“… teniamoci stretti che c’è vento forte
ancoriàmoci
l’una all’altro
l’altro all’una
finché non calma
e se non calma
perché potrebbe non calmare – bada – potrebbe
se ci molliamo
saremo scaraventati via lontano
sarà poi difficile trovarci
forse impossibile
dimenticheremo le nostre voci
le nostre facce
dimenticheremo ciò che ci piaceva dirci e farci
dunque
teniamoci stretti
che c’è vento forte
bellezza mia
ti tengo stretta
mia unica bellezza
che tu mi tieni
ed io sia maledetto
sia maledetto io, non dio
se mollo questa presa di salvezza. ” (G. Catalano)
zucca
La tavola di Natale: il cestino del pane e una mini brioche alla zucca segnaposto
On air: ” Acoustic – Radiohead”
Il nastrino di velluto rosso a incorniciare il viso, il tovagliolo ricamato, i bicchieri decorati: la nostra tavola è un’istantanea di quello che siamo, del periodo che stiamo vivendo, di chi vogliamo accanto.
Negli anni ho imparato che a rendere speciali i pranzi o le cene non erano le tante ricette cucinate, ma l’insieme dei dettagli, l’atmosfera che si creava.
On air:”Le ragazze stanno bene- Le luci della centrale elettrica”
Lunedì arriva veloce, grida e quasi spaventa i nostri occhi assonnati, scivola silenzioso fino a martedì, cercando la forza tra le pieghe delle parole non dette, si addormenta nel cuore del ricordo di mattine più tranquille.
Corrono come i vostri passi verso il prato mercoledì e giovedì, si tengono stretti per mano, accompagnano la sera del venerdì, morbida e lenta, si spingono fino al sabato mattina, che profuma di caffè tiepidi e piani scoordinati.
On air:” Nice and Quite- Bedouine”
È scappata via come un treno in corsa, lasciando pezzi di sé tra le fessure, come una ladra.
Nemmeno il tempo per dirle ciao, nemmeno lo spazio per un abbraccio o un saluto, l’estate è fuggita senza una gentilezza e di colpo la luce dell’autunno ha disteso le lunghe braccia ed è arrivata ad accarezzarmi i capelli come se fosse già lì ad aspettarmi.
La vedo salire insieme alla nebbia che avvolge la valle, restare ferma per ore sulle mensole basse che corrono sotto i libri in cucina, spunta tra i rami del bosco, sorprende i suoi silenzi, lentamente riprende i suoi spazi.
On air:”In my arms- Leon Bridges”
Ho guardato fuori dalla finestra: “No, non è colpa del tempo” ho detto tra me e me “e nemmeno del Natale…”
Se dopo quattro giorni di pioggia incessante sarebbe stato più che comprensibile un eccesso meteoropatia, sono arrivata presto alla conclusione più ovvia: non si trattava di un malumore qualunque e nemmeno di un principio di malinconia dovuta a qualche sporadico accenno di decorazione lungo i viali.
Re e regine dell’autunno: spaghetti reali con ragù di pistacchio, crema di zucca e datterini gialli
On air:”Are you the one that I’ve been waiting for- Nick Cave”
L’autunno è la voce di una donna sulla soglia di casa: ti chiama forte per portarti a sé, non teme l’inverno, lo scolorire delle emozioni, sa che tra quelle mura troverai sufficiente pace per non desiderare altro e lasciare che il freddo arrivi. Annida i lunghi capelli rossi, passandoli tra le dita, come se fosse il più naturale dei giochi.
Sui sentieri, il fango è così tanto da chiedere attenzione, dimestichezza, cura nell’appoggiare i piedi tra una radice e l’altra. Dall’interno, il bosco lascia passare più luce, là dove le foglie hanno già fatto spazio ai rami vuoti, ma inaspettatamente quello spogliarsi non toglie forza, ma ne arricchisce la bellezza.
Ci sarebbe da chiederlo all’autunno dove si è perso, col suo vento freddo e la nebbia che si spinge fin giù in valle a mattina inoltrata.
Coi suoi rami vuoti e i letti di foglie già agli inizi di novembre, con le giacche strette e le sciarpe ben arrotolate, con le dita arrossate e la bocca che fuma come un comignolo.
Ci sarebbe da chiederselo, per davvero.