On air: “Lisa Sawyer-L. Bridges”I pensieri migliori arrivano nei momenti più improbabili, legati chissà a quale filo sottile, come un inciampo o uno scoppio, mentre ricaccio i pollini sotto il portico o litigo con le formiche che assediano le finestre. Li lascio passare, un po’ come si fanno passare degli ospiti inattesi, con quella gioia mista a stupore, irritata, anche se in maniera quasi impercettibile, perchè quasi certamente a fine chiacchierata avrò dimenticato molte delle parole che avrei voluto scrivere nero su bianco.
Come un subacqueo che si allena all’apnea, quando i pensieri migliori arrivano trattengo il respiro un po’ più a lungo: per fermare l’attimo forse, o per schiacciare la prima lettera di una tastiera immaginaria, sentendo l’affondo, o il fruscio della sfera sulla carta ruvida.
Così affronto tra me e me discorsi sui massimi sistemi, su come la natura sia meno infida, anche quando gli scorpioni se ne stanno nascosti sotto le scarpe da giardino, godendosi l’umido della terra in certi angoli dietro casa. Lo stesso accade quando una ricetta prende forma: passando dal frigorifero fino alla mensola carica di odori, inaspettata come una ventata d’aria fresca in un giorno troppo caldo di primavera, in cui il passatempo migliore rimane quello di fare a fettine il tempo e rinchiuderlo dentro i vasi.
Trattengo il respiro, rimango con le mani sospese a mezz’aria, convinta così di memorizzare con la carta copiativa mentale ingredienti e dosi di una ricetta.Il sole di questi giorni mi ha resa più cicala del solito, soprattutto in cucina: ho raccolto solo lo stretto necessario, acceso il fuoco quanto bastava per sbollentare qualche pugno di riso, mi sono dimenticata i doveri ( o almeno ho finto di farlo), ho raccolto fragole e i primi fiori del nostro giardino.
Solo il pane e la pasta madre riescono a tenermi legata al presente, non incatenata, ma felicemente connessa a una realta più mia.
E forse, se finisco sempre lì, il filo impercettibile passa proprio tra quelle bolle bianche, perché è lì che ho la mie riserve d’aria quando l’apnea si fa troppo lunga, o, forse semplicemente perché non sempre c’è bisogno di una spiegazione per scrivere o per sorridere.
Buona settimana a tutti!
- farina integrale 350 g
- farina 1 150 g
- pasta madre 100 g
- acqua 320 ml
- malto 5 g
- sale 10 g
- olio extravergine 25 ml
- olive kalamata denocciolate 50 g
- origano essicato q.b.
- La sera prima (10.00 p.m) sciogliete il lievito nell'acqua, unite il malto, la farina 1 e la farina integrale setacciata e amalgamate.
- La crusca che otterrete setacciando la farina integrale tenetela da parte e unitela solo alla fine quando andrete ad aggiungere le olive.
- Dopo aver fatto riposare l'impasto per 30 minuti, aggiungete il sale, l'olio, poco alla volta, l'origano, la crusca e le olive tritate grossolanamente.
- Quando l'impasto risulterà liscio e teso, coprite e fate lievitare a temperatura ambiente fino al mattino successivo.
- Ribaltate l'impasto su una spianatoia infarinata, schiacciatelo delicatamente e fate un giro di pieghe a libro. Coprite a campana.
- Fate riposare 15 minuti, poi con una lama incidete e formate 12 strisce da 1.5 cm di base.
- Allungatele tirandole con le mani, torcetele leggermente e disponetele su una leccarda coperta di carta forno.
- Spolverate con della farina e fate nuovamente lievitare per 1 ora e trenta circa.
- Se preferite un pane più morbido infornate a 225°C in forno già caldo per i primi 10 minuti, poi cuocete ancora 15-20 minuti a 190°C. Se invece volete dei grissini croccanti, finite la cottura a 200°C, prolungandola per 5 minuti rispetto al tempo indicato.
- Sfornate e fate raffreddare prima di servire.
17 comments
Cara Manu, quanto mi piacerebbe muovermi tra le consistenze e i nomi dei tuoi pani che variano continuamente!Quanto all’essere cicala, faccio il tifo per te perché questo periodo ti consenta di cantare a squarciagola e sempre più forte!
Grazie Laura, sono tentata dal continnuare ad essere cicala,ma conoscendomi mi godrò quest’attimo solo per poi tronare alla mie faccende :D…ma sarà saggezza o la paura di restare senza voce, la mia?
oh mur, ne smezziamo uno insieme ad un milione di chiacchiere?
