On air:”For no one- Moran Meisels (Beatles Cover)”
Ogni anno tornavo con le gambe sotto il banco quasi vinta da tutto quel gran correre. Settembre arrivava sempre in anticipo e io avevo ancora nelle guance il colore delle pedalate lungo le stradine che dal paese portavano verso casa.
Mi sentivo più o meno così, assolutamente fuori luogo, con in testa i capelli scomposti di chi sa che la felicità sta da un’altra parte, mentre lasciavo rotolare lo sguardo sui compagni che rivedevo dopo mesi; cercavo spunti di conversazione in quelle ciocche sbiadite dal sole, come se davvero qualcuno potesse scorgere i miei pensieri più belli in tutto quel sale che rimaneva ancora sulle punte.
Mi sono allontanata per un periodo lunghissimo, ho lasciato all’estate tutto il tempo per assestare le sue radici dentro di me.
In questo lungo silenzio, c’è stato molto lavoro dietro le quinte, nulla di cui discutere ora, ma qualcosa che presto o tardi prenderà una sua forma concreta. Mi sono dedicata all’orto- meno di quanto avrei voluto-, alla fotografia – più di quanto avrei immaginato-, alla cucina- in giorni alterni, con pause lunghissime e giornate interminabili- senza un equilibrio vero, come se non ci fosse un filo logico, o un piano preciso.
Fino a qui.
Poi mi sono tuffata.
E quando sono riemersa c’erano dei colori accecanti che era impossibile non raccontare.
Per quanto l’estate avesse perso già il suo portamento matronale, i fianchi erano ancora così morbidi da perderci le ore senza azzardare un fiato. Siamo partiti, direzione Ogliastra, abbiamo seguito le strade strette che da Dorgali puntan dritto alla piccola Santa Maria Navarrese e da lì ci siamo mossi quasi ogni giorno, verso le tonalità più piene del turchese.
Per chi ha la pazienza dell’acqua, il “selvaggio blu” ha più cose da dire di tanti altri luoghi. Alla fine dei sentieri le cale si aprono tra le rocce con un’aria naturale e infinita, paghe di se stesse e della luce che le invade fino a ora tarda.
Il bianco accompagna il rosso della terra battuta, lo accoglie e lo trasporta fino al mare: ogni colore sa perfettamente cosa dirti, ogni volta che giri lo sguardo.
Le ciocche si sono sbiadite anche quest’anno e tutto quello che vorrei è qualcuno con la stessa pazienza dell’acqua, che faccia domande e lasci il tempo necessario per riempire lo spazio di una risposta, che come lei faccia sedimentare piano le parole e sappia rubarmi una risata con la sua freschezza.
Settembre si avvicina silenzioso e porta nel piatto tutto il sapore delle camminate e dei sassi raccolti sul bagnasciuga.
Arrivata a casa, ai sassolini che sembrano confetti ho sostituito i fagioli cannellini, alle pietre basaltiche incontrate sulla strada per Cala Sisine, ho dato la forma degli gnocchi galluresi acquistati sulla via del ritorno. Non a caso questa pasta, tipica della zona della Gallura, ma ormai presente in buona parte del territorio sardo, viene formata unendo la semola di grano duro a una pioggia salata d’acqua bollente. Mare e sole in una ricetta che non ha bisogno di altre spiegazioni!
Da questa settimana il blog riapre ufficialmente i battenti, rimetto le gambe sotto il banco- o sotto il tavolo, se preferite- e magari apparecchio anche per voi, che ne dite?!
Bentornati a tutti, Manuela
- 500 g di chiusoni galluresi
- 500 g di cozze
- 4 pistilli di zafferano
- 100 g di fagioli cannellini secchi
- 1 rametto di rosmarino
- 2 spicchi d'aglio
- 1 cucchiaio di salsa di pomodoro concentrata
- olio extravergine di oliva q.b.
- ½ bicchiere di vino bianco secco
- sale q.b.
- Il giorno prima, mettete in ammollo i legumi. Il giorno seguente, eliminate l'acqua e mettete i fagioli in una casseruola insieme a uno spicchio d'aglio e al rosmarino. Coprite con acqua e fate cuocere finchè i legumi risulteranno teneri, unendo altra acqua se fosse necessario. Aggiustate di sale e spegnete.
- Mettete i pistilli di zafferano in infusione per circa 2 ore in un bicchiere di acqua molto calda.
