On air: “Fake plastic trees- Radiohead”
Non capitano spesso sabati così, allungati, lenti, che non sai bene dove hanno il loro inizio e la loro fine.
Più semplice è abituarsi a prendere i treni in corsa, le via d’uscita, a rammendare i pezzi e tenere insieme le cuciture.
Coi denti, con le unghie, assuefarsi alla doppia velocità, perché il ritmo lento non fa per noi.
Per noi abituati a rincorrere tutto, una giornata da non programmare non solo stupisce, ma rinfresca come acqua corrente. C’è tempo per la frivolezza, quella buona che non offende la fretta, per i dettagli e le tinte primaverili, per la luce che accarezza il volto, quella che ti prende di sbieco, attraverso le fronde degli alberi. É tempo di merende all’aperto, di pane e olio e poco altro, la sera, quando fuori si potrebbe rimanere anche tutta la notte e si rientra solo per una lieve stanchezza che prende gli occhi.La verità è che di primavere ne vorrei almeno quattro all’anno, senza il minimo rimpianto. Troverei sempre il modo di godere delle lucciole, dell’aria calda che rinfresca non appena scende la sera, delle braccia scoperte e delle prime lentiggini. Troverei sempre affascinante il colore acceso delle coste del rabarbaro o il verde delle fragole e delle ciliegie che vira piano verso il rosso.Dopo due anni di ostinata coltivazione, il mio rabarbaro ha cominciato a dare i suoi frutti e io non potrei essere più orgogliosa.
Dato che si tratta di una pianta di difficile reperibilità, vi lascio qualche linea guida su come coltivarlo.
Il rabarbaro è una pianta che ama il sole, ma non i caldi eccessivi e i ristagni d’acqua, quindi se avete intenzione di prendervi cura di una piantina scegliete un angolo ben assolato, del vostro orto o del vostro balcone. Se lo volete trapiantare in piena terra assicuratevi che il punto scelto permetta all’acqua di drenare facilmente: un trucco semplicissimo per comprendere se è adatto, è quello di fare una buca e versarci abbondante acqua, se questa in breve tempo sarà sparita, allora il terreno è idoneo. Se invece scegliete di coltivarlo in balcone, travasatelo in un vaso ampio, miscelando terra fertile con una piccola parte di sabbia e ghiaietto, così da facilitarne il drenaggio.
Il rabarbaro ha bisogno di essere annaffiato ogni volta che il terreno risulta secco: la piantina comincerà a dare i primi frutti dopo due anni, ma continuerà a dare getti per i vent’anni a seguire. In estate il rabarbaro non produce più nuovi getti e le coste rimangono sottili, questo perchè la pianta, con le alte temperature, ferma la sua attività vegetativa.
Le coste sono pronte per essere tagliate quando raggiungono una lunghezza tra i 15 e i 25 cm: incidetele alla base ed eliminate le foglie verdi che sono tossiche e non riutilizzabili in cucina.
Se cercate spunti su come utilizzarlo qui trovate anche la ricetta della marmellata di fragole e rabarbaro.
Per la ricetta di oggi mi sono lasciata ispirare da Linda Lomellino di Call me cupcake.
Rispetto alla sua versione ho modificato la quantità di zucchero e ho aggiunto qualche cucchiaio di marmellata di fragole homemade che dovevo assolutamente terminare. Io ho scelto di prepararla con una farina di farro, ma sentitevi liberi da farla con quella che preferite. Se volete leggere la ricetta originale, la trovate qui.
Non mi resta che auguravi buona settimana!
- Farina di farro 180 g
- lievito 1 cuchiaino
- cardamomo 1 cucchiaino di semi
- sale un pizzico
- burro ammorbidito a temperatura ambiente 100 g
- zucchero di canna 100 g
- uovo grande 1
- latte ½ bicchiere
- Marmellata di fragole 3 cucchiai*facoltativo
- Per guarnire
- rabarbaro fresco 100 g
- zucchero di canna
- Per servire
- zucchero a velo
- Imburrate lo stampo, rivestitelo di carta forno e tenete da parte.
- Setacciate la farina col lievito, il sale e i semi di cardamomo pestati.
- Lavorate il burro con lo zucchero fino ad ottenere una crema, aggiungete l'uovo leggermente sbattuto e lentamente unite la farina.
- Versate a filo il latte e amalgamate.
- Versate il composto nello stampo. Se volete aggiungere la marmellata, fatelo in questo momento: versate i cucchiai di confettura nel centro e con uno stecchino fate delle spirali così da farla penetrare nel composto.
- Lavate e pelate il rabarbaro come fareste con un gambo di sedano, tagliatelo in pezzi di circa 5 cm e poi a metà nel senso della lunghezza.
- Decorate la torta con il rabarbaro e prima di infornare spolverate con lo zucchero di canna.
- Infornate per i primi 10 minuti a 180°C, poi portate a cottura (circa 40/50') a 150°C.
- Sfornate, fate raffreddare e spolverate con lo zucchero a velo.
