtroppo a volte avviene un cortocircuito, alcune persone fanno e faranno sempre scintille… eppure è dentro il bagliore di quella scintilla che vedi il legame forte, duro, che colpisce ma è anche roccia salda a cui appendersi…
Ci sono novità belle sulla tua spianatoia, in tutti i sensi! Quello che vedo oggi l’aspettavo e mi piace… contenta mi abbia preceduto, mi sento più “sicura” ora, a seguire le tue orme… in fondo questa farina “diversa e speciale” è come se ce la fossimo spedita davvero, no? 😉
Noi ci capiamo, guardiamo dritto dentro le parole e non ci lasciamo abbagliare dalle scintille e dalle luci ingannevoli.
Questa è una farina “diversa”, magari difficile, sicuramente non comune,ma si f amare proprio per queste sue particolarità e imparerai a scoprirla
anche tu 🙂
Che bella l’immagine dei racconti ai piedi del letto con le voci sussurrate da fatina o da grillo… un momento di tenerezza infinita! Non avevo mai sentito parlare della farina di grano arso, di cui non riesco ad immaginarmi il sapore… ma sono sicura che sia buonissimo!
Manu quanta attesa prima di riuscire a passare 😀 oggi mi hai insegnato una cosa nuova e la cosa non mi stupisce affatto visto che è insieme a te che imparato a ‘lievitare’ 😀 suona così bene come concetto!Un pane che sa di tabacco e di nonno mi piace, potrei anche solo accontentarmi di annusarlo per farlo durare un tempo infinito!Ti abbraccio forte!
Faccio anche un po’ mie le tue parole, come te rimango vittima del vento e delle stagioni, mi faccio prendere dalla malinconia, dai pensieri, mi emoziono delle piccole (grandi) cose. Passo di qui e la mente viaggia tra i ricordi.
Che bello questo pane Manu, per tanti motivi, il sapore ma anche per la storia che c’è dietro, ma dove l’hai trovata questa preziosa farina?… hai ragione sai quando dici che forse la fatica che facciamo oggi non è mai troppa… ti abbraccio, Buona Pasqua è! …adesso vado a fare l’ultimo giro di pieghe del primo tipo e poi vado a dormire… notte 🙂
Il profumo di cenere e tabacco per me è il profumo delle cose perdute, che a volte si ritrovano dando forma alla farina e alle vite. Grazie per le tue parole, sempre splendide.