- Lavate e pulite le cozze: eliminate le barbe e grattate eventuali incrostazioni sulle valve. Mettetele in un tegame basso e ampio insieme al vino, coprite e fate aprire a fuoco vivace. Spegnete e prelevatele dalla loro acqua, che filtrerete e terrete da parte.
- Fate soffriggere 1 spicchio d'aglio e unite le cozze sgusciate (se volete, tenetene qualcuna nel guscio, per decorare a fine cottura), sfumate con qualche cucchiaio della loro acqua e fate cuocere qualche minuto. Unite i fagioli e amalgamate.
- Portate a ebollizione una pentola con abbondate acqua salata: fate cuocere i chiusoni, scolateli ancora molto al dente e fateli saltare in padella unendo lo zafferano, la salsa e acqua di cottura sufficiente a cuocere la pasta. Se necessario, aggiustate di sale e servite.
12 comments
Apparecchia, apparecchia, squisito questo piatto Manuela, come ti dicevo su Instagram faccio anch’io una versione molto simile
Ho letto infatti, Paola!Solo che oggi ero un po’ incasinata e non sono riuscita a rispondere. Come dicevi tu, delicato e goloso!
Un abbraccio e bentornata
Il blog non lo seguo più per mancanza di tempo, ma sono su Fb e Ig
Il turchese è un colore magico ovunque lo si trovi: Sardegna, Grecia, Sicilia, Puglia… ha la capacità di fare del bene allo spirito e di non stancare mai, almeno me 😉
I tuoi chiusoni hanno tutta l’aria di saper riassumere la serenità che le vacanze sanno regalare.
Le foto della Sardegna invece contribuiscono a farci entrare nel mese di settembre ancora un po’ leggere e spensierate.
Un abbraccio cara Manu 🙂
Il turchese ci fa questo effetto da sempre, come se fosse la bolla d’aria che mantiene intatto l’equilibrio.
Ci ritufferemo presto, per ora restiamo attaccate a queste foto e al profumo che trasmettono.
Un abbraccio a te!
Bentornata Manu! Mancavano i tuoi racconti (e le splendide foto e ricette). Buon inizio “anno scolastico”, un abbraccio Dani
Grazie Daniela, bentornata a te!
Buon inizio di tutto quel che sia 😀
Per me l’inizio sarà quando finirà l’inserimento all’asilo della mia bimba, quando avrò qualche ora di fila per infilare anche io le gambe sotto il tavolo e finalmente partire…chè le partenze, tutte, a me hanno sempre messo di buon umore! Un abbraccio!
Gli inizi son sempre emozionanti, lo sarà per la tua bimba e per te!
Vedrai che presto riprenderai fiato 🙂
Un abbraccio
Ti ho letta con un piacere particolare, quello di quando si ritrova qualcuno che è mancato a lungo. Sono contentissima di rivederti qui, bentornata!
P.S: Ma quanta curiosità mi metti ogni volta…ora voglio sapere cosa si muove dietro le quinte!
P.P.S: Ma dici che li posso fare in casa quegli gnocchi galluresi? Hai qualche dritta? Sono bellissimi!
Eccomi qui, passo dal mare toscano a quello sardo, da me a te… un bell’incrocio di blu e di azzurro, con diverse sfumature! La Sardegna mi manca e sono anni che l’ammiro attraverso i tuoi occhi, che sai riportarla a me proprio come la ricordo: con un acqua trasparente e leggera, coste selvagge e sapori decisi, che sanno lasciare il segno… quando ho visto la foto della seadas, ho provato un’epifania come quella delle madeleines! 😀
Mi piace sapere che il relax di queste spiagge sia servito per la ripresa di tutto, che è stata già bella densa e sarà sempre più piena di cose nuove e belle… io ci sarò, a pulire cozze, a raccogliere cannellini come piccoli sassi (amo quel dittico!), a porgerti taglieri e a seguire ogni passo… 🙂
E niente, dal Salento al blu sardo il passo è breve, diviso appena da una manciata di gnocchetti, che in comune hanno tanto sapore. Io che questo tuo piatto lo mangerei senza fiatare e poco importa se ho sviluppato una brutta intolleranza ai fagioli di qualunque tipo e razza, lo mangerei non pensando troppo alle conseguenze.
Bello tutto quel blu, magnifico ogni scatto.