11 comments
Nell’orto dei nonni sono riuscita a ricavare un piccola striscia da gestire in totale autonomia … dopo innumerevoli trattative! Lui, dopo così tanti anni in mezzo alla terra, ben poco si fida delle mie mani inesperte, e forse non ha tutti i torti!!! Ora mi dimeno tra piantine di zucca, pomodori di varietà mai approdate prima in quella casa ( vorrei farti vedere il suo sguardo sbigottito se potessi 🙂 ) e poco altro. Già così mi sembra possa andare per un inizio, ma se prenderò il sopravvento un angolo per il rabarbaro sarà inevitabile.
Per ora mi godo il tuo, tenuto stretto tra le mani ( mani che rivelano un volto timido ma in qualche modo più sicuro di sé) e poi finito tra una fetta e l’altra di questo dolce.
Un augurio di buona settimana e mille di queste merende.
All’inizio anch’io ero semplice spettatrice nell’orto dei miei genitori o di passaggio in quello degli zii acquisiti, le mie mani venivano richiamate all’ordine solo durante le loro vacanze: a me spettava eliminare le feminelle ai pomodori (da noi in dialetto si dice “mugnà”), cogliere i fagiolini- e lavoro più ingrato non esiste per chi è alle prime armi-, e riempire le ceste da portare ai vari parenti. Avevo diciasette anni e non capivo che quelle estati mi avrebbero cambiata per sempre.
Nell’orto e con quelle foglie tra le mani,mi sento davvero più sicura, un po’ come mi sento qui da qualche tempo: quello ( e questo) sono i miei luoghi speciali, che mi fanno dimenticare la timidezza e le paure e il merito è anche tuo Martina…se mai dovesse iniziare anche per te la stagione del rabarbaro, fammi un fischio! 😀
Dove non arrivo, ci pensi tu… io non riesco a trovare il rabarbaro pur cercandolo ovunque, ma appago la mia voglia qui e guardo quelle coste rosse bellissime felice che almeno una delle due possa goderne! E poi mi ritrovo dentro quel cestino coi manici e in quella stoffetta, è come fossi presente, complice di questa pausa nel verde che ti fa così bene…
L’erba cipollina in fiore l’ho fotografata ieri, ma avevo solo tre gemme! 😀 Questa torta la farò prima o poi, voglio crederci… chissà, magari alla fine della strada sterrata trovo una pianta inaspettata e una ragazza dalla frangetta che mi sorride, alzando lo sguardo e porgendomi qualche foglia, come fosse un grande ventaglio… 🙂
L’arte del compensarsi, in questo stiamo diventando bravissime, è un leggersi a distanza anceh quando non ci iamo.
Ho comprato quel vassoietto da giardino e sei stata la prima persona a cui l’ho assocato 🙂 che caso eh?
Alla fine della strada potresti trovare un prato che è tutto una frangetta, quando il tempo ci permette di stare a pettinarlo per bene, una bella altalena gialla e un po’ di fresco sotto la rosa.Ti immagino qui!Un abbraccio
“L’arte del compensarsi” è un titolo perfetto per un post, uno spunto a cui appendersi come a un palloncino da lanciare poi in aria… lo faccio io? Lo fai tu? Lo facciamo insieme? Tanto è lo stesso! 🙂
Certo che lo facciamo!Senza accorgercene lo facciamo già da un po’ 🙂
E poi a me i palloncini son sempre piaciuti taaaantissimo!
Copio il link subitissimo e invio all’ortolano di famiglia: tra due anni sarò anch’io munita di delizioso rabarbaro e farò la tua torta… fra due anni… no sarebbe meglio che me ne portassi una fetta al più presto 😉
PS: devo prima procurarmi i semi però :/
Sì, sarebbe proprio bene che la rifaccessi subito questa torta, per offrirtene una fetta, ma anche come promemoria per quei semi 🙂
In realtà non di semi si tratta ma di una specie di radice, corone mi pare che si chiamino, però io in qualche garden ben forito ho visto anche delle piccole piantine…stai a vedere che i due anni diventano uno solo!
A parte la combinazione da lovvo un tot che mette insieme due degli ingredienti più pazzeschi che si siano mai visti sull’intero globo terraqueo… ma tu lo sai che nel condominio dei miei, a fine stagione, avevo messo giù la piantina di rabarbaro che avevo adottato l’anno scorso? Proprio la piantina che era finita in mezzo a tutti quei selfie imbarazzanti che avevo distribuito nel www. Fatto sta che io non l’ho ancora vista ma mi dicono che ha attaccato e che si sta allargando… Ecco, magari per la tua torta, per il rabarbaro e anche un pò per il cardamomo potrei accendere il forno. Se non ci fossi, toccherebbe inventarti!
Dicono che più si corre più sia il caso di fermarsi a mangiare torte al rabarbaro. Va bene, quella del rabarbaro l’ho aggiunta io. Ma secondo me è altrettanto vera. Grazie per i consigli e la splendida ricetta!
Tanto desiderato e pazientemente cercato il rabarbaro, ma non l’ho trovato. Ne ho dovuto fare a meno anche questa primavera.
Per quel che concerne il cardamomo invece, credo che in casa sia la spezia più usata insieme alla vaniglia, alla curcuma e alla fava tonka.
Chissà che non riesca a rimediare prima o poi ed io non riesca ad imbattermi nel rabarbaro, fosse pure per caso, così che io possa sfogarmi e preparare ricette al rabarbaro, come se non ci fosse un domani e nemmeno un oggi, ma solo un Adesso!!!