La mia prima casa non era indipendente, ma aveva spazio per giocare quanto bastava.
Intorno, campi immensi- i miei pochi anni sapevano come renderli più grandi- e amici con cui cadere e rovinarsi mani e ginocchia, una sorella che ti reggeva il sellino mentre imparavi a stare in equilibrio sulla vita, insomma tutto quello che serviva per essere felici.
La seconda casa aveva stanze più piccole, ma una grandezza e una vista invidiabili: una distesa di prati e la catena del Monte Rosa che sembrava unirsi alle due Grigne e alle nostre colline. Un paesaggio infinito, che un qualsiasi Piccolo Principe avrebbe amato senza riserve.
La mia ultima casa è ancora in divenire, è imperfetta e rustica, col suo intonaco nudo e pochi ornamenti, ma se le passi accanto hai un’intera valle che ti accoglie e l’impressione di essere finita altrove.