Eccola qui la mia olivetta!Ero certa che saresti corsa al suono delle kalamata 😀
QUndo vuoi mur, il tempo non è dalla mia ultimamente,ma ce la facciamo, in un modo o nell’altro!
Davvero belli questi tronchetti integrali…quasi quanto le tue meravigliose foto. Molto evocative. Così come le tue parole…è sempre bello passare da qui c’è un’atmosfera sospesa e calma che fa tirare il fiato.
Buona settimana. 🙂
Alice
Che belle parole, Alice!Grazie a te per essere passata,
un abbraccio
Ti ho scoperta stamattina su IG e in uno dei pochi momenti mani libere delle giornata sono qui che leggo le tue pagine. Aspettando di incrociare le nostre strade con 3 maschi e 3 femmine ( sperando di tornare a casa senza esserci scambiate anche qualche figlio 🙂 ti dico che il tuo mondo così lento e calmo mi ha conquistata.
Poche ore fa anche io nel blog parlavo di mani sporche di impasto e di terra, leggerlo nel tuo profilo mi sembra abbia già annullato le distanze…
Eccoti!Avevo già intenzione di passare a trovarti,ma se mi parli di impasto e terra praticamete sono già lì 😀
So bene cosa vuoi dire con quel “mani libere”, per non parlare della testa. Che bello aver trovato una compagna di viaggio, avremo molto da raccontarci!
Tue sono le ultime parole della giornata, volutaMente. Ti ho lasciata all’ultimo, quando tutti i file di Word sono chiusi e anche le altre pagine di Internet sono andate a dormire. Adesso respiro, quando tutto è silenzio. Avvicino la bocca al vaso di vetro, sono certa che mi puoi prestare un po’ della tua aria e di quelle bolle che sono pois che si ribellano alle forme e alle convenzioni ma pur sempre pois sono… 😉
Vedo l’inchiostro sulla busta e ripenso ai tuoi timbri e a quel giorno di dicembre, vedo l’ultima foto e mi fa tenerezza, quasi mi sembri dietro il bancone di una panetteria a servire il tuo pane speciale… poi vedo il libro, penso agli incroci di nomi con la “M” che passano nelle vite, mi dico che per persone belle per fortuna c’è sempre posto e allora penso a loro, solo a loro… il resto passa. Quello che non merita passa.
Tu ci sei. Insieme ai fiori di erba cipollina che ormai riconosco… 🙂
Mi prendo un po’ del tuo silenzio, per godere di questa quiete dopo la tempesta delle cose fatte ieri…in dono ti cedo un po’ della mia aria buona.
Per respirare, per soffiare via i pensieri che non meritano di occupare i nostri silenzi, per far volare in aria quel palloncino e guardare in sù, con gli occhi più limpidi.
Gli incroci di “M” sono davvero un bel sollievo in questo gran baccano…un giorno di questi ti racconto la storia dello scorpione di cui sopra e i vari collegamenti fatti 😀
Un abbraccio
Leggerti dopo la lunga telefonata ha ancora più Senso. E quei collegamenti un po’ li avevo capiti, così come tu avevi capito i miei… 🙂
Al baccano dico no, alle parole d’intesa dico sempre più sì.
Qualche momento da cicala ogni tanto ci vuole, comunque questi bastoni sono spettacolari, come tutte le tue ricette e le tue foto
Grazie Paola, essere cicala ogni tanto ci vuole come ci vogliono le chiacchiere tra amiche e i le passeggiate nei boschi, grazie come sempre sei molto cara!
Ai pensieri che entrano dalle finestre, alle formiche che le vogliono attraversare o agli oggetti che dalle mensole vogliono muoversi tu hai offerto dei ponti levatoi, fatti di farina e del tuo lievito speciale. Ho visto e ammirato i questi tuoi grissini qualche giorno fa da un orrido aeroporto americano… che frustrazione alzare lo sguardo e vedere solo gente di furia e orribile moquette. Ho aspettato di essere a casa, seduta sul mio divano per lasciarti il mio commento, il momento all’aeroporto era veramente TROPPO IMPROBABILE!
Io non ho ben chiara una cosa: di farina integrale ce n’è appena 350g il resto è tutta farina 0?
Cosa ha di integrale questo pane?
Scusa non voglio sembrare polemica o peggio ancora saccente, vorrei solo capire.
Grazie 🙂
Ciao Lory,
la ricetta prevede 350 g di farina integrale e 150 g di semintegrale (1). Di solito quando si dà un nome a un pane si tende a nominarlo in base alla farina in percentuale maggiore.
In ogni caso qui di farina raffinata c’è davvero poco visto che il 70% del totale è integrale, spero che così sia più chiaro 🙂
Grazie Manuela, sei stata molto gentile a spiegarmi.
Capito 🙂