On air:” Drunk on the moon- Tom Waits”
Ho sempre pensato a un libro come a una facile alternativa alla realtà, la sera, sotto le coperte, ritiravo le gambe verso il petto per creare un tavolo immaginario su cui inclinarlo: ne sottolineavo le parole più importanti, i pensieri che sentivo più miei, sempre con lo stupore di chi sa d’esser finito in una dimensione universale, invidiavo la bravura di questi scrittori, capaci di suscitare emozioni a persone totalmente sconosciute, lontane nello spazio e nel tempo, ma eternamente vive.
La mattina, complice il viaggio in autobus e in treno, i libri sono sempre stati uno spunto e un rifugio: raramente alzavo gli occhi dalle righe, se non per non inciampare in qualche gradino troppo alto. I grandi classici, la poesia, i manuali: in ogni testo c’era un sapore in cui lasciarsi cadere, una storia simile, una sensazione che mi attraeva a sé.