On air:”Vagabond- Beirut”Siamo partiti così, senza un vero itinerario, perchè quello previsto avrebbe avuto un orizzonte grigio e piovoso troppo distante dal colore dei nostri occhi… Abbiamo caricato lo stretto indispensabile sul nostro camper e via! Se non sai dove andare la cosa migliore che tu possa fare è tornare dove hai lasciato parte della tua felicità e da lì ricominciare.
Cercare nuovamente l’odore del mare nell’aria limpida di dicembre, la pace dei vicoli stretti, dove le auto fanno da suppellettile e i piedi pigiano decisi sui pedali, sicuri che quello è il loro posto, fermarsi a guardare la spuma che lava via la sabbia una volta e un’altra volta ancora, osservare quello che il mare risputa lungo la riva, guardarsi dentro in silenzio, tra le risa.Levanto e il Parco Cinque terre sembrano immobili dentro la loro cornice salmastra: tornarci è diventata una felice abitudine già molti anni fa, mancavamo da troppo per non pensare che forse era quella la meta adatta al nostro vagabondare.
La lunga spiaggia deserta, le barche in attesa di un tempo migliore, i surfisti come tanti nei nella spuma fredda di dicembre: non c’è da chiedersi quanto fossi felice.Carichi d’abitudine, in Lucca abbiamo trovato la giusta dimensione per proseguire il nostro itinerario: il contrasto tra il bianco dei suoi marmi e l’azzurro del cielo ti fa tenere alto lo sguardo fino allo sfinimento.
Ancora pedoni e biciclette a far da cornice alla nostra due giorni lucchese: la passeggiata lungo le mura della città ti fa chiedere anche più spesso del previsto se non esiste quacosa di più stupido che muoversi frettolosamente chiusi in un auto, senza mai un contatto, senza mai una pausa seduti davanti al sole, come ci capita di fare qui nella nostra distante realtà.
Una lunga sosta a Gli Orti di Via Elisa (come caldamente consigliato dalla carissima Sweetie) per concludere in bellezza quest’anno così intenso e poi via, di nuovo in viaggio.
Ma diciamocela tutta: con un vicolo così, Lucca non poteva che scalare velocemente la mia personale lista delle città più amate.
Breve sosta a Pisa per l’incredulità di figlio n.1 e per la mia curiosità: io che di quella torre avevo solo un’immagine di quarant’anni fa, dietro i pantaloni rossi a zampa di mio padre e il sorriso splendente di madre.
Curiosità velocemente appagata dall’imponenza della torre pendente e da tutti i suoi miracoli.
Rientrare a casa significa riprendere contatto con la quotidianità, con la lista di buoni propositi che ognuno di noi prepara per poi lasciarla sul comodino a vestirsi di polvere, con quello strascico di pensieri che immancabilmente si porta con sè come un carico da mille dall’anno appena finito.
Rientrare significa riprendere in mano la concretezza e farne buon uso, soprattutto se la tua realtà ha 11°C in casa e poco nulla nel frigorifero: qualche lenticchia stufata, pangrattato e qualche formaggio…se il buongiorno si vede dal mattino…La verità è che per me questo nuovo inizio d’anno ha lo stesso colore dei suoi occhi: la stessa profondità, lo stesso scherno, la stessa sincerità pulita e da lì voglio ripartire.
La ricetta è più una non ricetta, fatta più di q.b. che di grammi, ma ve la voglio lasciare comunque, insieme ai miei migliori auguri perchè anche il vostro anno possa essere intenso e vivo.
- lenticchie piccole già stufate circa 300 g
- pangrattato q.b.
- mozzarella 1
- uovo 1
- olio extravergine
- Frullate le lenticchie grossolanamente, unite l'uovo e il pangrattato fino ad ottenere un composto umido, ma compatto.
- Prendete una noce di composto e pigiate nel centro formando una coppetta, inserite la mozzarella fatta a cubetti e chiudete, modellando a forma di polpetta, poi passate nel pangrattato e mettete le polpette in una pirofila unta con un filo d'olio.
- Ripetete quest'operazione fino ad esaurimento del composto, condite con un filo d'olio e infornate a 200°C (programma ventilato+ grill) per 10 minuti circa, girando le polpette a metà cottura.
- Servite calde.
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