” Ho bisogno del mare perché m’insegna:
non so se imparo musica o coscienza:
non so se è onda sola o essere profondo
o sola roca voce o abbacinante
supposizione di pesci e di navigli.
Il fatto è che anche quando sono addormentato
circolo in qualche modo magnetico
nell’università delle acque.
Non sono solo le conchiglie triturate
come se qualche pianeta tremante
partecipasse lenta morte,
no, dal frammento ricostruisco il giorno,
da una raffica di sale le stallattiti
e da una cucchiaiata il dio immenso. (…)”
Pablo Neruda-El mar, Memorial de Isla Negra
Silenzio.
Rimani in silenzio, ci sono le cicale e il vento che gridano per noi al mare parole e musica, una sintonia sommersa dall’aroma di mirto, morbide come questa sabbia, vellutata e nobile, tra le dita dei piedi.
Non avere fretta, potremmo abituarci ad ascoltare i rumori più lievi, quelli che nella frenesia corrono sul pelo dell’acqua, potremmo non sentirci persi.