On air:” Non tornerò- Dimartino e Fabrizio Cammarata “
Le canzoni, così come un ingrediente, possono tendere corde che sembravano senza musica, fermare un istante e ricordarci com’eravamo. Non ci sono grazia o sconti di pena, è una commozione piena, a tratti ingestibile, che solo chi conosce il senso di appartenenza a un altro luogo riesce a comprendere e condividere fino in fondo; in un attimo quello che credevi di aver nascosto accuratamente per non sentirne il respiro, riflette la luce e fa male agli occhi.
Per dirla tutta, la prima volta che mi sono ritrovata davanti a un piatto di huevos rancheros mi trovavo a Vilcabamba, in Ecuador, qualcuno la chiamava la valle della longevità e io volevo scoprire quale fosse il segreto di tanta vita. Eduardo, la nostra guida, aveva portato con sè tutto il necessario per prepararli in quel piccolo rifugio nel cuore del Parque del Podocarpus: non appena la luce scendeva dietro la cordigliera, Eduardo illuminava il fornello con qualche mozzicone di candela e qualche lampada a gas per poi trasferire tutto sul vecchio tavolo che riempiva la stanza.
Qualche anno più tardi seduta a un tavolo del Café El Popular a Città del Messico, memore di quelle cene tra stelle, ho ordinato lo stesso piatto per colazione: per me l’America era ancora il Sud, i rumori della foresta, i bambini di Guayaquil; solo più tardi avrei scoperto di aver percorso un sentiero al contrario e avrei dato la giusta origine a questo piatto.
Lo huevos rancheros, è un piatto tipico delle colazioni messicane. In Messico, infatti, la colazione è ricca, completa, il primo pasto della giornata viene consumato a metà mattina e viene considerato alla stregua di un pranzo. La versione originale è molto semplice e prevede uova fritte servite su una tortilla di mais accompagnate da riso e frijoles refritos (fagioli in umido).
La mia ricetta è a metà tra la tradizione e una sua rivisitazione americana, quanto di più simile allo huevos rancheros cucinati da Eduardo per noi, in Ecuador.
Per una preparazione più rapida potete sostituire le tortillas di mais con quelle di farina bianca che si trovano nei supermercati, quello che non può assolutamente mancare sono il coriandolo e la giusta dose di peperoncino, che in Messico generalmente è da medio alto ad anestetizzante. Data la scarsa varietà e la (ovvia) non stagionalità, potete sostituire il peperoncino fresco con quello secco, solo non siate parsimoniosi! Qui trovate anche il link di una mia vecchia ricetta per la preparazione delle quesadillas fatte in casa, con qualche immagine in più utile per capire come stendere le vostre tortillas.
Io ritorno a masticare foglie di coriandolo per combattere la nostalgia, a voi buona settimana!
Manuela
- Per le tortillas:
- farina di mais bianco 4 tazze
- acqua 4 tazze e mezza
- sale
- Per lo huevos rancheros
- 4 uova
- 1 scatola di fagioli neri già ammollati
- mezza scatola di pelati
- semi di cumino
- 1 mazzetto di coriandolo
- 1 o 2 peperoncini
- 1 cipollotto
- 1 spicchio d'aglio
- paprica dolce
- sale
- olio extravergine
- Per guarnire
- 150 g formaggio primo sale
- 1 avocado
- lime
- In un tegame basso, scaldate un filo d'olio, unite il cipollotto tritato e l'aglio (in pezzi o tritato). Fate stufare dolcemente, quindi unite i pelati sgocciolati e fatti in pezzi e dopo qualche minuto anche i fagioli.
- Unite le spezie e il peperoncino tagliato a rondelle. Cuocete per una decina di minuti, mantenendo il sugo molto morbido.
- Preparate la massa per le tortillas: unite il sale alla farina e aggiungete l'acqua, aumentando la quantità se lo ritenete necessario, impastate fino a ottenere una massa ben malleabile. Coprite con della pellicola e lasciate riposare per circa mezz'ora.
- Per la preparazione delle tortillas esistono vari metodi: tramite l'utilizzo di una tortilladora o più semplicemente con un mattarello e due fogli di carta forno o di plastica trasparente (tagliate un sacchetto gelo lungo i lati chiusi).
