Oggi cielo bigio e malinconia galoppante.
La prima canna da pesca me la regalò mio padre, avevo 12 anni. Una canna da pesca fissa, semplice, nulla di straordinario. Ma importante per me che non ne volevo sapere di passare le mie giornate da lucertolona e preferivo friggere me e i miei pensieri sugli scogli, in silenzio.
La seconda doveva essere una chitarra acustica. Il patto prevedeva che ottenessi il massimo dei voti agli esami di licenza media: ovviamente mancai la chitarra per un soffio e, al suo posto, mi vidi regalare una canna telescopica con mulinello. Grande passo avanti per me e i miei pensieri.
Il primo ceviche l’ho pravato anni fa a Trujillo, Perù.
Avevo passato l’intera mattinata a fissare i pescatori di Huanchaco affrontare le onde sui loro fragili “caballitoso de totora”, antiche imbarcazioni preincaiche di totora pressata. Li osservavo dal pontile, lenza alla mano, incantavano. Poi il primo assaggio: ceviche de camarones.
La seconda volta lo mangiai in Messico, sulla lunga spiaggia di Nexpa.
Anche questa volta un’intera giornata a fissare il mare, io e la mia semplice lenza. L’intento era quello di guadagnarsi la cena. Fortunatamente, qualcun altro, che era riuscito meglio di me nell’impresa, usò la cortesia di condividere parte del suo bottino.
Avevo bisogno di esorcizzare tutta questa malinconia e, come sapete, questo è l’unico modo che conosco.
CEVICHE DE PESCADO
Ingredienti (dosi per 2 persone)
Preparazione
Pulite il pesce e tagliatelo in cubi di dimensioni di 1 cm, circa, spremete il lime versatelo sul branzino e lasciate macerare per 4 ore in frigorifero. Intanto, fate una brunoise con tutte le verdure e tritate finemente il coriandolo. Mettete la cipolla a bagno in acqua e un pizzico di sale, se volete smorzare il sapore pungente e renderla più digeribile. Una volta pronto, unite il pesce alle verdure e al coriandolo, un pizzico di sale e un filo d’olio.
Per servire, preparate delle fette sottili di avocado maturo con cui adornare il cebiche e delle tortillas di maìs fritte (tostadas).
2 comments
Il 30 agosto 2012 ero al festival di Venezia, come ogni anno… senza sapere che dopo vari mesi la mia vita sarebbe approdata qui nel virtuale così reale, tra parole, odori, ricordi, incontri preziosi… 🙂
Nel mio secondo di Natale ho intrappolato l’estate dentro l’inverno e in un certo senso, riproponendo questo post oggi, tu hai fatto lo stesso… bizzarre le nostre menti che procedono sugli stessi binari, che corrono al mare e ai tramonti mentre indossiamo sciarpe e maglioni…
Sei speciale, siamo speciali. Mi piace pensarla così.
🙂
Bizzarre sì, ma sincere, che non seguono l’andare delle stagioni,ma il profumo nascosto tra le pagine di un diario.
Ho letto il tuo post da poco,sapevo che mi avrebbe fatta sentire a casa e queste tue parole lo confermano.
Perchè scrivere altrimenti, non credi?
Se non per riportare lo stesso profumo di salsedine e tranquillità in un giorno buio d’inverno?