“… teniamoci stretti che c’è vento forte
ancoriàmoci
l’una all’altro
l’altro all’una
finché non calma
e se non calma
perché potrebbe non calmare – bada – potrebbe
se ci molliamo
saremo scaraventati via lontano
sarà poi difficile trovarci
forse impossibile
dimenticheremo le nostre voci
le nostre facce
dimenticheremo ciò che ci piaceva dirci e farci
dunque
teniamoci stretti
che c’è vento forte
bellezza mia
ti tengo stretta
mia unica bellezza
che tu mi tieni
ed io sia maledetto
sia maledetto io, non dio
se mollo questa presa di salvezza. ” (G. Catalano)
ravioli
Pretty in pink. Ravioli rosa di gorgonzola di capra e limone con nocciole e pepe affumicato
On air:”Due personaggi- Dimartino”
Ci sono giorni in cui l’amore si misura in grammi, una somma di emozioni impercettibili che rimane come un velo di farina sulle dita. Sono i giorni dell’amore smisurato, romantico, appagato, anche se non condiviso, un amore che non ha bisogno di parole o spiegazioni, basta da sé, semplicemente colma l’aria intorno.
Altre volte l’amore si pesa in chili: è concreto, ben definito. Sono quelli i giorni del lessico famigliare, in cui la quotidianità è vorace e le emozioni rimangono sedute in un angolo della stanza, ma l’amore- o quello che ne resta- è ancora lì, costante, presente, come una certezza.
On air:”Space Oddity- David Bowie”
Pare immobile, una vecchia istantanea sbiadita, il tempo, appeso sui rami degli alberi, gli stessi alberi che abbiamo visto cadere uno dopo l’altro sulla strada, nei boschi, lungo le scarpate.
A distanza di una settimana, la pioggia ha ancora la meglio sul sole: rari sprazzi di luce si fanno spazio tra le nuvole dense. Il paesaggio, pur sempre identico, sembra cambiato, o forse sono io a non essere la stessa.
Il rito della pasta fresca: ravioli di stracchino con ragù di salsiccia al vino rosso
On air:”Stay alive- José Gonzaléz”
Il terreno è compatto, il cielo lucido, un ventaglio di gocce lucenti che rifrange la luce ferma del mattino; l’aria fresca scende come un velo sulle poche foglie rimaste appese, ci accarezza, parla ai pensieri.
L’autunno, in questi giorni, è a un passo dall’inverno, racconta senza vergogna una nudità commovente: i colori sono cambiati rapidamente, hanno scordato tutte le tinte arancio nel letto del torrente per lasciare il posto al vuoto dei rami secchi.
Mi chiudo dentro casa, affronto questo silenzio nel modo che conosco meglio, rimango nel mio elemento.
On air:”Christmas waltz- She & Him”
Gli accordi di chitarra segnati a matita, le trecce così strette da provocare dolore alle tempie, le desinenze scandite e ripetute come uno scioglilingua, tutto diventava importante per crescere. Qualche volta non c’erano maestri a dettare le regole, quasi sempre invece le persone che avevo accanto erano la mia ispirazione.
Le mani di mia madre, rigide e sicure, che tenevano i ferri da maglia come due direttive da seguire, la calma di mio padre davanti ai problemi di aritmetica, la determinazione di mia sorella, che schiacciava rewind per insegnarmi le parole di una canzone da cantare insieme.
On air:”Present/Infant- Ani di Franco”
Il tempo in cucina aveva una dimensione infinita e leggera. Mia sorella ed io sapevamo che ogni compito racchiudeva in sè una sua importanza: dall’acqua al fuoco potevano passare anni, dipendeva dall’età, dalla destrezza, da quanto eravamo in grado di dimostrare consapevolezza in cucina. L’immediatezza non faceva parte delle regole: era così che imparavamo ad attendere, a dimostrare impegno, a guadagnarci le nostre ore libere fuori casa.
Potersi avvicinare ai fornelli non era solo un gesto, ma un rito di passaggio. E una volta conquistata la tua posizione, il tuo spazio, cresceva dentro di te un senso d’orgoglio: sapevi di non essere più un semplice apprendista, ma un artigiano del cibo, potevi correre il rischio di sbagliare. E sbagliare aveva un sapore buonissimo.
On air: “Brand New Shoes- She & Him”Mi piace ritornare e lasciare che i ritmi mantengano la lentezza acquistata, non rincorrere il tempo, assimilare, masticare i respiri, insabbiare le cattive abitudini, essere io e basta, egoisticamente sola, ancora per un po’.
Varcare la soglia di casa e abbandonarmi a un disordine naturale, rincorrendo le stanze per ritrovare gli oggetti lasciati qui e là prima di partire, per accarezzare un ricordo e conservarlo più a lungo.Questo fine settimana è stato tutt’altro che lento: una corsa contro il tempo, a macinare chilometri lungo tutta la penisola per raggiungere un’amica e il suo matrimonio, apparentemente contro il volere del fato e delle coincidenze (a questo proposito, si ringraziano tutti i macchinisti e gli addetti ai lavori di Malpensa e SEA, che hanno reso la mia giornata di venerdì un’apocalisse), un viaggio fatto di continue soste e sonni interrotti, che però aveva il sapore dei vent’anni e delle scelte prese di petto.Ritornare e godersi la lentezza di uno sguardo al giardino, ai rami di gelso che si son fatti troppo lunghi e ti pettinano i capelli quando cammini sul sentiero, alle verdure da raccogliere e al congelatore, unico amico che offre qualche avanzo, conservato per i momenti complessi, proprio come questo.
Questo abbinamento è nato quasi per caso, passando sotto i rami pendenti del gelso che incornicia la strada di casa, guardando ossessivamente al frigorifero, facendo apri e chiudi con lo sportello, come se aprirlo mi facesse trovare magicamente una soluzione.
All’asprezza delle more di gelso ho abbinato il finale dolce del vin cotto di Cantina Quistello, regalo che conservo gelosamente per le mie paste fresche fatte in casa, dall’incontro a Golosaria dello scorso novembre, perchè nulla come la pasta fresca ti fa sentire davvero a casa.
- farina tipo 00 400 g
- semola rimacinata di grano duro 100 g
- uova 5
- formaggio di fossa grattugiato 200 g
- ricotta vaccina 250 g
- pepe nero
- noce moscata
- sale
- burro
- timo
- more di gelso q.b.
- vin cotto q.b.
- In una spianatoia mettete le farine a fontana, rompetevi le uova, un pizzico di sale e impastate fino a quando non otterrete una palla omogenea e liscia. Lasciatela riposare in frigorifero per 30 minuti coperta da pellicola.
- Nel frattempo in una ciotola amalgamate la ricotta, sale, pepe, noce moscata e il formaggio di fossa grattato. Mescolate fino ad ottenere un composto morbido, ma non liquido che si possa lavorare con le mani.
- Stendete la sfoglia dello spessore più fine, tagliatela in strisce rettangolari di 5 cm di lato e riponetevi piccoli quantitativi del composto ben distaccati l'uno dall'altro. Vaporizzate con uno spruzzino i bordi della sfoglia.
- Mettete l'altra sfoglia sopra e pressate, cercando di eliminare eventuali bolle d'aria e iniziate a tagliare i ravioli con una rotella tagliapasta.
- Fate bollire l'acqua con il sale, buttate i ravioli e, una volta pronti e scolati con una schiumarola, metteteli in un tegame in cui avrete fatto sciogliere il burro col timo.
- Saltate i ravioli, unite le more di gelso e impiattate.
- Spolverate ancora con il pecorino grattato e guarnite con un filo di vin cotto.