Ci sarebbe da chiederlo all’autunno dove si è perso, col suo vento freddo e la nebbia che si spinge fin giù in valle a mattina inoltrata.
Coi suoi rami vuoti e i letti di foglie già agli inizi di novembre, con le giacche strette e le sciarpe ben arrotolate, con le dita arrossate e la bocca che fuma come un comignolo.
Ci sarebbe da chiederselo, per davvero.
Certe domande bisognerebbe farle, ma solo a patto di non aver paura delle risposte, solo se si è certi di non guastare quel sorriso vestito di un semplice maglione a righe in un pomeriggio qualunque.
La bellezza è una cosa seria, così come le stagioni, e mescolare le carte e vestirle di una virtù che non gli appartiene, è un mestiere fin troppo difficile per me che amo la purezza nelle riposte.
A quest’autunno farei tante domande da stancarlo, se fossimo soli lui ed io: gli chiederei se non si sente perduto come me, quando vede crescere ancora dei pomodori così splendenti in questo tempo di zucche, se non sente la mancanza dell’aria frizzante che scivola dentro le stanze calde e ne rinfresca i pensieri.
Gli chiederei se non si sente offeso per tutta questa indifferenza, o questa grazia perduta, per i lamponi sulle torte al cioccolato anche a dicembre e le mucche che non conoscono i prati.Così pensavo qualche giorno fa, mentre invece di gioire per la bellezza di un enorme pomodoro giallo, riflettevo su come da qualche tempo le stagioni si sono piegate al nostro assurdo volere.
Non sapendo dove trovare le risposte, ho fatto quello che mi riesce meglio e ho iniziato a impastare.
La ricetta originale degli spaghetti alla chitarra prevede l’utilizzo della semola di grano duro e uova e un condimento pieno e saporito a base di carne: nel mio caso la farina di semola è stata sostuita da una miscela di grani, tenero e di segale, e il sugo si è trasformato nel racconto di un’estate che sembra non essere mai finita e di un autunno che non ha ancora messo il cappotto.
…la verità è che questa pasta non ha nulla di nuovo da dire, ma se ascolti bene potresti sentirne il suo bel canto.
Buona settimana, Manuela
- farina di segale 70 g
- farina di grano tenero tipo 0 130 g
- uova 2
- sale un pizzico
- polpa di zucca pulita 150 g
- pomodori gialli 4
- scalogno 1
- timo
- noce moscata
- pepe rosa
- sale
- olio extravergine
- Fate una fontana con le farine setacciate e il sale e formate un ampio cratere nel centro. Unite le uova e incorporate la farina dai bordi, lavorate l'impasto finchè tutta la farina si sarà amalgamata.
- Coprite e fate riposare in frigorifero per 30 minuti prima di stendere.
- Tirate la pasta a uno spessore di 3-4 mm, fatela aasciugare qualche minuto, quindi disponetela sulla chitarra e con l'aiuto del mattarello fatela passare attraverso le corde.
- Lasciate asciugare gli spaghetti qualche ora all'aria prima di cuocerli.
- Preparate una brunoise con la polpa di zucca, sbollentate i pomodori, quindi eliminate i semi.
- Fate un soffritto con lo scalogno tritato e il timo, rosolate la zucca, quindi unite la polpa fatta a pezzetti del pomodoro.
- Cuocete qualche minuti, allungando con un mestolo d'acqua di cottura e aggiustate di sale.
- Fate cuocere gli spaghetti, scolate al dente e amalgamate con il sugo. Spolverate di noce moscata e pepe rosa, servite caldi.
7 comments
Ti ho cercata oggi, ti ho aspettata… e ora ti gusto, quasi all’ora in cui potrebbe scattare una spaghettata di mezzanotte! In effetti sarebbe tutto già pronto! 😉
So quanto sia destabilizzante prendere in mano pomodori che sembrano zucche a fine novembre, secondo me anche questo è sintomo della follia e del nonsense di cui è in preda il mondo… quello affettivo, quello della società, quello della natura…
L’autunno, povero, è un po’ confuso come noi, ma tu hai saputo prendere il meglio della situazione, facendo un condimento che unisce due arancioni diversi e genera una bella stretta di mano… e vogliamo parlare del pepe rosa che spunta anche qui?! Mi chiedo… è stata la mia mano a spargerlo da te o sei stata tu ad allungarla fino ad arrivare alla mia confettura? 🙂
ps: non ho mai visto lo strumento meraviglioso che mostri in foto, mi sembra un’arpa, che incanto!
Sì, credpo anch’io, che sia confuso, un po’ come noi, un po’ come l’umanità che ha mantenuto questo nome…io alla fine cerco di metterci qualcosa di buono in tutta questa follia e da qualche parte forse ci riesce sempre di trovarlo quel “buono” 🙂
La chitarra era lì appesa sul muro, in un angolo della cucina,ma è uno strumento timido, non si fa notare 😉 La sua bellezza sta proprio nel suono, quando fai per togliere gli spaghetti, si intona una musica…qualcosa di magico!
Si perdono tante certezze in questi autunni che sembra vadano a braccetto con l’estate e non la lascino andare. Si perdono tante certezze, lì, appese ancora nell’armadio insieme ai cappotti. E di domande da farne ce ne sarebbero tante, se solo si avesse il coraggio delle risposte. Far finta di nulla, a volte, diventa la mia specialità. Ignorare quei pomodorini che vengono fuori, le melanzane che ancora sono da invasare, perché il terreno ancora ne offre. Ignorare questa estate che accenna a non andare via dall’orto e continuare a cercare zucche, a farsi affascinare da quelle foglioline che da verdi virano al giallo, al rosso e al marrone, ad afferrare a due mani le nocciole dal cesto e annusare il profumo delle noci appena sgusciate. Chiudersi in casa, nei pomeriggi piovosi, e perdersi tra cordoncini di pasta, che sono come fogli bianchi su cui scrivere la storia che ci piace di più.
Un abbraccio
Non c’è cattiveria il più delle volte, in quella finta indifferenza…piuttosto si cerca di trovare il modo per tenerne un po’ da parte di tutta questa estate.
Forse dobbiamo avere un po’ di pazienza in più e fermarci più spesso a scrivere storie… 😀
L’autunno più strano che io abbia mai vissuto, ma finalmente il freddo è arrivato, speriamo che almeno l’inverno non sia confuso
Già, speriamo che le nostre parole lo abbiano convinto a restare, almeno per un po’…
All’autunno farei le tue stesse domande, se fossimo soli lui ed io. E magari tirerò fuori anche io la mia chitarra, per trovare conforto in tutto questo smarrimento. Quella vera non l’ho mai saputa suonare, ma quella per la pasta suona da un paio d’anni, da quando l’ho fatta mia in un mercatino abruzzese. E’ un po’ che non l’accordo, credo proprio sia arrivato il momento…
Un abbraccio e buon (fine) settimana, stavolta arrivo tardi 🙂