On air: ” Lilac wine- J. Buckley”
E’ consuetudine largamente diffusa quella che vede la notte di San Giovanni come data canonica per la raccolta delle noci immature destinate alla confezione del nocino familiare. Gli erboristi definiscono questo momento preciso col termine di «tempo balsamico ».
Nella più breve arcatura notturna dell’anno una tradizione ampiamente consolidata riconosce al frutto della noce, ancor verde nella drupa, la sua fase ideale per l’influsione, motivandone la raccolta col suo maggior profumo, i tessuti più turgidi di linfa, le cellule più ricche di oli essenziali, di principi attivi, di vitamine.
Queste le ragioni valide scaturite da più moderne considerazioni, ma un tempo, ed ancor oggi in larga parte, l’irrazionalità apparente di una raccolta notturna ubbidiva a leggi molto più labili, meno decifrabili razionalmente, si abbandonava al « pathos » di una straordinaria coralità di popolo che nel ritrovarsi a credere ed a sentire medesime ancestrali suggestioni riviveva un’antica memoria, rendendola fantastica per esorcizzarla dei viscerali terrori che le tenebre hanno sempre evocato nell’uomo.
Non a caso poi la curiosa assonanza tra le due voci latine « nox et nux », notte e noce, ha creato un indefinibile legame che già nella classicità veniva riconosciuto nel verso: « Sic mihi Nox, Nux Fuit ante diem »( Così per me ci fu, prima del giorno, la Notte e la Noce).
Tratto da: Il nocino di Renato Bergonzini
Irrazionalità, pathos, coralità.
Mi ci potrei perdere in queste tre parole, così come nelle lunghe dita del noce, che d’ inverno sfiorano il cielo notturno quasi a volerne solleticare il mento.
La sua esile ombra annodata sul giorno appena trascorso scivola dentro l’erba fresca, lascia filtrare solo lo sguardo secco della luna.
Non ci sarà un vero e proprio Meat Free Monday, oggi. Non qui per lo meno. Ma a certe tradizioni non so resistere: non rispettarle mi farebbe sentire come un’anima persa.
Abbandonate tutto quello che state facendo, quindi.
Scegliete la vostra pianta e ricordate pochi importanti dettagli:
– i frutti devono essere dispari;
– i frutti devono rimanere una notte all’aperto, devono bagnarsi della rugiada del mattino seguente la raccolta;
– al momento della lavorazione armatevi di guanti, credetemi, non ve ne pentirete.
Io ho seguito la ricetta dell’Ordine del Nocino Modenese, ve la riporto così come viene riportata sul portale dell’ordine.
Per ovvi motivi, la ricetta è una specie di work in progress senza risultato definitivo, ma se avrete pazienza,ci sarà modo di godere dei risultati.
- 1 litro di alcool 95° buon gusto
- 700-900 g zucchero
- 1 Kg di noci (33-35 noci circa a seconda della dimensione ma sempre in numero dispari)
- 1 bottiglia di vino bianco (meglio se un blend con Chardonnay, un vino con una spiccata mineralità, che al gusto ricorda la frutta matura)
- Le noci devono essere rigorosamente di provenienza locale e prive di qualsiasi trattamento.
- Esse inoltre devono essere, così come indica la tradizione, raccolte nel periodo a cavallo della festività di San Giovanni Battista.
- La giusta consistenza della noce va valutata forandola con uno spillo e/o verificata visivamente spaccandola a metà con un coltello.
- Facoltativi:
- Chiodi di garofano e cannella (poco è già molto) in minime quantità e dosati in modo tale che l’aroma prevalente nel liquore sia sempre quello della noce e che il bouquet complessivo che si crea risulti armonioso.
- Le noci, una volta raccolte, devono essere tagliate in 4 parti e riposte in un contenitore di vetro (privo di guarnizioni di gomma) insieme allo zucchero.
- Dopo averle conservate al sole per 1-2 giorni e mescolate periodicamente, le noci sono pronte per essere addizionate dell’alcool e degli eventuali aromi.
- Il prodotto così ottenuto dovrà essere posizionato in una zona parzialmente esposta al sole, saltuariamente aperto e rimescolato, e filtrato non prima di 60 giorni.
- Si consiglia di effettuare l’imbottigliamento in contenitori di vetro scuri e/o affinare il prodotto in botticelle di legno.
- E’ possibile scegliere sia legno di rovere che di castagno a condizione che la botticella sia stata adeguatamente trattata prima dell’utilizzo.
- La conservazione del nocino deve essere effettuata in un luogo fresco e per un tempo minimo di 12 mesi se si desidera apprezzare a pieno tutte le caratteristiche organolettiche di questo liquore.