- Dividete l'impasto in piccole palline della grandezza di un'albicocca, posizionatele sul foglio di carta forno e premetele fino ad appiattirle leggermente, quindi coprite con l'altro foglio e tirate con un mattarello fino a uno spessore di 2-3 mm circa.
- Se preferite utilizzare una tortilladora, l'unico accorgimento da usare è quello di posizionare l'impasto già diviso all'interno dei due fogli di plastica e chiudere la macchina fino a pressare completamente la tortilla.
- Scaldate un altro tegame- meglio se antiaderente-e fate cuocere le tortillas: man mano che sono pronte avvolgetele in un panno affinchè rimangano morbide.
- Formate delle piccole cavità entro cui rompere le uova: cuocete fino ad avere il bianco ben sodo e il tuorlo morbido. Salate e guarnite con coriandolo fresco tritato.
- Servite accompagnando le uova con le tortillas, l'avocado tagliato a fette e il lime.
9 comments
Hai ragione, le canzoni sanno portarci in posti lontani e situazioni e sentimenti che pensavi di aver dimenticato riaffiorano all’improvviso….
Un piatto saporito e ricco, diciamo un modo diverso per gustare le solite uova 🙂 Buona giornata!
A me le canzoni fanno questo scherzo da sempre e da un po’ ci si è messa pure la cucina, insomma, una tragedia 😉
Sì un modo diverso per gustarsi le uova, spero ti piacerà!
Mi hai portata a Vilcabamba con te e confesso che non tornerei indietro, non ancora. Un piatto di huevos ranchero per me è l’apoteosi del gusto, nella sua pienezza totale. Nel tempo ho sviluppato una mia ricetta, che ne combina in verità due: huevos ranchero e shakshouka, una via di mezzo tra le due, con pomodori freschi, peperoni dolcissimi, peperoncino, avocado (ridotto quasi ad un guacamole), fettine di chorizo, tantissimo lime, anche tagliato a fette e semi di coriandolo, che le foglie proprio non riesco a farmele piacere. Come ti dicevo, potessi, le mangerei tutti i giorni pranzo e cena senza stancarmi.
E bellissima la canzone che non conoscevo.
Se potessi, cara Rebeca, ti farei compagnia…Vilcabamba è davvero un luogo magico, degno della sua fama, ho ancora ben impresso il bene di quei giorni.
E ti dirò pure un’altra cosa: proprio mentre preparavo los huevos rancheros, mi è tornata alla mente la shakshouka, scoperta qualche anno fa in una cucina ebraica. Il collegamento mentale tra i due piatti mi è arrivato solo mentre facevo quei piccoli buchi dove cuocere le uova…che stranezza! Sapere che tu hai creato una mexcla delle due ricette non può che farmi sorridere 🙂
Il profumo e il sapore dei ricordi, quelli forti, che sono un po’ come tatuaggi, non passa mai… resta lì, dentro di noi, pronto a tornar fuori quando una nota o un pensiero o una parola lo ri-sveglia… e sai che penso? Che quel tocco piccante e deciso, che magari fa anche strizzare gli occhi, andrebbe mantenuto sempre nella vita… lo so, è impresa ardua e forse persino impossibile, ma la cucina sembra rendere tutto più facile, no? 🙂
Ti abbraccio, come l’avocado fa con l’ovetto.
Certi profumi non possiamo cancellarli, nemmeno se ci concentriamo fino in fondo. Saranno sempre lì, distesi e pronti a coglierci di sorpresa, ma forse è meglio così…perchè perdere certi ricordi ci farebbe ancor più male di quanto non ci ha fatto lasciare quel presente.
Ti abbraccio anch’io!
Vabbè, che dirti, in qualche modo siamo tremendamente in sintonia. Lo vedrai nel mio prossimo post. E pure in quello successivo, salvo cambi di programma 🙂
Belli i tuoi racconti, buono questo piatto, curiose, per me, le tortillas, che finora – ci credi? – non ho mai assaggiato. Però me la cavo bene con le sostituzioni, ho appena impastato le piadine 🙂
Evidentemente la sintonia di questi periodi è fortissima, nel bene e nel male 😉
Secondo me pure le tue piadine ci staranno benissimo…me le sto già immaginando 🙂
[…] forse più adatte delle tortillas a incorniciare una farcitura così, come quelle che ho visto da Manuela la settimana scorsa mentre già scrivevo nella testa questo post. Ho quasi pensato di virare su un […]